CONTRO RAZZISMO E INTOLLERANZA

Il Premio Sacharov a Mukwege "l'uomo che ripara le donne"

Il Premio Sacharov a Mukwege "l'uomo che ripara le donne"
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Si chiama Denis Mukwege e lo chiamano “l’uomo che ripara le donne”. Ha 59 anni, ed è un ginecologo congolese. A lui è stato conferito il Premio Sacharov del Parlamento europeo, una sorta di Nobel per la libertà di pensiero che viene assegnato a persone o organizzazioni che si sono distinte per la lotta per le libertà individuali e i diritti umani.

Muwege è il fondatore del primo ospedale per la cura delle donne che hanno subito violenza o che hanno gravi problemi ginecologici. Terzo di nove figli di un ministro pentecostale, ha studiato medicina in Burundi, per il desiderio di guarire i malati dei quali il padre si prendeva cura attraverso la preghiera. Si specializza in ginecologia in Francia e torna in patria per fondare nel 1998 l’ospedale Panzi, a Bukavu, nella regione del Sud Kivu, estremo est del Paese, una delle più colpite dalle tante, troppe guerre che dal 1885 insanguinano il Congo. L’ultima, quella iniziata nel 1996, ha provocato oltre cinque milioni di morti e un milione di dispersi.

Oggi la guerra in Congo è ufficialmente finita, ma la regione del Kivu è una delle zone dove non si è mai consolidato il processo di pace e dove si sta incancrenendo la pluridecennale crisi politica della Regione dei Grandi laghi. Qui i conflitti armati continuano, così come gli attacchi ai civili, inclusi gli stupri di gruppo.

Il Congo è uno dei paesi più ricchi di risorse naturali di tutto il continente africano e allo stesso tempo uno dei paesi più poveri e sottosviluppati al mondo. In particolare, nel Kivu è concentrata tutta l’enorme ricchezza del sottosuolo. Oltre ai diamanti, qui si estrae il coltan, materiale di primario utilizzo nell’industria informatica – di coltan sono fatti i telefonini e le Playstation – e per il controllo dei giacimenti si scontrano banditi, esercito e gruppi di ribelli. Un’immensa fortuna che stuzzica gli appetiti delle grandi multinazionali, e il legame tra conflitti e sfruttamento delle risorse è stato più volte accertato dall’Onu. Il ricorso allo stupro di massa come strumento di pulizia etnica è prassi comune sia per i soldati governativi sia per le truppe ribelli. Ma il problema, secondo i ricercatori, è diventato un fenomeno sociale diffuso che va oltre il conflitto. Si stima che dal 1996 siano state violentate mezzo milione di donne e il loro numero sembra crescere ogni giorno. La brutalità contro le donne è quasi diventata una drammatica prassi comune.

Secondo un rapporto dell'American Journal of Public Health, durante i conflitti del Congo, venivano violentate 4 donne ogni 5 minuti, nella totale indifferenza della comunità internazionale. Un crimine che ha lasciato un retaggio drammatico: dai contagi da Hiv, all'impossibilità di procreare, oltre alla gogna sociale delle vittime. Un contesto che ha fatto di Mukwege uno dei maggiori esperti mondiali nel “riparare” gli organi interni danneggiati dalle violenze. In questi anni il dottor Mukwege ha assistito oltre 40 mila vittime di violenza sessuale. A Le Monde, nel 2013, Mukwege aveva detto: «Molti uomini credono che lo stupro sia solo un rapporto sessuale non consenziente. Ma non è così. È una distruzione della persona, e nella Repubblica Democratica del Congo va avanti sistematicamente da sedici anni. Sedici anni di demolizione delle donne, sedici anni di disgregazione di una società. E la situazione non fa che peggiorare».

Mukwege ha denunciato gli stupri, e questo gli è costato un numero altissimo di minacce, tanto che lui e la sua famiglia sono costretti a vivere dentro l’ospedale sotto protezione. Per le sue forti prese di posizione è stato costretto a un soggiorno forzato di alcuni mesi in Svezia e Belgio, dopo essere scampato all’ottavo attentato contro la sua vita. Furono le sue pazienti a raccogliere i soldi per pagare il biglietto aereo del ritorno, vendendo ananas e cipolle. Nel 2012 tenne un discorso alle Nazioni Unite, dove ribadì la gravità dell’impunità degli stupri di massa, criticando pubblicamente la Comunità Internazionale e il Governo Congolese. Il suo lavoro e il suo impegno a difesa delle donne gli hanno fruttano numerosi riconoscimenti, e il premio Sacharov va ad aggiungersi a una lunga lista di onorificenze.

Più volte candidato a premio Nobel per la pace, nel 2007 in Francia vinse il Premio Speciale per i diritti umani, e l’anno dopo il Premio Internazionale delle Nazioni Unite per i diritti dell’Uomo. Nel 2009 venne nominato in Nigeria Africano dell’anno. Il governo francese, come anche nel 2013, lo insignì Chavalier de la Légion d’Honneur. Vinse il Premio svedese Olof Palme. Nel 2010 in Svezia ottenne il dottorato honoris causa dalla facoltà di Medicina dell’Università di Umeå e la medaglia Wallenberg all’Università del Michigan, oltre a essere insignito della Van Heuven Goedhart-Award dalla Refugee Foundation olandese. Nel 2011 vinse il premio Re Baldovino in Belgio e il Premio Clinton negli Stati Uniti d’America. Sono del 2013 l’Human Rights First Award e il Right Livelihood Award, oltre al Premio per la prevenzione dei conflitti della Fondazione Chirac, Francia. Poco prima di essere insignito del Premio Sacharov, il 19 ottobre scorso, Denis Mukwege ha vinto il Premio internazionale Primo Levi, che viene conferito a quanti con il proprio impegno morale, spirituale e civile, hanno contribuito alla pace ed alla giustizia per un mondo libero da pregiudizi, razzismo ed intolleranza.

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