«Racconto un sentimento puro come l’amore»

Parlando di cinema con Luca Ferri (lo aspetta il Festival di Venezia)

Parlando di cinema con Luca Ferri (lo aspetta il Festival di Venezia)
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Giovani cineasti bergamaschi crescono: è notizia di questi giorni che il regista orobico Luca Ferri parteciperà al prossimo Festival di Venezia (nella sezione "Orizzonti") con il suo nuovo cortometraggio, dal titolo Colombi. Ma questo film è solo l’ultimo episodio di un percorso artistico intenso, che negli ultimi cinque anni ha visto la realizzazione di una decina di lavori. Lo scorso autunno Ferri aveva partecipato al Torino Film Festival con l’interessante mediometraggio Una società di servizi; il suo primo lungometraggio di finzione Abacuc, uscito in sala nel 2015, era stato presentato anch’esso al Torino Film Festival e al Festival de Mar del Plata. Ma in generale i suoi film vantano diverse partecipazioni a prestigiosi festival nazionali e internazionali. Per citarne solo alcuni: la 48esima Mostra del Nuovo Cinema (Pesaro), Cinemazero (Trento), Avvistamenti (Bisceglie), Sorsi Corti (Palermo), il Festival Internacional de Cine de Mar del Plata, il Kasseler Dokfest, il DokumentART, l’Antimatter Media Art Canada, il festival Experimenta e il Bandits-mages.

 

 

Il nuovo film. Ferri torna protagonista in questo 2016 con un nuovo film e un’altra prestigiosa partecipazione. Anche questa volta, il soggetto è particolarmente interessante: «Una coppia d’innamorati trascorre insieme un secolo di vita mentre le mode, gli oggetti e i film si susseguono in una lenta ed inesorabile discesa verso il raccapriccio. La loro ossessione per i pomelli ottagonali delle caffettiere e per il design anonimo li accompagnerà lungo il passare delle decadi. Invecchiando e perdendo lentamente le forze, ma mai la lucidità, preferiranno escludere il mondo, oscurando e sigillando le persiane della loro abitazione e rinchiudendosi in loro stessi, sfogliando vecchie enciclopedie di animali estinti». Una lettura non banale della vita e della caducità delle cose, una meditazione sul tempo: «Colombi è una riflessione sul secolo appena trascorso e sulla precisa volontà di due persone di non adattarsi ai cambiamenti che la società impone – ha spiegato il regista –. Raccontando un sentimento puro come l’amore, il film ci introduce in un universo intimo fatto di piccoli gesti e scelte radicali, in cui l’isolamento resta l’unica possibilità di sopravvivenza». Il film, come tutti gli altri del cineasta, è distribuito da Lab 80. Per comprendere meglio la figura e la poetica di questo notevole artista bergamasco, abbiamo voluto incontrarlo per conoscerlo meglio.

 

regista luca ferri

 

Luca, ci può racconta qualcosa di lei e della sua vita che esuli dal cinema: chi è Luca Ferri come persona? Dove nasce e cresce, quali esperienze lo segnano maggiormente?

Sono nato a Bergamo ma da 6 anni ho deciso di vivere a Olera, un piccolo borgo appartato alle pendici del Canto Alto. Non ho studiato cinema, sono un autodidatta. I miei interessi principali sono la letteratura, l’architettura e il teatro di marionette. Al cinema ci sono arrivato successivamente alla mia attività di scrittura. Probabilmente perché è un linguaggio capace di comprendere queste tre passioni.

Come è nata invece la passione per il cinema? Ha imparato di più guardando film o studiando per conto suo?

Non vedo molti film, non cerco mai di abusare della visione. Preferisco mantenere sempre aperto l’interesse verso altre discipline linguistiche. Ho imparato molto dai film di Tati e avuto la fortuna di conoscere personalmente due grandi maestri: Augusto Tretti e Franco Piavoli.

Quali sono i registi che porta nel cuore? Quali sono i suoi film preferiti e perché proprio quelli?

La storia del cinema italiano resta ancora per me il luogo di maggiore interesse. Oltre ai soliti nomi noti, abbiamo avuto una grande quantità di autori eccezionali, ancora poco conosciuti e non pervenuti anche alla maggior parte delle persone interessate al cinematografo. In tutto questo groviglio di dimenticanze e omissioni delittuose, a mio avviso esiste una sola realtà capace di approfondire con metodo e disciplina lo studio di questo tesoro sommerso. Si tratta di un festival che ogni anno si svolge nella città di Trieste “I mille occhi”, rigorosa iniziativa diretta da Sergio Germani. In questi anni abbiamo avuto la possibilità di approfondire e scoprire autori imprescindibili come Valerio Zurlini, Raffaele Andreassi, Vittorio Cottafavi, Raffaello Matarazzo e tanti altri.

Veniamo alla sua attività creativa: come ha fatto a inserirsi, quali strade ha percorso per crearsi un proprio spazio?

Ho cercato di pensare solo al lavoro, con grande dedizione e sacrificio. Ho accuratamente evitato appuntamenti mondani e altre inutili perdite di tempo concentrandomi esclusivamente sulla mia ricerca. In tutto questo percorso ho avuto una importante collaborazione con il compositore Dario Agazzi, senza il quale il mio cinema sarebbe stato molto più povero di quello che invece poi è stato. Il primo festival importante a cui ho partecipato è stato Pesaro nel 2012, poi sono venute via via crescendo altre selezioni sia in italia (Torino 3 volte), e Mar de Plata per il mio primo lungometraggio Abacuc. Ora anche a livello internazionale abbiamo avuto importanti riconoscimenti e questo, spero, ci aiuterà per i prossimi lavori.

 

 

È difficile trovare le risorse per fare un film? Come si lavora con Lab 80?

In Italia è molto difficile fare cinema, ma per mia natura ho sempre considerato il limite un’opportunità. Un cinema povero è obbligato a cercare nuove forme e nuovi attriti se vuole esistere. In tutto questo la carenza di risorse è stata una benedizione. Con Lab 80 mi sono sempre trovato bene. Mi hanno sempre aiutato e supportato nonostante il mio cinema non sia dei più concilianti.

È soddisfatto della distribuzione dei suoi film? Quanto spazio riesce ad avere nelle sale?

Abacuc è riuscito ad uscire in poche sale ma è comunque riuscito a trovare un suo spazio. Questo è da considerarsi un successo visto che stiamo parlando di un lavoro non facile.

Per chi volesse recuperare le sue opere, c’è un modo per averle?

Non permetto che i miei lavori siano visibili in rete liberamente. Ad oggi l’unico lavoro disponibile resta Abacuc sulla piattaforma di Film Tv.

Quali sono i film a cui è più legato?

Ecce ubu e Curzio e Marzio - Opera picaresca in due atti di Dario Agazzi cinematografata da Luca Ferri, perché sono strutturalmente perfetti. Annullano la forma racconto in modo sprezzante e ironico.

Vedendo il trailer, Colombi sembra molto criptico; ritiene che il suo sia un cinema “difficile”?

Il mio cinema non esclude nessuno ma chiede in modo non democratico allo spettatore di esserci.

Un sogno per il futuro?

Portare a termine il mio nuovo lungometraggio entro la fine del 2019.

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