Ma quale morsa del gelo: in inverno ha sempre fatto freddo

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Arriva un po’ di caldo: allarme siccità. Piove: bomba d’acqua. Comincia a fare un pochino di freddo: siamo nella morsa del gelo. Ma come ci siamo ridotti, a che genere di modo di pensare ci stanno abituando, quale mentalità assurda stanno cercando di costruire? E perché, per quale ragione davvero plausibile? Io credo che lo sradicamento totale del "vecchio" buon senso, ottimo sestante anche delle classi meno acculturate, abbia come conseguenza questa deriva verso l’esagerazione, verso l’urlato e il truccato pesantemente, alla stregua di una delle tante icone dell’immaginario femminile catodico che per l’appunto sanno di dover caricare il trucco per "bucare lo schermo".

Ma chi sono allora questi strateghi del pensiero iperbolico, del metodo "imbonitore da piazza"? Ebbene siamo un po’ tutti noi, i confezionatori di notizie, i comunicatori mediatici trasformati in strilloni di strada perché un certo marketing becero ha fatto credere che così facendo si attirano frotte incalcolabili di lettori, che tutti i voyeur del catastrofico, dell’allarmistico possano esserne attratti come le api dal miele. Vero fino a un certo punto perché il miele che  viene offerto finisce per essere di una qualità talmente scadente da essere sputato con disgusto perché assume il sapore stucchevole e finto tipico del più taroccato dei prodotti. Eppure finché esisterà anche uno solo tra gli utenti della notizia che mostrerà attrazione per il trash iperbolico non credo ci sia troppo rimedio: noi, loro... loro, noi come il pingpong di un gioco linguistico di irresistibile ironia alla Achille Campanile.

Ma ora torniamo a concentrarci sul tempo atmosferico e le sue previsioni, fenomeno che attrae in maniera incredibile tanto i fruitori di oggetti multimediali con download di applicazioni sempre più sofisticate quanto la categoria classica dei lettori della carta stampata . E allora i grandi erogatori di servizi meteo lanciano il loro asso chiamando per nome, nomi mitologici e leggendari, gli effetti delle variazioni climatiche sulle nostre teste. Minosse, Cleopatra, Cerbero... E tanto per cambiare attingono a piene mani da vecchi e forse ormai superati "database" importati da oltre oceano e li fanno diventare attuale moda italica. In fondo non dobbiamo dimenticare l’antica "sindrome della cameriera" di cui storicamente è affetta l’Italia nei confronti dell’America: ciò che è in voga da noi sono solo i vestiti smessi di quella nostra "generosissima", ideale "stella polare".

In questi giorni sta facendo un po’ di freddo: si chiama inverno. Né più, né meno. In inverno, si avvertano i più giovani che stanno rischiando di formarsi una coscienza pazzesca e stravolta, fa normalmente freddo. È così e basta ed è giusto che sia così e soprattutto non si possono "cercare responsabilità", altra mania socio politica dei nostri protocollati tempi in cui arrendersi alla fatalità sembra segno di ottuso oscurantismo. Gli incidenti esistono e si chiamano in questo modo proprio perché "incidono" cioè tagliano il corso piano degli eventi.

Cade un po’ di neve e si prevede da giorni il finimondo, avremo magari un po’ di temperature in calo anche molto rigide, ma dov’è il problema... Ben coperti, al caldo, ottimo cibo e un buona grappa. Che bellezza! Ma vedete, io vengo da un mondo che ne ha viste molte e di tutti i colori e non si pretendeva che fosse un mondo pettinato e pulito fino all’impossibile asetticità come si pretende di immaginarlo adesso, oltre i limiti dell’illusione. Era un mondo in cui, a proposito, l’alternarsi delle stagioni era preso per buono, come cosa normale. Non adontandosi con la natura che non intende piegarsi alla volontà di noi umani, così bravi e superiori, così addomesticatori di tutto. E con questo andazzo, l’umanità va smarrendo valori e intelligenza: ogni giorno di più. Caso mai dovrebbe essere questo un motivo di preoccupazione.

Sento sempre più spesso gente indignata contro il mutare del tempo, i suoi capricci: il vento, la pioggia, il caldo, la neve. Non occorre essere saggi tibetani per sapere che il segreto della vita, del suo equilibrio e della sua armonia risiede proprio in questo miracolo metamorfico della natura, così diverso dal trucco da imbroglioni con cui la si vuole raccontare. La natura ci è maestra e noi siamo spesso troppo asini, troppo stupidi per ascoltarla. In silenzio.

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