Non solo in Liguria c'è un principato Hanno pure fatto un colpo di Stato
Colpo di Stato! E proprio in Italia! No, non vi siete persi la destituzione di Matteo Renzi o l'abolizione del Presidente della Repubblica, bensì gli ultimi sviluppi politici di Seborga, paesino ligure in provincia di Imperia che da oltre mezzo secolo si batte per ufficializzare la propria indipendenza dall'Italia. In attesa della gentile concessione da parte dello Stato, che difficilmente arriverà mai, Seborga si è proclamata principato autonomo, con tanto di sovrano e corte annessa, e la notizia delle ultime ore è che il dominio del principe Marcello I sarebbe stato messo in discussione dal rivale francese Nicolas Mutte, alias Nicolas I, giunto a Seborga per rivendicare il proprio titolo regale approfittando di un viaggio a Dubai di Marcello (all'anagrafe Marcello Menegatto). Sembra di leggere pagine di un manuale di storia medievale o dell'ultimo capitolo de Il Trono di Spade, ma in verità si tratta di vicende attualissime e reali.
La storia di Seborga, anzitutto. Se il nome di Seborga non vi dice proprio alcunché, non c'è nulla di cui meravigliarsi: è un piccolo, anzi minuscolo, Comune ligure di circa 320 abitanti, tanto arroccato sulle colline rivierasche che o si ha un buon motivo per andarci, ed è difficile averlo, oppure si può davvero passare tutta la vita ignorandone l'esistenza. Anzi, ad essere sinceri, Seborga è ben nota anche ad un'altra categoria di persone, ovvero ai funzionari della Repubblica italiana, ai quali fin dagli anni Cinquanta arrivano costanti e pressanti richieste per riconoscere l'esistenza e soprattutto l'indipendenza del principato di Seborga. Una pretesa che tutto sommato non è completamente campata per aria: secondo gli abitanti del paese, infatti, Seborga non è mai stata realmente annessa all'Italia, ma sarebbe stato tutto frutto di un errore avvenuto nel Diciottesimo secolo.
La storiografia racconta che Seborga divenne un municipio indipendente già nel 954, in seguito a una donazione da parte del Conte Guidone di Ventimiglia ai monaci benedettini dell'abbazia di Lerino, e nel 1079 si trasformò addirittura principato. Nel 1729 i monaci vendettero Seborga a Vittorio Amedeo II di Savoia, re del Regno di Sardegna, ed è qui che inizia la querelle: secondo gli indipendentisti, l'atto di vendita non sarebbe mai stato registrato, e comunque si trattava di una cessione alla persona del re, non al Regno di Sardegna, e quindi il Comune faceva parte del patrimonio personale del sovrano e non dei territori sabaudi; una tesi confermata anche dal fatto che in nessun documento storico viene inserita la dicitura “Principe di Seborga” fra i vari titoli dei sovrani del Regno. Si trattava dunque, secondo gli abitanti di Seborga, di un semplice protettorato legato alla persona del re e senza alcun tipo di possesso, che quindi si sarebbe dovuto sciogliere con l'esilio dei Savoia del 1946. In conseguenza di tutto ciò, le annessioni di Seborga al Regno d'Italia nel 1861 e alla Repubblica italiana nel 1946 sarebbero unilaterali e illegittime. Ecco perché, a partire dal 1963, Seborga elegge un proprio Principe e si considera come un soggetto politico indipendente, con tanto di propri Governo, funzionari, moneta (il Luigino), targhe e persino passaporti, che nulla hanno a che fare con la comune pubblica amministrazione italiana.
Marcello I e il colpo di Stato. Fra il 1963 e il 2009, Seborga ha avuto un unico e longevissimo Principe, Giorgio Carbone, anzi Giorgio I, presidente di una cooperativa agricola locale. Con la morte del sovrano, Seborga ha eletto un nuovo reggente, Marcello I appunto, che governa il paese dal 2010. Ma, udite udite, la legittimità del principato di Marcello è stata appena messa in discussione: il francese Nicolas Mutte, approfittando del fatto che il rivale in questo periodo si trovi a Dubai, si è presentato a Seborga autoproclamandosi vero Principe del paese. Non solo parole, ma anche fatti: una nuova Costituzione, l'apertura di un sito internet alternativo del principato tutto in lingua francese, nuovi consoli e funzionari; oltre, naturalmente, a promettere ai cittadini di essere il tanto atteso patriota che porterà finalmente Seborga all'indipendenza.
Ma il paese non sembra voler dar credito all'usurpatore: «Queste persone fanno sul serio. Occorre che reagiate compatti e con decisione e se possibile in fretta», ha detto la principessa Nina, moglie del Principe eletto Marcello I, in attesa dell’arrivo del marito. Sul sito del principato (quello originale) è poi stato pubblicato un comunicato nel quale si sottolinea che «non può esservi Principe di Seborga, dunque, che non sia legittimamente eletto dai seborghini, i quali rifiutano unanimi con convinzione e fermezza tutti coloro che mostrano interesse verso il principato con il solo fine di sfruttare un titolo per perseguire meri interessi personali». A Seborga adesso tutti attendono il ritorno del Principe eletto, che incontrerà i Consiglieri della Corona e i Priori per prendere le iniziative più opportune. Una vicenda da seguire con attenzione, perché chissà che nei manuali di storia dei prossimi secoli non troverà il proprio legittimo spazio.