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Simone Moro fallisce ancora la scalata invernale al Manaslu: bloccato dalla dissenteria

L'alpinista bergamasco ha fatto i complimenti su Facebook al resto della squadra, che ha invece centrato l'obiettivo che inseguiva da anni

Simone Moro fallisce ancora la scalata invernale al Manaslu: bloccato dalla dissenteria
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La vetta del Manaslu proprio non vuole farsi prendere dall'alpinista bergamasco Simone Moro, che dal 16 dicembre scorso è impegnato nell'impresa di raggiungere il rilievo del Nepal centrale, che con i suoi 8.163 metri di quota è uno dei più alti al mondo. Questo era per lui il quinto tentativo.

Proprio qualche giorno fa, il grande alpinista aveva reso noto che si sarebbe ritirato dall'impresa dopo giorni di dissenteria ininterrotta che lo hanno fortemente indebolito, facendogli rischiare di restare bloccato a 6.400 metri. Oggi, venerdì 6 gennaio, l'annuncio: la sua squadra, quella dalla quale si era dovuto separare per il malore, ha raggiunto la vetta da lui tanto agognata.

Ha scritto sul suo profilo Facebook: «Vetta! Alex (Txicon, collega spagnolo, ndr) e il team sono arrivati in cima al Manaslu d’inverno dopo 39 anni dalla prima invernale su quella montagna. Congratulazioni!!!». Spiega e aggiorna poi sulle sue condizioni di salute: «Io invece sono atterrato da poco più di un’ora a Kathmandu, il tempo di una doccia e prima di andare in ospedale per gli accertamenti necessari vi scrivo per aggiornarvi.Sto sostanzialmente bene, penso di avere un problema intestinale che mi ha provocato ininterrotta dissenteria negli ultimi 3 giorni. Erano i giorni perfetti per il tentativo alla cima del Manaslu, quelli che aspettavo da 5 anni, ai quali mi sono fatto trovare pronto e che ho iniziato strategicamente a utilizzare per andare in vetta. Il malessere fisico però non era previsto, il meteo non posticipabile, i pericoli annessi ad una forte debolezza fisica non eludibili».

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Foto 1 di 4

La vetta

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Foto 2 di 4

Moro nella risalita

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Moro prima di scendere

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Il team arrivato in vetta

Giornate perfette, ma...

Giornate perfette, come si nota dall'azzurro intenso del cielo che fa da sfondo alla foto del team arrivato in vetta senza Moro, che racconta: «Sono salito velocemente con Alex Txicon e Chhepal Sherpa da 4.850 metri ai 5.900 metri di campo 1. Poi sempre più lentamente ho raggiunto i 6.300 metri a meno di un’ora da campo due ma le continue scariche di dissenteria mi hanno fatto capire che dovevo scegliere e prendere una decisione. È stata per me ovvia: rientrare al campo base prima che l’esporsi ai campi e alla quota sempre già alta rappresentasse un problema serio sia per me che per tutto il gruppo. C’erano infatti altri cinque sherpa che erano partiti il giorno prima e che ci aspettavano a campo 2. Alex e Chhepal hanno provato a convincermi, hanno addirittura detto che sarebbero stati a campo 2 o 3 ad aspettarmi ma ho detto loro che la finestra di bel tempo eccezionale dovevano assolutamente prenderla e sfruttarla e andare in vetta. Così hanno fatto e sono arrivati in cima al Manaslu d’inverno dopo 39 anni dalla prima invernale su quella montagna».

Gioia da condividere

Per Moro, la gioia per quella vetta che a lui continua a essere imprendibile, arriva in differita e lascia a chi legge della sua vicenda un retrogusto dolceamaro. Tuttavia, l'alpinista bergamasco chiude il post dicendo: «Non sono abituato a intristirmi né a rammaricarmi per un pezzo di vita che ha epiloghi diversi per la mia persona. Sono felice di aver condiviso tanti inverni con Alex e che lui sia andato in cima nel giorno perfetto che avevamo corteggiato e atteso. Il destino ha voluto che io non ci fossi, ma che tutto la squadra realizzasse il progetto. Il destino non ha neppure deciso che io abbia perso la motivazione. Un altro costruttivo arrivederci alle montagne nepalesi e ora aspetto Alex per far festa con lui e tutta la squadra».

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