Quando la stezzanese Silvia Lamera fu arrestata dall'esercito israeliano...
A poche settimane dalla morte, suo padre ha ritrovato un scritto dello scorso febbraio in cui racconta la sua esperienza in Palestina nel 1994
di Laura Ceresoli
Anche dopo la sua dipartita, avvenuta il 23 ottobre scorso all’età di 61 anni, Silvia Lamera di Stezzano continua a lasciare un’eredità preziosa. E non si tratta solo dei fondi che ha donato alle donne in difficoltà e ad altre persone bisognose.
Questa volta il papà Antonio ha rinvenuto un suo scritto che risale allo scorso 20 febbraio in cui la figlia ci restituisce un vivido spaccato della sua avventura in Palestina nell'ultima settimana di dicembre del 1994. Una testimonianza che, a quasi trent’anni di distanza, continua a risuonare con forza, soprattutto alla luce dei recenti e tragici sviluppi nella regione mediorientale.
«Di quella avventura non aveva mai voluto parlare - dichiara il padre -. Ora questo ritrovamento mi giunge come una lettera dall'aldilà in cui finalmente ho scoperto i dettagli di com'era stata imprigionata dall'esercito israeliano e come venne liberata con l'intervento della Farnesina».
Silvia decide di partire a poco più di un anno dalla firma degli accordi di Oslo con il gruppo milanese “Salam, ragazzi dell’Olivo”, un' organizzazione che si occupa di affidi a distanza tra bambini palestinesi e persone italiane che intendono supportarli sia in modo economico che umano.
«Partiamo da Milano Linate con un volo dell’Alitalia e poi, fatto scalo ad Atene, arriviamo a Tel Aviv con un aereo della flotta greca, L’Olympia”, in modo da non volare con la compagnia di bandiera israeliana, la El Al - scrive Silvia -. Atterriamo a Tel Aviv la sera e, a bordo di un piccolo autobus, arriviamo a Gerusalemme, sul monte degli Ulivi”. Il modesto albergo è gestito da palestinesi che raramente vedono stranieri europei».
Quella missione, che si snoda tra Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme, è (...)