Ha rifiutato la Legion d'onore

Tutti parlano di Thomas Piketty che ha scritto il nuovo "Capitale"

Tutti parlano di Thomas Piketty che ha scritto il nuovo "Capitale"
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Da un anno a questa parte tutti parlano di Thomas Piketty, che nel 2014 è stato l’economista più influente dell’anno. Il suo ultimo libro, Il Capitale del ventunesimo secolo, ha scalato le classifiche dei best sellers di tutto il mondo, ed è stato definito “rivoluzionario”. Il governo francese lo ha proposto per la Legion d’Onore, uno dei massimi riconoscimenti d’Oltralpe. Il motivo risiede nel fatto di aver dato lustro al paese. Ma lui ha rifiutato, perché convinto che non spetti al governo «decidere chi sia da onorare», aggiungendo che «Farebbero bene a consacrarsi al rilancio della crescita in Francia e in Europa». Un rifiuto il suo, che ha precedenti illustri: Claude Monet, Geroges Bernanos, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Albert Camus, Leo Ferrè, George Brassens, Pierre Curie, che disse «non ne vedo la necessità», George Sand, che a sua volta giustificò con queste parole il rifiuto «vorrei evitare di avere l’aria di una vecchia vivandiera militare». Infine, nel 2012, la ricercatrice Annie Thebaud-Mony, specialista di tumori professionali, aveva rifiutato l’onorificenza per denunciare «l’impunità dei responsabili dei gruppi industriali, protagonisti di crimini contro la salute».

 

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Solo qualche giorno fa Piketty ha dichiarato, in merito alla situazione greca, che Alexis Tsipras non è il male assoluto e che il vero pericolo per l’Europa è l’ipocrisia delle cancellerie. Chiaro il riferimento alla Germania della cancelliera Angela Merkel e al presidente della Commissione Europea Jean Claude Junker, che con le loro politiche di austerity stanno soffocando qualsiasi possibilità di recupero in Europa.

Classe 1971, Thomas Piketty è un esperto di diseguaglianze. Un tempo vicino al partito socialista francese, oggi non risparmia le critiche alla politica del presidente Francois Hollande. Una distanza che si è fatta particolarmente evidente dopo che Hollande non ha mantenuto la promessa elettorale di una riforma fiscale, che meglio calibrasse l’imposizione progressiva, secondo un progetto che Piketty ha sempre difeso. Il curriculum dell’economista è di tutto rispetto: a 18 anni venne ammesso alla École Normale Supérieure, dove ha studiato matematica ed economia. Quattro anni dopo conseguì il dottorato di ricerca con una tesi sulla redistribuzione del reddito. È stato assistant professor al Dipartimento di economia del Massachussetts Insitute of Technology dal 1993 al 1995, anno in cui è entrato a far parte, come ricercatore, del Centre National de la Recherche Scientifique.

 

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Nel 2000 è diventato direttore della École des hautes études en sciences sociales. Ha vinto il Premio per il miglior giovane economista francese nel 2002, e nel 2006 è diventato il primo preside della École d’économie de Paris, da lui fondata, dove ancora oggi insegna.

Nel Capitale del ventesimo secolo Piketty riprende i temi dei suoi studi sulla concentrazione e sulla distribuzione della ricchezza negli ultimi 250 anni, arrivando a dire che nel Paesi sviluppati il tasso di rendimento del capitale è stato sempre maggiore del tasso di crescita economica. Questa circostanza in futuro porterà a un aumento della disuguaglianza in termini di ricchezza e disponibilità di beni e servizi. Come risolvere il problema ed evitare di ripiombare indietro in una situazione ottocentesca? Mediante una tassa globale sul capitale per permettere una redistribuzione della ricchezza. Se non si farà così la disuguaglianza è destinata a crescere indebolendo le democrazie liberali.

Le sue teorie sono stata apprezzate anche da insigni premi Nobel. Paul Krugman, ad esempio, ha detto che quello di Piketty «sarà il più importate libro di economia dell’anno e forse del decennio», e Joseph Stiglitz lo ha definito «di fondamentale importanza». Il saggio offre una rigorosa analisi della natura della ricchezza accumulata. Il successo planetario che ha riscosso ha rimesso al centro del dibattito economico il tema della ripartizione delle ricchezze e la necessità di scelte politiche in grado di ridurre le differenze all’interno della società. Di qui il via libera al salario minimo, al tetto per gli stipendi dei manager, la lotta senza quartieri ai paradisi fiscali e norme severissime sull’evasione fiscale. Per Piketty è giusto introdurre sanzioni per quei Paesi che favoriscono l’evasione.

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