Altro stop ai tifosi senza tessera uno scandalo che non finisce mai

Pubblicato:
Aggiornato:

Fuori Bergamo non ne parla nessuno e il silenzio del grande circo dell'informazione si fa sempre più assordante. Su questo forse contano Alfano e sottopancia perché, nel Malpaese di Mafia Capitale, infestato da una Casta putrida e strafottente, si rafforzi l'impressione che, invece, lo Stato c'è e schiaccia con il pugno di ferro i barbari orobici.

Dopo Atalanta-Avellino e Atalanta-Cesena, il Signor Prefetto di Bergamo ha disposto sia vietato l'ingresso agli spettatori non possessori dell'inutile tessera del tifoso, anche per Atalanta-Palermo, altra terribile partita, notoriamente a rischio di scontri durissimi.

Dire che è ributtante ciò che sta accadendo alla gente dell'Atalanta è dire poco: per questo bisogna ribadirlo una, dieci, cento volte.

Così come, un giorno, qualcuno spiegherà come mai siano caduti 7 degli 8 capi d'imputazione contro i ragazzi sbattuti in galera il 22 novembre, scaraventati alla gogna mediatica e poi ammessi ai domiciliari, dopo il ricorso al Tribunale del riesame che ha mantenuto in piedi soltanto l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale.

È inutile che in città si lancino appelli all'unità del tifo nerazzurro quando la parte più appassionata e calorosa, quella che sta in Curva Nord, viene criminalizzata e penalizzata come sta accadendo da un mese a questa parte. E criminalizzata e penalizzata è prima di tutto l'Atalanta, costretta a giocare le partite più delicate di questo periodo senza contare sul sostegno di tutti i propri sostenitori.

Oggi è il 19 dicembre: sono trascorsi 27 giorni dagli incidenti del sabato nero. Sinora, a pagare è stata soltanto l'Atalanta, insieme con i suoi tifosi che non possono seguirla in trasferta e manco in casa, se non hanno in tasca la tessera che ha concorso a svuotare gli stadi italiani. Basta con questa persecuzione.

Seguici sui nostri canali