Per i 140 anni di attività

Perché il Cotonificio Albini ha scelto Elisa Sednaoui come testimonial

Perché il Cotonificio Albini ha scelto Elisa Sednaoui come testimonial
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La bella, il buono e l'eccellenza, ha riassunto il Corriere della Sera Bergamo. Nulla da aggiungere. È difficile riassumere meglio il progetto che unisce la meravigliosa top model Elisa Sednaoui (la bella, appunto), la sua fondazione (il buono) e il Cotonificio Albini di Albino (l'eccellenza). Il 7 settembre, infatti, la modella piemontese dal Dna italo-egiziano è stata il volto della nuova collezione del Gruppo Albini in quel di Milano Unica, la fiera internazionale del tessile in corso a Rho Fiera fino all'8 settembre. Ma non si tratta soltanto di una mossa di marketing, come ha spiegato al Corriere Stefano Albini, cfo del Gruppo che proprio quest'anno compie 140 anni di vita: «Abbiamo colto l’occasione per sostenere la fondazione di Elisa, la Elisa Sednaoui Foundation, a sostegno di progetti che promuovono lo sviluppo personale ed educativo di bambini e ragazzi con programmi creativi». L'inizio di un viaggio che unisce l'imprenditoria alla beneficenza dunque, e che vede in Milano soltanto la prima tappa. Il binomio Sednaoui-Albini, infatti, continuerà a Parigi, dove dal 13 al 15 settembre si svolgerà un'altra importantissima fiera del settore tessile, la Première Vision.

 

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Un'azienda solida. Beneficenza, certo, ma soprattutto imprenditoria. A parlare per il Cotonificio Albini, infatti, sono soprattutto i numeri, quelli di un'azienda sana nonostante la terribile crisi che ha colpito un settore industriale che, fino a qualche anno fa, rappresentava una delle principali ricchezze della Bergamasca. Dopo aver chiuso il bilancio d'esercizio 2015 con ricavi per 148,5 milioni di euro, in crescita sul 2014 del 2%, Stefano Albini prevede un 2016 in linea con l'anno passato, e dunque positivo. Merito dell'ultimo triennio nel quale il Gruppo ha compiuto massicci investimenti per oltre 30 milioni di euro. E al Corriere il responsabile finanziario spiega che il 2016 non sarà diverso: «Su questo fronte nel 2016 gli investimenti programmati riguardano la riorganizzazione della divisione filati per il controllo diretto del cento per cento della filiera». I mercati di riferimento del Gruppo restano l'Italia (il 30%), la Germania, la Francia, la Spagna e gli Usa, ma le buone notizie arrivano da Cina, Giappone, Corea e Paesi dell'Est, tornati a crescere dopo un periodo veramente buio.

 

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[La famiglia Albini. Da sinistra: Andrea, Stefano, Fabio e Silvio]

 

Il futuro firmato Albini. Numeri e dati importanti che non stupiscono. Stiamo pur sempre parlando del più grande produttore italiano di tessuti per camicie. La storia, iniziata nel 1876 sulle sponde del Serio, da sola non può bastare però. E così, oramai da anni, il Cotonificio Albini guarda al futuro attraverso diverse strade. Su tutte l'export, che rappresenta il 70% dei ricavi del gruppo (senza considerare che il Gruppo vende a marchi della moda e del lusso che a loro volta vendono in tutto il mondo, e che quindi la percentuale è in realtà molto più alta), ma anche quella della sostenibilità, come ha spiegato il patron Silvio Albini a Il Sole 24 Ore: «Per noi è prioritaria, in senso ambientale e sociale, da molti anni. Ma mi sono reso conto di quanto sia centrale per i Millennials, i consumatori del futuro. Sono stato alla Parsons di New York, una delle più importanti scuole di moda americane, dove abbiamo portato una piccola mostra sulla storia e sul futuro del lino. La maggior parte delle domande degli studenti sono state proprio sulla sostenibilità». Ma il gruppo bergamasco è già all'avanguardia in questo campo: nel 2015, grazie agli investimenti degli anni passati, sono state risparmiate 2.300 tonnellata equivalente di petrolio, 8 milioni di kWh elettrici, 6mila tonnellate di CO2 e 1,3 milioni di metri cubi di metano. E ora, grazie a Elisa Sednaoui, Albini tenta un passo ulteriore.

Elisa Sednaoui Photocall - 72nd Venice Film Festival
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Rome Film Festival
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Chi è Elisa Sednaoui. Sebbene non dichiarato, la sensazione è che attraverso la scelta di un nome così di spicco come testimonial, il Cotonificio Albini desideri farsi conoscere anche al grande pubblico e non più soltanto agli esperti del settore. E la scelta della top model di madre italiana e padre egiziano per rappresentare la nuova collezione è certamente corretta,in tal senso. Il suo curriculum parla da sé: dopo aver mosso i primi passi nel mondo della moda da giovanissima (a meno di 20 anni posa per H&M e Victoria's Secret), a 21 anni debutta sulle passerelle newyorkesi con Dolce & Gabbana, per poi diventare, nello stesso anno (2008), testimonial di Moschino. Successivamente viene scelta per le campagne pubblicitarie di Emilio Pucci e Diane von Fürstenberg e finisce sulle copertine di diverse importanti riviste di moda, su tutte Vogue Germania. Nel 2011 è una delle modelle del Calendario Pirelli, fotografata da Karl Lagerfeld, esperienza che ripete nel 2013. Negli anni ha poi affiancato alla carriera da modella anche quella di attrice, recitando in diversi film. Nel 2015 è stata madrina del Festival del Cinema di Venezia e testimonial del nuovo profumo di Missoni. Nel 2013 ha inoltre inaugurato il progetto pilota della sua fondazione benefica a Luxor, città egiziana nella quale ha vissuto fino ai 7 anni, che ora opera anche in Piemonte, a Bra. Non una scelta casuale, dunque, quella del Cotonificio Albini, come ha spiegato il patron del Gruppo: «Suo padre è egiziano, la madre italiana: questo è il primo punto d’incontro, perché il gruppo Albini è fortemente legato al territorio bergamasco, ma allo stesso tempo ha investito da molti anni nei campi di cotone in Egitto, creando le migliori condizioni di sostenibilità ambientale e sociale (a Borg El Arab il gruppo ha due dei suoi sette insediamenti produttivi, ndr). Poi c'è l'affinità di Elisa con il mondo della moda, di cui anche noi siamo un tassello. Infine abbiamo colto l'occasione per sostenere la fondazione di Elisa». La bella, il buono e l'eccellenza, appunto.

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