Ciao Sodinha, piedi divini e pancia
«Ho sofferto troppo, ora basta: smetto». Ma non ricordatevelo così, con l'aria triste e le caviglie fragili, con la voce bassa bassa per l'emozione e le lacrime su quella faccia da gringo. Sarebbe ingiusto. Felipe Sodinha che lascia il calcio a 27 anni è una favola al contrario, un racconto sbagliato, con l'epilogo ingiusto. Da giovedì scorso il brasiliano è un ex calciatore. «È giunto il momento di fare quello che mai avrei voluto fare, dire basta, dire addio, ad un sogno che ho sempre portato nel cuore. La vita ti mette davanti tanti ostacoli, diverse volte superati, ma questa volta mi tocca gettare la spugna», ha detto coi pugni al vento. Hanno scritto che lui è il bomber con la panza, perché sei fai l'atleta non puoi mica mangiare il pandoro come gli altri. L'hanno definito con le solite etichette: talento incompiuto, fantasista triste, campione mai sbocciato. L'hanno insultato per quei chili di troppo. E sai, finché è durata. Ma poi basta. È in un giorno qualunque che Felipe ha detto: «Smetto, è il momento di dire basta».
Tornerà in Brasile. Sodinha non gioca più. Se ne va. Torna in Brasile, farà il procuratore. È che lui non sa resistere al cibo, «mi piace troppo». Che puoi fare? Gli addominali non sono mai stati il suo punto forte. Ma lui ragionava coi piedi, mica di stomaco. Quando giocava nel Brescia qualcuno lo aveva paragonato agli dei carioca del calcio. Paragoni sempre troppo scomodi per essere veri. Come tutti quelli che si stanno affermando, anche Sodinha è sempre stato il nuovo qualcuno. Zico. Socrates. Pelé. Ma gli dei si arrabbiano, quando li chiami inutilmente. E allora sotto coi soprannomi: Cicciobombo, campione XXXL. Gigi Maifredi lo definì: «Renato Pozzetto coi piedi di Maradona». Giù risate, finché non venne il giorno. «Nella mia vita ho dovuto affrontare cose che non auguro a nessuno, le critiche che ho ricevuto diverse volte da persone che non hanno la minima idea delle sofferenze che ho avuto, mi hanno sì ferito in un primo momento, ma mi hanno anche fatto diventare più forte, ma non è bastato».
I problemi al ginocchio. Una volta disse che Calori, l'allenatore che aveva avuto a Brescia, gli faceva mangiare solo broccoli e petto di pollo. «È per quello che ingrasso», ci scherzava su lui. Nel 2014 tornò dalle vacanze in Brasile che era 98 chili, e poi hai voglia a buttarli giù. Aveva fatto fagotto, era andato a Trapani. «Per dimostrare quanto valgo», aveva detto durante la presentazione. Una sfida al mondo, a se stesso, alla tavola imbandita. Fate spazio, arriva Sodinha. Un cognome da digestivo, pensa com'è strana la vita. Ma il ginocchio non ha mai risposto come si deve. Gli infortuni, i tanti tentativi per tornare in forma (peso forma). Niente. Lottava contro i suoi fantasmi, Sodinha. Alla fine hanno vinto loro. Su Facebook i fan l'hanno voluto salutare con «ci mancherai», «sei grande». Molti erano gli stessi che l'avevano preso in giro per la panza.
Il parere, sincero, di Gene Gnocchi. «Ma niente rimpianti - ha aggiunto lui -, le disgrazie sono altre». Cresciuto nelle favelas, Felipe ne ha viste di brutte. La vita gli ha regalato il talento e lui l'ha sfruttato. Simpatico, divertente, per molti un istrione. Al punto da essere apparso in un paio di video musicali di un amico rapper, Juninho Fabem. Talmente assurdo da scatenare un commento epico del mitico presidente Gino Corioni: «L'è un po' original, il gnaro». Già, il ragazzo venuto dal Brasile. Uno come tanti, diventato speciale per quei «piedi divini», come ha detto il ct Conte. Persino Gene Gnocchi gli scrisse una letterina: «Sei meglio di Messi, il calcio senza di te non esiste». Il solito Gene burlone. Invece no. «Perché fare quelle cose con la pancia è da fuoriclasse, credetemi».