Svaligiano Curnis in centro ma l'importante è il Baretto

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I cani di Pavlov non avrebbero reagito meglio. Dopo il clamoroso colpo dei soliti noti (la criminalità che scorrazza impunita nel centro di Bergamo), è scattato il solito riflesso condizionato dello scaricabarile, con tanti saluti ai derubati, fuori dalla grazia di Dio per lo choc e per il danno subito. Il questore si affretta a dichiarare che non è vero come il centro sia terra di nessuno. È lo stesso signore che, ricorrendo a una norma del regime fascista, ha chiuso per quattro domeniche il Baretto dello stadio, noto covo terroristico Isis, in concomitanza con le partite interne dell'Atalanta. Sindaco (quello rimasto muto durante i tre mesi di bando dei tifosi dallo stadio) e assessore dicono che non bisogna strumentalizzare e che è stato fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza dei cittadini. Le opposizioni caricano a testa bassa anche il governo Renzi, accusato di avere tagliato le spese per l'ordine pubblico.

Come al solito, a farne le spese sono i bergamaschi che si domandano come sia stato possibile che i ladri lanciassero una Marea contro le vetrine di Curnis sul Sentierone, che gli stessi ripulissero l'oreficeria e se ne andassero insalutati ospiti. E ancora: per settimane, ci hanno devastato l'anima con la minaccia dei barbari ultra', la criminalizzazione di migliaia di tifosi atalantini, il divieto di trasferta e ancora nessuno ci ha detto chi siano i responsabili degli incidenti del 22 novembre dopo Atalanta-Roma.

Assaltano Curnis nel cuore di Bergamo, ma l'importante è non esagerare con gli allarmismi. Forse, per cominciare a preoccuparsi che cosa bisogna aspettarsi, un attacco a Palazzo Frizzoni? O forse è meglio piantarla di prendersela con i tifosi dell'Atalanta e concentrarsi sulla tutela della sicurezza in città. Coraggio, il lavoro non manca.

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