Il ritratto della semplicità

Marco Sportiello, ovvero il ragazzo della porta accanto

Marco Sportiello, ovvero il ragazzo della porta accanto
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Il ritratto della semplicità. Ti aspetti un ragazzo al settimo cielo, uno che a 22 anni indossa da protagonista una maglia di serie A potrebbe apparire sopra le righe o perfino esaltato dalla situazione. Lui, invece, parla con la voce calma di un veterano e conferma anche nelle risposte di essere glaciale. Tranquillo, pacato e senza troppi grilli per la testa. Marco Sportiello sta vivendo un momento pazzesco, spesso è il migliore in campo e dopo una stagione all’ombra di Consigli è salito alla ribalta del calcio italiano. In questa intervista esclusiva a BergamoPost il numero 57 della Dea si presenta. Sembra il classico ragazzo della porta accanto. Qualcosa di speciale, però, c’è: da piccolino, nel momento di scegliere tra Inter e Atalanta, non ha avuto dubbi: ha deciso di venire a Bergamo.

1) Aiutiamo il pubblico a capire: chi è Marco Sportiello? Dove vivi, da dove vieni, raccontaci un po' la tua storia.

Sono a Bergamo da 12 anni, sono arrivato nell’estate del 2002 quando c’erano i Mondiali in Corea del Sud. Dalla periferia di Milano mi sono trasferito ad Alzano Lombardo dove vivo ancora oggi, ricordo che a partire dai 7 anni fino ai 10 ho fatto praticamente tutta la trafila dei provini con l’Inter e soltanto uno con l’Atalanta. Ho dovuto scegliere tra i nerazzurri di Milano e quelli di Bergamo e ho deciso di venire a giocare con la maglia della Dea. Una scelta importante e vincente.

2) Quindi hai preferito l’Atalanta all’Inter e oggi da scommessa sei diventato protagonista in serie A: sensazioni?

Sicuramente il salto è stato grande. La cessione di Andrea Consigli è stata una sorpresa per me molto importante, sono contentissimo del mio cammino e so bene che devo migliorare ancora in tante cose. Nel momento in cui ho avuto la certezza che senza Consigli sarei stato chiamato io a difendere i pali dell’Atalanta ho provato una grande emozione. Paura? Direi di no, speravo di poter diventare protagonista in serie A, forse tutto è arrivato anche prima del previsto, ma adesso che ci sono voglio dare il massimo per misurarmi nel calcio che conta.

3) Quando militavi nel Seregno in serie D, immaginavi di arrivare in serie A? Ci hai sempre creduto?

Sinceramente non ci pensavo troppo, sono sempre stato concentrato sul momento per cercare di crescere piano piano, partita per partita. Al Seregno in serie D, al Poggibonsi o al Carpi. La crescita parte da lontano e la strada da seguire è quella del lavoro. Giorno per giorno, senza andare troppo avanti con i pensieri.

4) Sei titolare in serie A, hai solo 22 anni eppure sembri di ghiaccio: hai un segreto?

Credo che incida tantissimo il carattere. Sono un ragazzo molto tranquillo anche nella vita quotidiana, non mi faccio mai prendere dall’ansia e, anche se da fuori sembro uno magari “superficiale” nel lavoro come nella vita di tutti i giorni, mi piace stare molto attento a tutti i dettagli per non farmi trovare impreparato. Mai.

5) Da titolare hai giocato 11 partite e sono già 2 rigori parati: bravo tu o un po’ “polli” Palacio e Higuain?

Sarò sincero: non sono un pararigori. Sembra stranissimo, ma nelle mie esperienze lontano da Bergamo non ne ho parato mai nemmeno uno. Eppure preparavamo le gare cercando di studiare gli avversari. Zero. Quest’estate al Trofeo Bortolotti ne ho respinti due, in campionato sono riuscito a fermare Palacio e Higuain e sono davvero contento, ma un po’ sono rimasto sorpreso anche io. Mi spiazzavano sempre e ora, fortunatamente, la storia è cambiata.

6) Sei stato premiato spesso come migliore in campo: lo meritavi o pensi che conti molto il fattore sorpresa?

Sono molto critico con me stesso, è la via migliore per crescere. Ogni volta analizzo quello che sbaglio e quello che faccio bene, cerco di non abbattermi come di non esaltarmi. Non nascondo che le pagelle le vado a guardare ogni lunedì, mi capita di vedere differenze di valutazione che non mi spiego, ma in generale credo che le valutazioni siano anche un po’ larghe per via dell’effetto sorpresa: sono giovane, alla prima esperienza da titolare in A e magari si tende ad essere più benevoli anche quando gioco partite normali. Contro il Sassuolo, ad esempio, il migliore per me è stato Molina, mentre io ho fatto parate normali. Stesso discorso a Torino, non credo di aver fatto nulla di particolare. Certo, con il Napoli è stata una serata speciale ma resto con i piedi piantati per terra e lavoro per migliorare. Sempre.

7) Hai già affrontato Juve e Napoli, dopo la sosta arriva la Roma: che partita di aspetti?

È una partita complicata, loro davanti fanno paura e nel complesso sono una squadra molto temibile. Dobbiamo lavorare al massimo e prepararla al meglio, giochiamo in casa e, quindi, l’obiettivo è quello di vincere, ma credo che conti soprattutto dare continuità ai risultati.

8) Hai tre “grazie” da spendere per il momento che stai vivendo: per chi sono?

Il primo va certamente alla mia ragazza, Sara. Il secondo vorrei spenderlo per l’Atalanta, tutta: società e gruppo che ogni giorno mi fanno sentire importante. Il terzo è dedicato ai preparatori che ho avuto nel settore giovanile e che adesso ho in prima squadra: Massimo Biffi e Carlo Resmini, Mariano Coccia e Riccardo Di Pisello che mi ha allenato quando giocavo a Poggibonsi.

9) Qual è il sogno di Sportiello? La Nazionale?

Il mio sogno lo sto già vivendo, si chiama Atalanta. Non voglio correre troppo, resto concentrato sul presente e penso sempre che ci sono tantissime cose da migliorare. Quindi vado in campo e mi alleno per aggiungere ogni giorno qualcosa al mio bagaglio. La Nazionale è un pensiero che, oggi, mi sembra perfino troppo grande. Vivo giorno per giorno la mia avventura all’Atalanta e in futuro si vedrà.

10) Qualche curiosità sparsa:

1) numero 57: perchè? Ha un significato particolare ma molto, molto personale e quindi lo tengo per me. Non l’ho mai svelato a nessuno.

2) single o fidanzato? Fidanzato con Sara.

3) a tavola: piatto preferito? Le lasagne.

4) vino o birra? Non vado matto per nulla in particolare, se proprio devo scegliere dico un buon bicchiere di vino rosso abbinato con della carne.

5) serata ideale? In passato avrei detto in discoteca con gli amici, oggi dico a cena con la mia ragazza e poi a casa a vedere un bel film sul divano.

6) cinema o play-station a casa con amici? Entrambi, mi piace molto il cinema e il mio attore preferito è Mel Gibson.

7) vacanza ideale? Maldive, ci andremo nel prossimo giugno dopo la fine del campionato.

8) passioni extra-calcio? Non ho passioni particolari, mi piace il tennis ma non so giocare.

9) macchina sportiva o macchina comoda? Comoda.

10) abbigliamento elegante o sportivo? Sportivo, tutta la vita. La mia tenuta classica quando esco per l’allenamento è pantaloni della tuta, scarpe da ginnastica (neppure troppo nuove) e giubbotto. Sono un tipo semplicissimo da questo punto di vista.

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