Storia del Tutor autostradale (i primi sono stati gli svizzeri)

Al signore che lo inventò, Romolo Donnini, di Greve in Chianti, l’idea venne un giorno in autostrada quando si vide superare da un macchinone a tutta velocità, che pochi metri più avanti piantò una rischiosissima frenata in vista di un autovelox. Donnini, che era bravo tecnico, si inventò un dispositivo diverso: una telecamera che leggeva la targa e poi si confrontava con una telecamera qualche chilometro più avanti: il tempo di percorrenza dava la velocità media. Quindi un dispositivo antifurbate, che Donnini brevettò nel 2006 con la società che nel frattempo aveva costituito, la Craft.
La diatriba Tutor. Peccato che poco tempo dopo Autostrade per l’Italia adottasse un dispositivo del tutto simile, ribattezzato Tutor, senza tener conto del brevetto depositato: ci fu una proposta di acquisto, ma il prezzo venne giudicato da Donnini troppo bassa (150mila euro). La lunga controversia giudiziaria si è chiusa due giorni fa con la condanna del colosso e l’obbligo a rimuovere o cambiare i dispositivi. Per ogni giorno di ritardo, Autostrade deve pagare 500 euro all’imprenditore penalizzato. Somma risibile, visti gli incassi medi dei pedaggi. Ma che obbliga Autostrade a prendere una decisione: o accordo o modifica sostanziale di Tutor. L’unica cosa certa è che Tutor non sparirà, perché il suo effetto sulla sicurezza è stato straordinario. Il suo nome completo è Safety Tutor. Una cifra spiega quanto sia pertinente questo nome: nel primo anno di applicazione, il 2006, nei tratti coperti dal dispositivo gli incidenti mortali sono crollati del 50 per cento e quello dei feriti del 34 per cento.
I primi in Svizzera. L’idea del dispostivo capace di controllare la velocità su una tratta e non solo in un punto era nata un po’ per caso in Svizzera. Qui vennero adottati i primi sistemi per l'esigenza di monitorare il traffico all'interno delle gallerie stradali: il computer rilevava le targhe delle auto in entrata per poi confrontarle con le targhe di quelle uscenti al fine di stabilire se vi fossero incidenti o auto ferme all'interno delle gallerie, evitando così di installare una fitta serie di telecamere all'interno e risparmiando notevolmente sui costi. Il sistema però evidenziò subito che c’era anche la possibilità di calcolare con estrema precisione la velocità media di ogni singolo veicolo, e quindi anche di sanzionare chi percorreva la galleria violando i limiti di velocità.
Troppe violazioni. Gli effetti sono stati tali che Autostrade ha via via allargato le tratte protette da Tutor, arrivando a quasi il 50 per cento, per un totale di 2800 chilometri (qui si possono vedere i tratti coperti). Non solo: Anas ha adottato un meccanismo simile per le strade statali, ribattezzato Vergilius. Unica controindicazione: le violazioni erano e sono talmente tante da costringere la polizia ha tenere aperto Tutor al massimo per 4 o 5 ore al giorno. In caso contrario non sarebbe stato possibile gestire il flusso di verbali, che sono ancora manuali e non automatici. Il Tutor infatti rileva sia la velocità di ingresso nel tratto, sia la velocità media, sia quella in uscita. In teoria quindi si possono in una botta sola ricevere tre contravvenzioni: in realtà viene recapitata solo la più grave.