Paolo Fontana, il guru delle api
Potremmo definirlo il guru delle api, per gli studi approfonditi, le scoperte e, soprattutto, l’approccio fattivo a un problema che potrebbe mettere in gioco l’esistenza stessa dell’umanità sul pianeta Terra. Il problema (di non poco conto) è il rischio estinzione delle api e il guru è Paolo Fontana, naturalista ed entomologo di fama internazionale, ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach di Trento.
Sarà a Bergamo venerdì 20 aprile alle 20.30 per una conferenza nell’aula magna dell’Istituto Agrario Mario Rigoni Stern, in via Borgo Palazzo, 128. A presentarlo sarà Gabriele Rinaldi, direttore dell’Orto Botanico di Bergamo e a seguirne racconto e provocazioni saranno soprattutto i soci dell’Associazione Produttori Apistici della Provincia di Bergamo che organizzano l’incontro. Paolo Fontana è, innanzitutto, un apicoltore ed è presidente di World Biodiversity Association. Nel corso della sua attività di entomologo ha preso parte a numerose spedizioni di ricerca, anche nei paesi tropicali, ed è autore di decine di pubblicazioni scientifiche su temi di faunistica, ecologia, etologia, sistematica zoologica e bioacustica degli insetti. Negli ultimi anni ha intrapreso studi sempre più approfonditi sul mondo dell’apicoltura, con particolare riguardo alla gestione naturale dell’ape mellifera e all’uso delle api quale indicatore naturale di qualità ambientale. Ne è scaturito un libro, pubblicato a fine 2017, dal titolo Il piacere delle api (edito da WBA Project) che sarà al centro dell’incontro in città.
«L’idea – sottolinea Alberto Parolini, giovane presidente di Api Bergamo – è andare al di là del semplice aggiornamento tecnico per quanti si dedicano all’apicoltura, privilegiando un approfondimento che è innanzitutto etico. La sostenibilità non dev’essere una pura e semplice filosofia “di propaganda”, ma un valore forte pronto a muovere i comportamenti di ciascuno, nel quotidiano ed anche nell’apicoltura da reddito». In oltre seicento pagine (suddivise in quattro corposi capitoli), il libro di Fontana racconta di biologia ed etologia dell’ape mellifera, finendo per rappresentare un mondo fatto di sinergie ed interazioni utile anche alla socialità umana. «Le api sono insieme e non individui. Fuori dalla comunità non possono vivere», scriveva Mario Rigoni Stern, cui è dedicato (per pura piacevole coincidenza) l’Istituto Agrario che ospita la serata.
Il piacere dell’apicoltura sostenibile promosso da Paolo Fontana fa riferimento all’uso delle cosiddette arnie top bar, dette anche arnie africane, per l’iniziale utilizzo in Kenya. Caratteristiche e forma si avvicinano il più possibile a quelle della natura, facendo sì che lo sviluppo dell’alveare non sia di carattere strettamente quantitativo o speculativo. L’uso delle arnie top bar fa infatti riferimento di norma ad apicoltura di tipo familiare. Volendo forzare un poco il paragone, potremmo dire che si tratta di un allevamento di galline a terra e non di galline in batteria. Questo tipo di arnia rende facilmente controllabili le varie famiglie, consentendo di evitare il diffondersi di malattie come l’acaro varroa.
«Quando le api devono costruire un favo ex novo – scrive Fontana nel suo libro – possono farlo con varie modalità progettuali e cioè delineando da subito un favo unico oppure partendo a costruire singoli favetti che poi saranno fra loro saldati. Ma, mentre la costruzione del favo a partire dal foglio cereo è un lavoro individuale, anche se svolto da molte api le une vicine alle altre, quando invece costruiscono alla loro maniera, le api agiscono in gruppo, con una coordinazione ed una organizzazione del lavoro davvero stupefacenti». La lezione di Fontana non è dunque per soli iniziati, per quei poetici uomini mascherati che si dilettano fra api regine, miele, pappa reale ed alveari. Le api sono davvero a rischio estinzione, con rischi catastrofici per la vita del pianeta Terra. Si calcola che sia a rischio nei prossimi anni addirittura il 75 per cento della produzione agricola mondiale destinata all’alimentazione. È tempo di mettersi all’opera, come del resto (e da sempre) fanno le api.