Il suicidio di Colantuono ma Stendardo indica la via

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Non c’è niente da fare, questo campionato per l’Atalanta è davvero una Via Crucis e, se possibile, la quarta sconfitta consecutiva brucia ancora di più rispetto ai ko con Inter, Fiorentina e Juve. Perché quando perdi malamente nel secondo tempo una partita che nel primo tempo meritavi di vincere significa che, prima di tutto, c’è un’incapacità di chiudere il conto con gli avversari che inquieta e preoccupa.

Onore al merito di una Samp il cui tridente Eto’o-Muriel-Okaka ha ingranato nella ripresa con effetti devastanti sulla difesa atalantina, per la prima volta tradita da Sportiello. Ma, al portiere si può perdonare l’errore fatale perché a ventidue anni, il successore di Consigli deve avere anche il diritto di sbagliare. Il problema è che, stavolta, a fallire alcune mosse e, soprattutto, i cambi, è stato Colantuono e le conseguenze sono state fatali.

Baselli seconda punta ha fatto ciò che ha potuto in un ruolo non suo, tanto da uscire stremato, ma quando è stato inserito Boakye era troppo tardi. Masiello, fra i migliori da quando è tornato a giocare, è stato inopinatamente declassato a riserva, Denis continua  ad essere impresentabile: togliere Pinilla che si è battuto alla grande per inserire l’argentino è stato un azzardo micidiale; D’Alessandro al posto di Gomez, che ha giocato la miglior partita da quando è arrivato Bergamo, è stato un altro errore madornale.

Per fortuna dell’Atalanta, il Cagliari ha perso ancora, ma non si può pensare di conquistare la salvezza confidando sempre nelle disgrazie dei sardi o del Parma per incasellare finalmente tre punti. Intanto, l’irriducibile Cesena risale e se i romagnoli che sono penultimi a 4 punti dal Cagliari credono alla salvezza, è il caso ci creda fermamente anche l’Atalanta. Se tutta la squadra avesse la grinta e la rabbia feroce di Stendardo, esplose dopo il suo gol, l’Atalanta suonerebbe un’altra musica. Stendardo indica la via. Bisogna crederci. Vietato sbagliare ancora.

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