Perché Sant'Antonio è così popolare

Il 13 giugno è il giorno suo. Il giorno del Santo per antonomasia: Antonio. Il 13, non a caso: un numero che grazie a lui è diventato il numero fortunato per eccellenza. Tradizione vuole che, anziché le consuete novene, per preparare la festa del Santo ci sia la tredicina. La convinzione popolare è che Antonio per ogni giorno conceda una grazia. C’è anche una preghiera scritta ad hoc da recitare ogni mattina e prevede 13 invocazioni. Tra le grazie di minor conto che il Santo concede c’è anche quella di far ritrovare gli oggetti smarriti, una peculiarità che era ben nota anche a Eugenio Montale, come ricorda una sua poesia.
La Basilica di Sant'Antonio a Padova
Il 13 è il giorno della sua morte avvenuta a Padova, anzi a Camposampiero. Era invece nato nel 1195 a Lisbona con un nome tutto diverso, Fernando de Bulhoes. Abitava nel quartiere signorile di Alfama. Ma se lo godette poco, perché già giovanissimo si fece frate francescano e iniziò a girare il mondo allora noto, Africa compresa: ed è per questo che è diventato anche patrono dei viaggiatori. Non visse molto (36 anni), ma abbastanza per conquistare simpatia, fama e devozione in tutta Europa. Tanto che la sua canonizzazione fu fulminea: venne proclamato santo, perché lo era «per evidenza», appena 11 mesi dopo la sua morte.
Oggi per Padova e Lisbona è giorno di grandi feste. In Portogallo, per tradizione, il 13 giugno ci si sposa, anche con riti collettivi, perché Antonio porta fortuna e quindi fa durare a lungo gli amori. A Padova in Basilica è un susseguirsi di messe e di visite alla tomba del Santo. Alle 17 c’è la celebrazione solenne, trasmessa anche in streaming sul sito del santuario. Prima della messa la tradizionale processione che conserva la fisionomia di un tempo grazie al lavoro dell’Arciconfraternita che continua a produrre con successo gli stendardi da esporre ai balconi. Ci si è aggiornati e i quindi i drappi sono realizzati in tessuto sintetico resistente al sole e alla pioggia. Ma l’immagine è quella di sempre: un elegante sfondo damascato di tonalità rossa, con sant’Antonio che tiene in braccio Gesù bambino, il libro e il giglio.
La tomba di Sant'Antonio a Padova
Ma per capire la popolarità di Antonio bisogna leggere la preghiera che lo riguarda, una delle più recitate al mondo: Si quaeris miracula. Si tratta di un responsorio latino in onore di sant’Antonio, specialmente per invocare il ritrovamento degli oggetti smarriti (resque perditas). Era stato composto da fra Giuliano da Spira nel 1233. «Se cerchi i miracoli, ecco messi in fuga la morte, l’errore, le calamità e il demonio; ecco gli ammalati divenir sani», recitano i primi versi. E poi la preghiera si chiude così: «S’allontanano i pericoli, scompaiono le necessità: lo attesti chi ha sperimentato la protezione del Santo di Padova».
Il verbo “trovare” è perciò il verbo di Antonio. Vale anche (e soprattutto) per le persone che si sono perdute, e che grazie a lui riescono a ritrovare se stesse. Trovare gli oggetti, trovare la strada, trovare la grazia: Antonio è l’antidoto ad ogni smarrimento. Per questo oggi è il più invocato.