Quattro promesse del rap italiano

Anche per l’hip hop italiano l’inizio del nuovo anno segna il momento di nuove puntate di roulette. In molti nel settore, tra estimatori e trend setter, si sono avventurati nel pericoloso territorio delle scommesse, sbilanciandosi nel segnalare gli artisti da tenere nel mirino, che siano cantanti ancora quasi del tutto sconosciuti oppure musicisti che hanno da tempo fatto il loro debutto, ma ancora si muovono fuori dai circuiti commerciali.
Un inizio nel segno del lutto. Non si può dire che l’hip hop sia un genere per cui questo 2016 sia iniziato nel migliore dei modi: mentre migliaia di giovani nelle piazze di tutta la penisola intonavano il countdown per salutare la mezzanotte sui beat di famosi rapper, da Caparezza al Piotta, la community piangeva la perdita di David Berardi dei Cor Veleno, in arte Primo Brown. Tra coloro che lo hanno compianto accoratamente sui social troviamo Fabri Fibra, Guè Pequeno, Emis Killa e tanti altri esponenti della scena mainstream che, con centinaia di migliaia di visualizzazioni su Youtube e schiere compatte di fan su Facebook, hanno cavalcato le classifiche di questo 2015. I loro pezzi affollano tutte le stazioni radio e non possono che essere noti anche alle orecchie dei digiuni di rap. Ma con l’inizio di un nuovo anno, se un occhio volge al passato l’altro guarda al futuro. In nome di uno spettacolo che deve sempre andare avanti, veniamo a coloro che sono stati eletti da qualcuno come i predestinati di questo 2016.
1) Claver Gold
Daycol Orsini, in arte Claver Gold, nasce ad Ascoli Piceno nel 1986. Diviene noto al pubblico nel 2014 con l’album Mr. Nessuno, un titolo che vuole manifestare in modo esplicito il suo rifiuto di una certa scena rap che tradisce gli ideali hip hop, una volta espressione di una cultura popolare che finalmente dava libero sfogo alla rabbia, oggi spesso veicolo di messaggi impoveriti dalle logiche commerciali che preferiscono i palati facili. Nel novembre del 2015 esce Melograno, l’album prodotto dalla Glory Hold Records, con cui questo giovane artista continua a proporre testi passionali, pregni di immagini e significati. I suoi beat ricordano quelli della vecchia scuola, cui Orsini si ispira, soprattutto nelle figure di gruppi di fine millennio.
2) E-green
Nicholas Fantini, aka E-green, produce con una campagna di crowfunding da 69mila euro il suo secondo album ufficiale, Beats & Hate, guadagnandosi così un posto nelle classifiche dei migliori dischi realizzati nel 2015. Considerato ancora oggi uno dei capi dell’hardcore, le sue strofe lunghe e serrate sono rappate su beat potenti. Non si propone di trasmettere messaggi collettivi e ben poco del suo rap lascia spazio alla riflessione. I suoi testi capitalizzano piuttosto l’aggressività e il desiderio di rivalsa che derivano da una vita trascorsa in prossimità delle strade dell’hinterland milanese. Sebbene la base dei suoi fan vada aumentando esponenzialmente, E-green è ancora rappresentante incorrotto della scena underground. Lo stesso, qualcuno inizia a domandarsi se si manterrà alla larga della music industry o se invece verrà inghiottito dal circuito delle major discografiche.
3) Chiky Realeza
Si tratta di un giovane italo-cileno nato negli nel 1989, quando il rap italiano era dominato dal fenomeno delle posse, cioè quei movimenti musicali alternativi nati in seno ai centri sociali, di cui oggi si possono ricordare nomi come i 99 posse o Neffa & i messaggeri della dopa. Cresciuto nelle periferie di Ostia, Chiky Realeza sembra un guerrigliero latino che, con voce ruvida, reppa strofe rabbiose in una lingua meticcia che mescola italiano e spagnolo. I temi trattati sono quelli comuni al genere: l’umiltà e l’orgoglio della strada, la diffidenza, la denuncia del potere, la droga. Eppure, l’impeto con cui vengono trasmessi fa di Chiky Realeza un artista insolitamente espressionista. Non ha ancora realizzato un album, ma solo due mixtape, vale a dire due album non ufficiali: Un urlo nel silenzio e Mr. Nobody, collage musicali dove le basi sono realizzate per lo più da ragazzi del territorio, a testimonianza del fermento che caratterizza quella porzione della penisola
4) Soulcè & Teddy Nuvolari
Questo duo di artisti siciliani offre una musica raffinata e altamente sensoriale, che nasce dalla contaminazione di hip hop, jazz, teatro canzone ed elettronica. I testi cantautoriali di Soulcè sfuggono ai cliché e alla superficialità e nei video - è da notarsi - sono anche oggetto della sua recitazione, essendo Soulcè anche attore teatrale e televisivo, col nome di Giovanni Arezzo. I brani rappresentano narrazioni quasi poetiche che si dispiegano sulle basi di Nuvolari, un artista che predilige la composizione strumentale alla tecnica standard del campionamento (cioè la manipolazione di frammenti di altri brani). Loro ultimo lavoro è l’EP Fuori, uscito nel febbraio dello scorso anno.