Una scomparsa che è ancora un mistero

La vita di Sebastiano pare un libro Storia dell'italiano ucciso a Londra

La vita di Sebastiano pare un libro Storia dell'italiano ucciso a Londra
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A Sebastiano Magnanini piaceva viaggiare e vivere avventure. Anche se spesso lo portavano a infrangere la legge. Quando aveva vent’anni era finito in carcere per avere rubato un’opera d’arte nella sua città natale, Venezia. A Londra era un falegname, per Prince era il tecnico che aveva montato il suo palco: proprio così. Poi Magnanini si era trasferito in Cambogia, dove faceva la guida turistica, prima di fare ritorno in Inghilterra. Magnanini si reinventava a seconda delle circostanze. I suoi amici dicevano che aveva vissuto più di un’esistenza, in 46 anni. Sapevano che era un uomo tormentato, non era contento quando stava fermo troppo a lungo in un solo posto. Sapevano che aveva cominciato a fare uso di droghe e che voleva tornare pulito, rimettere le cose sul binario giusto.

 

Magnanini

 

Il furto «fantozziano». Era il 1993, quando Magnanini e un paio di amici rubarono un dipinto del Tiepolo, L’Educazione della Vergine, che allora valeva circa 2 miliardi di lire, dalla chiesa di Santa Maria della Fava. Gli investigatori italiani definirono i tre ladri «tragicomici»; si parlò persino di «furto fantozziano». Due dei rapinatori avevano tentato di staccare la tela usando una taglierina, ma lo strumento risultò non essere adatto allo scopo. Si erano rivolti al terzo complice in cerca di aiuto, ma questi si era dapprima rifiutato di collaborare, sostenendo che rubare in una chiesa non «portava bene». Poi però aveva ceduto e aveva dato una mano. A un certo punto si erano stancati, erano usciti dalla chiesa e erano andati a bere una birra, in un bar vicino. Confortati dalla pausa, erano rientrati in chiesa e, verso l’alba del 14 dicembre 1993, erano finalmente riusciti a staccare il dipinto. Non senza fumare prima uno spinello e rischiare di bruciare tutto rovesciando a terra i ceri accesi per illuminare l’ambiente. Sono scappati, ma nel frattempo la tela si era srotolata e si sono perciò fermati per legarla con le stringhe delle scarpe. I tre, alla fine, hanno avuto paura e hanno lasciato la preziosa refurtiva in un casolare abbandonato, in campagna. Il giudice che ha condannato Sebastiano a 18 mesi di galera non aveva escluso una sua connessione con la mafia.

 

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La risalita. Oggi nessuno degli amici inglesi e cambogiani crede che Sebastiano sia stato realmente assoldato dalla mafia. Magnanini parlava fluentemente inglese, spagnolo e persino khmer, oltre all’italiano, e lavorava con serietà nei templi di Siem Reap e Phnom Penh. «Godeva di un’ottima reputazione. Penso onestamente che sia stato la migliore guida», ha dichiato Benjamin Kremer, proprietario di un’agenzia di viaggi tedesca e vicino di Magnanini a Siem Reap. «Aveva un’intera libreria piena di libri sui templi e li studiava, ne sapeva un sacco. Potevi fargli qualsiasi domanda sulla storia dei templi e lui ti sapeva rispondere. Era l’unica cosa a cui si dedicasse al 100 percento». Magnanini aveva stretto amicizia anche con la discendente dell’artista inglese John Constabile, Sasha Constable, sua vicina di casa in Cambogia: «Sebastiano aveva un’incredibile amore per la vita. Era un’anima tormentata, ma aveva un cuore grandissimo. Nonostante molte persone vengano qui per le droghe, per lui era invece un modo per allontanarsene». Magnanini era riuscito a costruirsi un gruppo numeroso di amici che gli volevano bene, aveva un buon lavoro, suonava nel tempo libero. Sembrava che la sua vita si stesse finalmente ricostruendo e che il vecchio ladro di quadri avesse trovato la pace.

 

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Il mistero sulla scomparsa. A Sebastiano piaceva anche fare il carpentiere a Londra. Nel febbraio 2014 aveva persino assemblato lo stage di Prince, per un concerto di tre notti consecutive al Koko di Camden. Un anno dopo, nel 2015, aveva progettato un altro viaggio. Nell’estate, dopo il ritorno a Londra dalla Cambogia, voleva incominciare un corso di giornalismo e poi partire per l’India, a novembre. Il 3 agosto aveva scritto a un amico, chiedendogli se conoscesse un alloggio disponibile per la sua ragazza, una casa che fosse comoda per i suoi studi. Poi, il 21 settembre, Sebastiano è scomparso e il 24 settembre è stato trovato nel Regent’s Canal, tra la stazione di King’s Cross e Caledonian Road. Il suo cadavere era legato a un carrello della spesa. Per la sua morte, la polizia inglese ha fermato tre uomini, Michael Walsh, 41, Paul Williams, 61, e Daniel Hastie, 22 anni, accusati di avere occultato il cadavere. Non è ancora chiaro, invece, chi abbia ucciso l’italiano.

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