Tutto previsto: è mancato il manico Chiamate subito Carletto Ancelotti

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Per usare il lessico di Gian Piero Ventura, era già tutto previsto. Quando affidi la Nazionale a un burbero signore genovese di 69 anni che, al massimo, in campo internazionale, per una volta sola ha sfiorato gli ottavi di Europa League con il Toro, sai che per la prima volta in 59 anni l’Italia può venire eliminata nella corsa ai Mondiali. Le responsabilità sono di Ventura, certamente, prigioniero di un sogno dogmatico a nome 4-2-4 e letteralmente incartato da tre mesi, dopo essere stato preso a sberle dalla Spagna nel settembre scorso al Bernabeu; avere vinto a fatica su Israele; avere pareggiato in casa con la Macedonia; avere espugnato l’Albania con un gol di Candreva; non essere riuscito a segnare un gol in 180’ agli scarponi svedesi che due cose sole sanno fare: picchiare e catenacciare. Ma il primo che deve andarsene è Tavecchio, il capo del calcio che Ventura ha scelto e Ventura aveva addirittura confermato sino al 2020, nel giugno scorso, con una mossa che definire azzardata è un eufemismo e sbagliata, una certezza.

Al pari del coraggio manzoniano, lo stile se uno non ce l’ha non se lo può dare. Ieri sera, dopo il, disastro, Tavecchio e Ventura si sarebbero dovuti presentare a braccetto davanti alle telecamere, annunciano le loro dimissioni. Abete e Prandelli lo fecero in Brasile, nel 2014, quando ancora le immagini della batosta con l’Uruguay passavano e ripassavano in tv. Carlo & Gianpi sono di un altro mondo e si vede. Ma leveranno le tende a furor di popolo. Lo spettacolo straordinario di San Siro azzurro, la passione tradita di un popolo che vive il peggior incubo calcistico, ricorderà loro e per sempre quale catastrofe sportiva porti il loro nome e cognome. Altro che Corea ’66: almeno, al mondiale inglese c’eravamo andati. In Russia no, in Russia non andremo. E, se è vero che non si possa addossare ogni colpa al ct, è altrettanto vero che le formazioni le ha sbagliate lui; i giocatori fuori ruolo li ha impiegati lui; Insigne in panchina e El Shaarawy l’ha tenuto lui; il balletto dei moduli l’ha inscenato lui; la confusione tattica di una squadra senza capo né coda l’ha creata lui; il filo con il gruppo l’ha spezzato lui.

Provate a immaginare che cosa avrebbe fatto Conte, dopo il pareggio con la Macedonia, se avesse saputo che i senatori si fossero riuniti nello spogliatoio a porte chiuse, senza il ct, per discutere come giocare in Albania: Conte avrebbe sfondato la porta dello spogliatoio e li avrebbe appesi al muro a uno a uno. O no? È falso che il calcio italiano non abbia talenti per colpa degli stranieri e bla bla bla: i talenti ci sono, è mancato il manico. Chiamate Ancelotti. Subito, prima che prenda la Croazia. E dite a Tavecchio che il bostik è finito.

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