Idee controcorrente (ma logiche) sul razzismo e sugli immigrati
Ho aspettato, pensato, riflettuto a lungo. Poi non ce l'ho fatta. La questione è delicata, lo so bene. Ma l'assenza di logica rende sempre tutto limaccioso, umbratile, nebbioso e sterile. La violenza resta tale sempre, lo spettacolo stesso che offre il violento fa orrore: e solo per questo ogni forma di aggressione va rigettata dal sistema e perseguita dalla legge.
Ma in tanto bailamme di questi giorni, una domanda sorge spontanea: per quale motivo le tante vittime delle rapine, degli stupri, degli scippi per strada che spesso esitano in tragedia sembrano semplicemente incappate in “cose che capitano”, assai ben lungi dall'essere “santificate” così come nel caso del povero nigeriano, usato prontamente come grimaldello politico? Forse mi sbaglio ma la percezione di essere di fronte a una discriminazione delle vittime e del tipo di violenza, a seconda della tipologia e della provenienza geografica rimane forte. A Dacca sono morti nove italiani, solo per fare un esempio tra i tanti, solo per citare un fatto recente. Presenze istituzionali, zero. Succede il fatto, comunque esecrabile che vede coinvolto il nigeriano, ed è un collettivo stracciarsi di vesti, un gridare alto dagli scranni della politica all'italiano razzista.
Io non credo che gli italiani con tutti i problemi di sopravvivenza che hanno, con le tasse ormai oltre i livelli della rapina di Stato, con famiglie formate da figli senza lavoro e senza speranza abbiano la testa per occuparsi di essere o meno qualcosa del genere. In fondo la parola razzismo di per sé è vuota. Non significa niente. È solo un espediente sbrigativo inventato dal sociale per dividere in fazioni. In bianchi e neri, guelfi e ghibellini, juventini e milanisti. Mentre a contare davvero sono le persone e il loro valore. A prescindere dalle etichette, dal colore della pelle, dalla provenienza geografica. Ma invece a quanto pare, secondo le neo suggestioni che puntano a determinare opinioni e morale, il solo fatto di essere “immigrato” dovrebbe contenere una specie di plus valore, un salvacondotto valido e spendibile in tutti i sensi e direzioni. Uno sprone verso un razzismo al contrario.
Per quella che è la mia esperienza basata sull'osservazione di una lunga vita posso affermare che tutti i processi migratori non sono stati mai portatori del “meglio” in termini qualitativi, ma di classi problematiche della società afflitte da tutti i loro mali. In ogni caso non sono solo i “disperati” a lasciare il proprio Paese, ma più spesso gli avventurieri o quelli che a tutti i costi e con qualsiasi mezzo, anche quello dell'assistenzialismo, sperano di sbarcare il lunario. Questo è capitato, lo dico da meridionale, anche nel corso dei flussi del dopo guerra: al Nord è arrivata la rappresentanza meno “nobile” del Sud, proprio quelli che specie i “gattopardeschi” siciliani, non so o meno se sbagliando, evitavano.
Il nuovo, colossale, flusso di migranti è molto diverso: è evidentemente solo un fenomeno voluto e studiato a tavolino. Niente a che vedere con il graduale inserimento degli immigrati in Francia provenienti dalle colonie magrebine e metabolizzato in un lunghissimo arco di tempo. No, qui dall'oggi al domani tutto è stato ribaltato. Fatto fuori Gheddafi, come da lui stesso preconizzato, è stata l'ira di Dio. Tutto secondo copione, tutto ben congegnato, tutto deciso da strategie politiche sovranazionali. E in giro intanto un gran silenzio: il caldo, gli Europei, le vacanze alle porte e la promessa di qualche “pacco di pasta” immergono l'assopito popolo italiano nel letargo.
Certo muovono a pietà i barconi stracolmi di derelitti che spesso ci lasciano la pelle. Poveri illusi, sono stati ingannati nel modo più bieco con miraggi di chissà quali “paradisi” in terra. Poi si dice che tanti scappano dalle guerre in atto. Magari ci riuscissero! Purtroppo la verità, per fortuna dimenticata dai più, è che dalle guerre non si scappa perché vige la legge marziale del coprifuoco e se ci provi ti sparano addosso. Tanto meno si scappa con cinque o seimila euro in tasca da dare ai trafficanti.
Lo so: quello che scrivo è politicamente scorretto, fuori moda e controcorrente. Ma io lo sono sempre stato per natura altrimenti avrei da tempo fruito dei “pacchi di pasta” che nella mia vita ho invece voluto scegliere e pagare di tasca mia. Cercando quando penso di non rifugiarmi né nella politica, né in sistemi di convenienza, né in formulette precotte. Ma solo usando la logica, la mille volte benedetta, dimenticata e smarrita logica.