Campione di sport estremo

Tancrède, il funambolo dell'aria morto cadendo da una mongolfiera

Tancrède, il funambolo dell'aria morto cadendo da una mongolfiera
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Tancrède Melet non concepiva la vita senza rischio e adrenalina. Per lui le montagne erano luoghi da percorrere in caduta libera, più che da scalare. Non che non avesse paura; era una paura, però, che esaltava la sua vitalità, una paura fatta apposta per il coraggio. Percorreva su un filo – e a piedi nudi - la distanza tra due vette da quattromila metri, secondo la tecnica circense. Si gettava nel vuoto aspettando di essere molto vicino al suolo, prima di aprire il paracadute – o qualsiasi cosa gli impedisse di schiantarsi. Purtroppo, un incidente capitatogli il 5 gennaio gli è stato fatale. Il funambolo dell’aria e basejumper è morto a 32 anni.

 

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L’impresa del Monte Bianco. Il 1° luglio 2015 si era persino lanciato con la tuta alare – quella che ricorda la forma degli scoiattoli volanti – dal pilone centrale del Freney, sul versante francese del Monte Bianco. Melet aveva impiegato otto ore per scalare il massiccio e solo tre minuti per scendere: aveva volato a corpo libero da 4350 m, percorrendo un dislivello di 3mila metri, prima di atterrare a Courmayeur e filmando tutto con una telecamera attaccata all’elmetto. Nessuno aveva mai saltato dall’Aiguille de la Republique, questo il nome con cui è nota la vetta, prima di Tancrède. Voleva provare di tutto, tentare ogni disciplina sportiva e farla diventare qualcosa di bello, di aggraziato. Da bambino, in effetti, aveva praticato un gran numero di sport: ginnastica artistica, hip hop, capoeira, arte circense, vela, equitazione. Da grande si era rivolto a attività decisamente più rischiose. Alternava il basejumping con l’arrampicata, il paracadutismo con il kite surfing.

 

 

«La ricerca della libertà». Tancrède Melet è nato a Meurthe-et-Moselle, ma ha scoperto le gioie della montagna nella regione del Verdon. Ha studiato ingegneria e ha lavorato per quattro anni per un’azienda, prima di licenziarsi e dedicarsi completamente alla sua passione, o alla «ricerca della libertà», come diceva lui. È allora che ha scoperto che si impiega meno tempo «a saltare da una falesia, che a ridiscenderla a piedi». E ha scoperto pure che si riusciva a vivere di sport, grazie agli show dal vivo, alla pubblicità, a conferenze a cui veniva invitato. Non aveva certo una vita quieta, ma era esattamente quello che voleva.

 

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Due giorni fa, l’incidente. Recentemente, Melet aveva progettato una nuova escursione insieme al suo team, i «Flying franchies». Si trovavano a Diois, nel sud est della Francia. Erano tutti attaccati a una mongolfiera ancorata a terra, in attesa di partire. Il pallone aerostatico, però, ha iniziato a sollevarsi. Mentre i tre compagni di Melet sono riusciti a sganciarsi, lui è rimasto sospeso nell'aria. A un certo punto ha lasciato la presa ed è caduto nel vuoto. Si sta ancora cercando di capire perché abbia deciso di staccarsi dalla mongolfiera, dato che sapeva che la caduta da 30 metri di altezza non gli avrebbe lasciato scampo. Melet è deceduto per la gravità delle ferite riportate.

 

https://youtu.be/J5Z76TU2mY0

 

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