pROTAGONISTA, SUO MALGRADO, DEL '900

L'ultimo della bomba atomica

L'ultimo della bomba atomica
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Anche l’ultimo membro dell’equipaggio dell’Enola Gay è morto. Theodore Van Kirk si è spento a 93 anni in una casa di riposo in Georgia. È lui che il 6 agosto 1945 sgancio manualmente Little Boy, la bomba atomica, su Hiroshima. Era la prima volta nella storia che un ordigno nucleare veniva usato in combattimento, il secondo venne sganciato due giorni dopo su Nagasaki. Morirono 145mila persone a Hiroshima e 70mila a Nagasaki; i pochi sopravvissuti ne portano ancora oggi le conseguenze. A bordo, quel 6 agosto di quasi 70 anni fa, c’erano 12 aviatori. Van Kirk, conosciuto anche come l’Olandese, all'epoca aveva 24 anni e fino agli ultimi giorni di vita ha sempre difeso il suo gesto sostenendo che il sacrificio della popolazione di Hiroshima prima, e di Nagasaki pochi giorni più tardi, contribuì a mettere fine alla Seconda Guerra Mondiale e ad evitare ulteriore spargimento di sangue. È stato l’unico a non aver mai avuto problemi psicologici dopo quel giorno. Gli altri membri dell’equipaggio per tutta la loro vita hanno dovuto fare i conti con l’idea di una moltitudine di esseri umani spazzati via in un attimo, e di altrettante creature nate deformi o contaminate direttamente dalle radiazioni sprigionate anche negli anni successivi. E lo hanno fatto in case di cura, manicomi o prima di suicidarsi.

Il The Guardian nel 2010 lo intervistò e gli chiese se avesse mai provato rimorsi per quello che aveva fatto e se era preoccupato dalla sorte di tutte quelle migliaia di persone che sarebbero state uccise. Rispose: «Quei pensieri li fai prima.Ti rendevi conto di questo quando stavi bombardando la Francia occupata, l’Africa; lo sapevi che, quando gettavi bombe da un aereo, molte persone a terra sarebbero state colpite gravemente», ma disse anche: «Onestamente credo che l’uso della bomba atomica nel lungo periodo abbia salvato vite umane». Si diceva diffidente verso la guerra perché la sua esperienza ha dimostrato che la guerra non risolve nulla. «Personalmente penso che non ci dovrebbero essere bombe atomiche nel mondo, dovrebbero essere abolite. Ma se qualcuno ne ha una, voglio averne una in più del nemico».

Era accompagnato nella spedizione da Paul Tibbets e dal bombardiere Tom Ferebee. Van Kirk aveva al suo attivo più di 60 missioni di volo, ma fu Hiroshima a renderlo un protagonista della storia del Novecento. L’allora presidente americano Truman, in merito all’operazione su Hiroshima disse: «Con questa bomba noi ora abbiamo raggiunto una gigantesca forza di distruzione, che servirà ad aumentare la crescente potenza delle forze armate. Stiamo ora producendo bombe di questo tipo, e produrremo in seguito bombe anche più potenti». Una missione perfettamente riuscita, come lo stesso Van Kirk la definì, ricordando quel tragico giorno. In anticipo di 15 secondi rispetto alla tabella di marcia, a guidare l’Enola Gay c’era Van Kirk. Pilotò di notte e alle 8.15 del mattino, l’Enola Gay sganciò il più terribile ordigno della storia su una città ancora addormentata. Mentre la bomba precipitava, l’Olandese e i suoi compagni speravano di riuscire a scappare in tempo per mettersi in salvo. Non seppero subito se la bomba fosse esplosa o meno. Credevano che se il piano fosse andato a buon fine l’onda d’urto avrebbe distrutto l’aereo in mille pezzi. Contarono uno per uno i 43 secondi che gli erano stati indicati come quelli servivano perché le bomba toccasse terra. Ma non sentirono nulla. Come gran parte della popolazione che rimase uccisa.

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