Se qualcuno regalasse dei fiori a un ubriacone
Diego Raggi, il fratello di David morto l’altra sera a Terni per aver incrociato lo sguardo con un marocchino ubriaco, ha regalato un mazzo di fiori ad alcuni immigrati presenti in chiesa. Poi, rivolgendosi alla gente, ha chiesto: «Adesso ditemi, quanto odio razziale c'è ancora nei vostri cuori?». Speriamo che almeno per qualche giorno ce ne sia poco o niente, anche se i giornali dicono che la famiglia dell'ucciso continua a ricevere, assieme a messaggi di apprezzamento, insulti e minacce per aver chiesto di non fare dell'uccisione del figlio l’innesco di un’incendio in cui possa perire altra gente. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha encomiato il comportamento dei Raggi, telefonando personalmente ai genitori.
David si è comportato proprio come ‘na stèla, per dirla in lombardo. Sapendo di morire - «all’ospedale non ci arrivo», avrebbe detto ai suoi soccorritori - ha voluto usare le sue ultime parole per un saluto alla famiglia. Era in pace con sé. I suoi si sono dimostrati all’altezza del figlio, magari proprio per essere all’origine del suo comportamento. I fiori del fratello dicono: non ce l’abbiamo con voi immigrati. Vogliamo solo giustizia: non mi importa la nazionalità dell’assassino - ha ripetuto in tv - mi importa solo che paghi perché mi ha portato via mio fratello. Probabilmente è giusto.
Però, oltre che anagraficamente marocchino e giuridicamente assassino Amine Aasoul detto Aziz (forse un’eco della strage di Erba) era anche ubriaco e - pare - sotto effetto di qualche robaccia. Dicono sia uscito dal locale dopo una rissa provocata dal fatto che il gestore si era rifiutato di dargli da bere. Dopo di che, secondo radiogalileo.it - una radio locale - sarebbe uscito tenendo in mano il collo rotto di una bottiglia col quale ha colpito, purtroppo alla giugulare, la prima persona che si è trovato di fronte. Davide, appunto.
Dalla ricostruzione dell’accaduto - come sempre, da qualsiasi storia - resta fuori la possibilità che tutto avrebbe potuto svolgersi in un altro modo, magari senza spargimento di sangue. Se qualcuno del bar, accortosi della condizione di Aziz, si fosse offerto di prendere lui da bere, per poi passare il bicchiere (o anche più bicchieri) all’altro, invece della rissa poteva succedere che quel poveretto si mettesse a piangere (è successo altre volte) e accettasse di esser portato a casa di qualcuno, o in qualche struttura medica.
Non si può esserne certi. Però è vero - è già capitato - che quando a qualcuno si consente di arrivare all’estremo della condizione che sta attraversando, di solito se ne ottiene la resa, se non la conversione. Quello che mancava ad Aziz non era, come lui pensava, l’ennesimo bicchiere. Mancava uno che bucasse l’inimicizia del mondo e gli si facesse incontro, come forse ha fatto per un istante - riporta qualche cronaca - l’amico che ha ucciso fraintendendone le intenzioni.
Sarebbe bello se, in una prossima occasione, qualcuno regalasse dei fiori a un ubriacone, a un drogato, a un disperato qualsiasi.