Padre Noris, è morto un santo Uomo di fede sposato con l’Africa

«Io dico che è morto un Santo. Gli mancava solo la canonizzazione perché ha fatto del bene sempre, era davvero un uomo buono». A Giovanni Santini, residente di Sforzatica, trema la voce mentre ricorda Italo Noris, padre saviniano originario di Dalmine ma da oltre 50 anni missionario in Africa. Nonostante i suoi 82 anni e una salute ormai precaria, padre Noris lo scorso 25 agosto, terminata la sua visita annuale in Italia, ha ripreso l’aereo per tornare in Congo. L’11 settembre è spirato a causa di una meningite, dopo due giorni di coma.
Giovanni conosceva padre Noris da una vita: «Era un amico di mio padre – racconta –, poi, quando lui è morto trent’anni fa, padre Italo ha continuato a frequentare la mia famiglia, ci veniva a trovare ogni volta che tornava in Italia ed era sempre una grande festa. Ci trovavamo con tutti i fratelli a casa della mamma, facevamo una cena in suo onore e ascoltavamo i suoi racconti, guardavamo insieme le diapositive delle missioni e consegnavamo il denaro che eravamo riusciti a raccogliere durante l’anno tra i parenti e gli amici». Padre Italo, in mezzo secolo di Africa, ha visto in faccia l’orrore, lo ha provato più volte sulla sua pelle, ma era sempre sorridente: «Ciò che colpiva maggiormente della sua persona era la serenità che lo accompagnava. Era un uomo felice, tranquillo, fiducioso e molto attivo. Non aveva paura di nulla perché diceva che a lui pensava la Provvidenza. Non si preoccupava mai più di tanto di ciò che faceva perché era convinto che Dio lo accompagnasse sempre».








Padre Noris non ha perso il sorriso nemmeno davanti alle botte, alle umiliazioni, alla prigionia. I gruppi ribelli lo hanno incarcerato una decina di volte, in un paio di occasioni è riuscito a scappare e a mettersi in salvo: «Una volta, per farlo fuggire, i suoi amici della missione hanno dato fuoco alla prigione», racconta Santini. Il missionario bergamasco ha visto la morte in faccia diverse...