Officine Schwartz, la band orobica che fa musica come in una fabbrica

Può una fabbrica divenire palcoscenico e i suoi operai musicisti? O forse sono proprio i musicisti che possono calarsi nel contesto di una sbuffante linea industriale dai suoni metallici, martellanti, che riescono anche ad essere addolciti da melodie più soavi? Il movimento musicale definito “industrial”, nato come genere sperimentale verso la fine degli anni Settanta, si era preposto, partendo da un'elettronica irriverente e sfociante nel punk, di rompere gli schemi della musica commerciale, autodeterminandosi e portando al pubblico tematiche scomode, ma certamente calate nella più oscura attualità. Le sue diverse declinazioni – alcune più cibernetiche, altre più romantiche, altre ancora decisamente rock – hanno dato vita nel corso degli anni a formazioni d'interesse internazionale quali gli Einstürzende Neubauten, i Clock DVA e i Test Dept, questi ultimi particolarmente legati all'utilizzo di macchinari e metalli di riciclo industriale a cui dare una seconda vita in ambito musicale.
Anche Bergamo ha avuto il suo gruppo d'oro dell'era industriale, fin dagli anni Ottanta: parliamo delle Officine Schwartz, partorite da Osvaldo Arioldi nel 1983 con l'ideale di racchiudere in un'esperienza fortemente culturale importanti principi socio-politici. A poco più di trent'anni dalla nascita del gruppo, abbiamo parlato proprio con il suo fondatore per approfondire tale fenomeno, non del tutto noto agli abitanti della bergamasca.
Parla l'ideatore. «Le Officine Schwartz sono partite da un'obiezione alle tendenze musicali giovanili che stavano per essere assorbite come consumo di massa, una ricerca di una forma oltre il concerto. Il carattere multimediale esprimeva bene la nevrosi in crescendo dei "tempi moderni". La scelta di una strumentazione alternativa, impiegando rumore e strumenti ricavati da vari materiali metallici, è stata una conseguenza: come scrivere parole sensate con un alfabeto nuovo». Per Osvaldo e i musicisti che lo hanno accompagnato nei vari cambiamenti di formazione si è trattato quindi di iniziare qualcosa di nuovo per allontanarsi dalla mercificazione della musica, puntando a un'originalità e ad un taglio che sarebbero rimasti nella storia non solo locale, ma anche nazionale ed estera.
«La musica delle Officine», come spiega il maestro, «ha sempre avuto il ruolo di colonna sonora: di un evento, di una ricerca, del mondo che ci circonda. La curiosità ci ha sempre spinto ad affrontare nuovi stili e sonorità: dalle macchine in funzione, al Canto Gregoriano, passando attraverso i Futuristi e la musica tradizionale». La musica colta ha incontrato nel quadro della siderurgia quella “empirica”, basata sulle sperimentazioni sonore e contenutistiche, che non sono terminate nemmeno ora che il trentatreesimo compleanno si è allontanato.
Il nuovo concerto e il disco rinnovato. «Sono stati tutti momenti di profonda ricerca, in parallelo con stati di emotività propri dell’epoca, unitamente alle persone con cui collaboravo», prosegue Osvaldo. «Ora abbiamo avviato un nuovo concerto utilizzando gli strumenti analogici, amplificatori e riprese in 8 mm del primissimo periodo (autunno 1983) insieme ai cordofoni (strumenti artigianali a corde, realizzati a mano) ideati negli anni Novanta. Il tutto funziona alla grande!». Ed è sempre recente l'uscita di Colonna Sonora di Remanium Dentaurum Cr Co Mo rimasterizzata, estesa e videodocumentata in tiratura limitata tramite l'etichetta italo-svizzera Luce Sia, intenzionata a ristampare l'intero catalogo dei lavori firmati dalle Officine Schwartz.
All'interno di questa versione è disponibile anche il film Da qui alla ruggine, ideato da Arioldi in collaborazione con Lab80 e mostrato per la prima volta al pubblico in occasione del trentennale del gruppo all'Auditorium di Piazza della Libertà di Bergamo. «Abbiamo aperto gli archivi e incontrato alcuni testimoni e amici che si sono prestati al gioco della memoria e alla vivace provocazione artistica. Il film si compone attraverso frammenti che raccontano un flusso musicale nato negli anni Ottanta, che percorre un trentennio con felice ostinazione! Attualmente proponiamo Transistor, il nuovo concerto, e la proiezione del film nella stessa serata. I riscontri sono favorevoli: Auditorium di Bergamo strapieno, Torino Museo d’Arti Applicate, Savona Festival di Musica ed Arte Inconsueta ... Sto lavorando per presentare il nostro operato anche a Bergamo, alla ex ENEL di via Daste e Spalenga la primavera prossima».




Nell'ultima versione di Colonna Sonora di Remanium Dentaurum Cr Co Mo, inoltre, figura una nuova concezione del brano Fräulein: «Il carattere del pezzo e le capacità della Tanzerin portarono questa storia della seconda guerra mondiale a un’estetica decadente, con riferimenti alla Marlene Dietrich de L’Angelo Azzurro e a Charlotte Rampling ne Il portiere di notte. Per quanto riguarda la new version, ho accettato una proposta arrivatami dalla Luce Sia, alla quale ho dato carta bianca per una nuova versione, e ha fatto tutto Mr. Moreno Padoan, che opera nella stessa etichetta. Alberto Valtellina di Lab80 ha creato un montaggio, ed ecco un nuovo fantastico videoclip, nel quale io non ho fatto proprio niente!», commenta con ironia Osvaldo.
E Bergamo? Domanda d'obbligo: il ruolo della città di Bergamo è stato cruciale per questo movimento culturale? «Bergamo è stata basilare per l’inizio della proposta, il Corte Sconta ci fece un contratto per sei date: una ogni due mesi! Poi fummo accolti all’Helter Skelter c/o CSA Leoncavallo di Milano, negli anni Novanta furono tantissime le date in Emilia e poi in tutt’Italia, con tappe anche in Francia. L’influenza della Civiltà Industriale invece, è ovunque».
Se da un lato Osvaldo continua il suo lavoro di sperimentazione con le Officine Schwartz, dall'altro egli stesso ammette che le sue “gioie d'ascolto” vanno dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, «per il resto mi sembra sempre di sentire copie di sonorità già avvenute. In ogni caso la musica subisce l’effetto dell’onda: ogni tot di tempo gli stili e le mode tornano in auge». Proprio per quest'ultima frase viene spontaneo invitare i nostri lettori, specialmente quelli più giovani, a seguire il consiglio di Osvaldo Arioldi e recuperare il materiale della formazione industriale bergamasca per eccellenza: «L’ascolto di sonorità inconsuete dona elasticità e quindi benessere al cervello. Un vantaggio...».