Una passione per il volo

Il prof che vola in mongolfiera

Il prof che vola in mongolfiera
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I fratelli Montgolfier sarebbero lieti di sapere che la loro invenzione, a distanza di oltre due secoli, continua a far parlare di sé. Nel ventunesimo secolo, il pallone gigante che al tempo dell’ Ancien Régime spiccò il volo sotto lo sguardo esterrefatto di re Luigi XVI e di Maria Antonietta, suscita ancora grande interesse. Volare in mongolfiera resta un’attività praticata in tutto il mondo che non sembra estinguersi, anzi: si vola in Canada, in Giappone, in Australia, in tutta Europa e perfino nella Bergamasca. Sì, perché qui, precisamente a Osio Sopra, risiede Paolo Rossi, unico pilota sul territorio bergamasco e bresciano, che dal 2013 armeggia tra le nuvole con la sua mongolfiera.

Rossi ha 38 anni e di mestiere fa il professore di religione. Il volo è sempre stato la sua passione, ma dopo aver visto "Up", il film di animazione della Disney, l'idea di vedere il mondo dall'alto su una mongolfiera lo ha letteralmente conquistato. «Cercavo un viaggio diverso dall’aereo dove tutto è organizzato, accomodante e pianificato, desideravo un’esperienza differente. Un giorno ho visto volare una mongolfiera e ho deciso di provarci. Mi sono iscritto alla scuola di volo Milano Mongolfiere, ho conseguito la licenza di volo, e infine, dopo aver acquistato una mongolfiera da un pilota della Royal Air Force ho intrapreso la mia attività». Oggi il professor Rossi è uno dei venti piloti di mongolfiere attivi in Italia, l’unico tra Brescia e Bergamo. 

atterraggio
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La mongolfiera è un aeromobile "semplice", costituita da un bruciatore, un involucro e una cesta di vimini intrecciati. Il bruciatore scalda l’aria all’interno dell’involucro, il cosiddetto pallone, trasformando in fiamma il gas propano (GPL), contenuto in stato liquido nelle bombole. L'erogazione del gas al bruciatore e quindi le fiammate sono regolate dal pilota mediante appositi rubinetti e determinano la spinta e la velocità della mongolfiera che si aggira intorno ai cinque - sei, massimo dieci chilometri l'ora. Pilotarla però non è affatto un gioco e richiede anche una buona preparazione fisica: solo la vela pesa 100 chili e, con cesto e bombole, si tratta di portare in alto circa 400 chili, fronteggiando i capricci del vento.

Il volo in mongolfiera è tuttavia un’esperienza sicura. «Bisogna essere cauti ovvio - dice Rossi -, ma con le dovute accortezze i margini di rischio sono molto bassi. Si vola tutto l’anno, il decollo è previsto all’alba oppure al pomeriggio due ore prima del tramonto sempre che le condizioni metereologiche siano favorevoli. In caso di forte vento o pioggia i voli vengono sospesi. Esiste un protocollo di sicurezza molto rigido da rispettare e non tutti posso avventurarsi in un volo: le donne in gravidanza, i bambini al di sotto di un metro d’altezza e le persone sopra i 110 chili per esempio devono rinunciare».

volo vincolato a Fiobbio
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Grazie alla certificazione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), Rossi e la moglie Mariangela da un paio d'anni hanno aperto a tutti gli effetti una piccola compagnia aerea, la "Iseo Mongolfiere" e avviato diverse attività sul territorio bergamasco e bresciano. Da un lato si sono impegnati in dimostrazioni pubbliche nelle manifestazioni, nelle fiere e negli oratori, con i voli vincolati, cioè ancorati a terra; dall’altro hanno proseguito con le attività di volo libero accogliendo le richieste più varie: dalle richieste delle agenzie turistiche o delle cantine di Francia Corta a quelle private per festeggiare le nozze e altre occasioni speciali. Si sorvolano i boschi, i campi, le case, gli scenari sono davvero meravigliosi e molto spesso si atterra in luoghi inaspettati. Le sorprese e gli incontri non mancano mai.

Qual è stato il volo più bello? Per Rossi è una risposta difficile: «Forse il primo, forse tutti perché ogni volo per me è unico», dice. «Non c’è mai un volo uguale all’altro, il bello della mongolfiera è proprio questo. Puoi stabilire il punto di partenza ma non puoi stabilire con certezza dove atterrerai, è il vento che detta la direzione. C’è qualcosa di filosofico in questo».

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