Tutto merito di un'idea

Perché Andy Warhol è l’artista più potente di tutto il Novecento

Perché Andy Warhol è l’artista più potente di tutto il Novecento
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A febbraio è stato pubblicato in America, in versione e-book, un interessante libro, intitolato Stargazer: The life, world and films of Andy Warhol, scritto da Stephen Koch e teso a indagare la mente, le opere e i fatti di un uomo che ha ridisegnato i confini dell’arte. Il lavoro e la personalità di Warhol cambiarono totalmente la cultura visiva americana, per sempre, facendo di lui qualcosa in più di un semplice artista, bensì una superstar internazionale. Koch, nel libro, ripercorre la sua ascesa alla fama, il suo forte legame con la New York più squallida e sessualmente ossessionata. L’autore presta particolare attenzione a un lato del lavoro di Warhol che, fino ad oggi, è stato poco esplorato e considerato: la cinematografia. Ma il libro, in realtà, spiega semplicemente perché Warhol è indiscutibilmente l’artista di maggior successo del XX secolo.

 

 

La forza di un’idea. Molto spesso chi parla di Warhol lo descrive come un uomo mite, ma con la mente costantemente in viaggio. Non si sa dove, verso quale meta, ma sempre in movimento, fino a quando un’idea non gli occupava totalmente ogni pensiero. Per molti era un vulcano di idee. Koch, in realtà, smentisce questa figura di Warhol: era sì geniale, era sì un uomo straordinariamente talentuoso, ma in realtà la sua intera vita, soprattutto artistica, è ruotata attorno ad un’unica e singola idea. Originale, innovativa, rivoluzionaria, ma unica. E nelle sue mani quell’idea è diventata tremendamente interessante per il mondo intero. Warhol ha giocato tutta la vita con quell’idea, plasmandola in modi diversi, dandole centinaia di volti. Quell’idea, quel concetto, consisteva in una visione profonda e coinvolgente, un qualcosa che Koch rinomina semplicemente “visual power”, ovvero potenza visiva. Per Warhol ciò che contava erano le immagini e, soprattutto, la loro potenza sulle menti delle persone.

Il punto di svolta. Koch spiega che secondo lui quest’idea ha “illuminato” Warhol quando, più o meno, aveva 30 anni, quando l’America era entrata in quel decennio (gli Anni ’60) di trepidazioni, cambiamenti e rivoluzioni che prese avvio con la presidenza Kennedy. Fino ad allora, Warhol era stato semplicemente un artista commerciale di Manhattan. Il suo compito era rendere le cose interessanti, più belle. Nel 1960, Warhol era già 10 anni che faceva questo ogni giorno ed era uno dei più bravi a farlo. Ma fu in quel momento che capì che la potenza visiva poteva cambiare tutto. Fu allora che nella sua mente si innestò quell’idea, prese forma, divenne concreta. E la sua vita cambiò radicalmente: quell’idea ha fatto di Andy Warhol non solo un artista apprezzato, ma l’artista più potente del XX secolo.

 

 

La potenza visiva. Della “visual power” è più complicato parlarne che comprenderla. Basta guardare un’opera di Warhol per intuire cosa si intende per potenza visiva. The Gold Marilyn (1962) o la Disaster Series creata nel biennio 1963-1964 (opere quali Five Deaths Eleven Times in Orange, Suicide, Purple Jumping Man o Saturday Disaster): basta osservare queste opere per capire. Ci inchiodano sul posto, ci prendono e ci tengono lì. Le opere di Warhol si riconoscono subito, hanno un impatto visivo che nessun altro artista è mai riuscito ad ottenere. Il primo sguardo su di esse è di un’immediatezza assolutamente sorprendente. Solo il tempo ha saputo limare questa potenza visiva, rendendola meno prorompente. Nessuno era abituato a osservare il bellissimo volto di Marilyn Monroe con quella sincera immediatezza, resa ancora più evidente dall’abilità di Warhol nell’uso e nel gioco dei colori. Solo cambiando sfumature era in grado di suscitare centinaia di sensazioni diverse. Con la morte di Warhol, poi, questa immediatezza è stata edulcorata dalla storia, dall’inesorabile scorrere del tempo.

La riscoperta. Koch scrive che nel 1989, durante una retrospettiva su Warhol tenutasi al Museum of Modern Art, si ritrovò a riflettere davanti alle sue opere. Era stupefatto dal modo in cui erano riuscite a resistere, anzi, a ergersi con autorità a capolavori nonostante la morte dell’uomo che le aveva create e anche, va detto, vendute come tali. Non solo erano belle, ma erano anche belle in maniera diversa rispetto a qualche tempo prima. Il fatto è che ora erano diventate vera arte. La genialità di chi le aveva create le aveva totalmente abbandonate, lasciando spazio solo alla loro singola forza. Era rimasta solo la loro potenza visiva, fortissima. Koch spiega che, abitualmente, quando si guarda un’immagine servono tra i 5 e i 15 secondi perché la mente identifichi ciò che si sta osservando. Nel caso di Warhol, invece, il tempo di identificazione è praticamente inesistente: capiamo immediatamente, sempre, subito. Il gioco di influenzare gli osservatori con le proprie opere, che Warhol aveva deciso di giocare per gran parte della sua vita, si era trasformato in intrinseco potere artistico.

 

 

È o non è arte? Poco prima che Warhol morisse, molti critici avevano iniziato a domandarsi se il suo lavoro potesse essere unanimemente riconosciuto come arte oppure no. Una risposta, in realtà, non è mai arrivata. Per molti Warhol resta uno dei più grandi pubblicitari di ogni tempo, e in parte non hanno certamente torto. Per altri, invece, solo un’artista poteva dare vita a opere con quella forza. Per altri ancora, Warhol non fu altro che un’intellettuale sui generis, anzi, uno degli intellettuali più influenti del secolo scorso. Ogni volta che nell’arte si tocca il tasto su Andy Warhol, si finisce per discutere delle basi dell’arte. E, probabilmente, è proprio per questo che, secondo Koch, la risposta alla domanda non può essere che una: sì, le opere di Warhol sono arte. Anzi, le opere di Warhol sono arte a livelli altissimi. Hanno una potenza visiva senza precedenti, per certi versi parlano a chi le guarda. La discussione attorno alle opere di Warhol segue le discussioni attorno ai più centrali temi dell’arte nel XX secolo. Spesso si allontanano, questi due filoni, ma alla fine finiscono sempre per incontrarsi. È per questo che le opere di Warhol sono arte; è per questo che Andy Warhol è un artista. E non un artista qualunque, ma il più potente artista del XX secolo.

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