I 750 anni del Sommo Poeta

Sì, ma com'era questo Dante? Normale, un po' perso nei pensieri

Sì, ma com'era questo Dante? Normale, un po' perso nei pensieri
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Continua il nostro viaggio alla scoperta di Dante, in occasione dei 750 anni dalla sua nascita. Il Sommo Poeta raccontato con colta leggerezza da uno dei maggiori esperti, Alberto Brasioli. Dopo il colpo di fulmine con Bice (Beatrice), ecco la seconda tappa. 

 

Sì, ma com’era Dante, come si comportava nei suoi giorni comuni? Normale. Normalissimo. Racconta il Boccaccio che in casa e fuori, in privato e nei pubblici uffici «mirabilemente fu ordinato e composto, e in tutti più che alcuno altro cortese e civile». Normale. Una persona squisita. Civile come pochi.

E cosa mangiava e beveva? Quel che mangiavano e bevevano tutti. Regolare, tanto nel mettersi a tavola «all’ore ordinate» quanto nel non «trapassare il segno della necessità»: non era uno che si abbuffasse. «Né alcuna curiosità ebbe mai più in uno [cibo] che in uno altro: li dilicati lodava, e il più si pasceva di grossi». Insomma, se gli presentavano qualcosa di raffinato faceva capire di esser contento, ma in genere preferiva i cibi “grossi”, ossia che non richiedessero speciali preparazioni. E non aveva preferenze particolari. Non tollerava infatti «coloro, li quali gran parte del loro studio pongono e in avere le cose elette e quelle fare con somma diligenzia apparare». I maniaci dei prodotti introvabili e quelli che «se non lo ha preparato uno chef allora non lo mangio» non rientravano fra le sue simpatie (che se avesse avuto la televisione d’oggi c’è da giurare che l’avrebbe presa a scarpate). Non era dunque quel che si dice un foodie, ossia un seguace di coloro che quando non parlano di calcio, di golf o di tennis si occupano solo di cibo «affermando questi cotali non mangiare per vivere, ma più tosto vivere per mangiare». Espressione non proprio nuovissima, ma che ha fatto comunque strada.

 

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E il resto della giornata, come lo passava? Leggendo, studiando, occupandosi attivamente di politica, al punto che «più volte e la donna e la sua famiglia se ne dolsono, prima che, a’ suoi costumi adusate, ciò mettessero in non calere». All’inizio, dunque, la moglie e i figli si lamentavano (se ne dolsero). Poi, col passar del tempo, ci fecero l’abitudine: che volete?, è fatto così.

Non era neanche uno che parlasse molto: «Rade volte, se non domandato, parlava, e quelle pesatamente e con voce conveniente alla materia di che diceva». Non era dunque uno cui piacesse iniziare la conversazione. Si sarebbe sfogato nel suo poema, vien da pensare: perché in quello è sempre lui a far domande alla guida, ai dannati, alle anime del purgatorio e agli eletti. Però se gli facevi una domanda rispondeva pensando a quel che diceva e a come lo diceva: «là dove si richiedeva, eloquentissimo fu e facundo, e con ottima e pronta prolazione».

Gli piaceva la musica, questo sì: amava i Beatles e i Rolling Stones e intrattenne sempre relazioni con musicisti e cantanti in cima alle classifiche. Nelle parole del solito Boccaccio: «Sommamente si dilettò in suoni e in canti nella sua giovanezza, e a ciascuno che a que’ tempi era ottimo cantatore o sonatore fu amico e ebbe sua usanza». Ebbe dimestichezza anche con Mogol e Battisti perché si considerava un paroliere di tipo più che altro domestico: «assai cose [infatti], da questo diletto tirato compose, le quali di piacevole e maestrevole nota a questi cotali facea rivestire». Però da altre fonti, soprattutto autobiografiche, sappiamo che non si limitava ai musicisti e parolieri abitanti nei pressi di casa. Andava a trovarli in giro per l’Europa e alcuni di quei testi sono poi confluiti nella Commedia. Peccato che non abbiamo più la musica.

 

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Una cosa soprattutto colpiva i suoi amici: la capacità di concentrazione. Leggete qui:

«Dilettossi similemente d’essere solitario e rimoto dalle genti, acciò che le sue contemplazioni non gli fossero interrotte; e se pure alcuna che molto piaciuta gli fosse ne gli veniva, essendo esso tra gente, quantunque d’alcuna cosa fosse stato addomandato, giammai infino a tanto che egli o fermata o dannata la sua imaginazione avesse, non avrebbe risposto al dimandante: il che molte volte, essendo egli alla mensa, e essendo in cammino con compagni, e in altre parti, domandato, gli avvenne».

Si capisce, no? anche se si tratta di toscano antico, così bello!: quando gli frullava per la testa un’idea interessante non c’era verso di tirarlo fuori dai suoi pensieri. Successe più d’una volta a tavola o in viaggio, pare di capire. Persino in Piazza del Campo a Siena durante il Palio. Che ci vogliamo fare? Era uno così. Simpatico, in fondo, un volta capito come girava. [continua]

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