Un Francesco per la Terra Santa

Era il 1219, piena epoca delle Crociate. Francesco d’Assisi visitò la Terra Santa per la prima volta. Voleva fare esperienza di quei luoghi santi che sono la radice e il fondamento della fede cristiana. Da allora i frati Minori hanno cominciato ad abitare la terra di Gesù, prendendosene cura e condividendo la loro fede e il loro amore con le comunità cristiane locali. Oggi, a quasi 800 anni di distanza, la Terra Santa sta aspettando un altro Francesco, il suo nuovo Custode. Si chiama Francesco Patton, è nato nel 1963 e arriva da Trento. Il capitolo dei Frati Minori, con il consenso della Santa Sede, lo ha scelto come successore di fra Pierbattista Pizzaballa, classe 1965, nato a Cologno al Serio.
Chi è il nuovo Custode. Padre Francesco Patton è stato in Terra Santa una sola volta, in occasione dei funerali di un suo confratello, fra Kasvalder, figura indimenticabile per l’archeologia biblica, mancato a soli 61 anni nel 2014. Le prime parole che ha pronunciato, raccolte dalla Radio Vaticana, sono state «accoglietemi come un fratello». Una richiesta umile come è umile il suo profilo, anche se in molti lo ritengono un buon predicatore. Appartiene alla Provincia “S. Antonio dei Frati Minori” dell’Italia del Nord e oltre all’italiano, parla inglese e spagnolo. Il suo compleanno è il 23 dicembre. Sul sito della Custodia di Terra Santa, alla voce curriculum si legge:
“Ha emesso la prima professione religiosa il 7 Settembre 1983 e quella solenne il 4 Ottobre 1986. Ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 26 Maggio 1989. Nel 1993, ha conseguito la Licenza in scienze della comunicazione presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Ha svolto diversi servizi all’interno della sua Provincia di origine e all’interno dell’Ordine. È stato due volte Segretario generale del Capitolo generale OFM (2003 e 2009), Visitatore generale (2003), Ministro provinciale del Trentino (2008-2016), Presidente della Conferenza dei Ministri provinciali dell’Italia e Albania (COMPI). Numerosi gli incarichi fuori dell’Ordine: Membro del Consiglio Presbiterale Diocesano e della Segreteria dello stesso Consiglio Pastorale Diocesano dell’Arcidiocesi di Trento; Docente di scienze della comunicazione sociale presso lo Studio Teologico Accademico Tridentino; Collaboratore del Settimanale Diocesano, della radio Diocesana e di Telepace Trento; iscritto all’albo dei giornalisti del Trentino–Alto Adige come pubblicista dal 1991”.
Da Presidente della Conferenza dei Ministri Provinciali dei Minori padre Francesco è nel comitato scientifico del Festival francescano nazionale che si svolge da alcuni anni per riportare il messaggio del santo di Assisi nelle strade e nelle piazze. Francesco adesso è chiamato a custodire i luoghi santi non solo di Gerusalemme e dintorni, perché la Custodia di Terra Santa comprende anche la Siria, la Giordania, l’Egitto, il Libano e ha una presenza a Rodi e a Cipro. Inoltre dovrà dirigere e coordinare l’accoglienza dei Pellegrini e vegliare, insieme alla Chiesa locale, sulle “Pietre viventi” della Regione: i Cristiani nativi del posto. Una responsabilità affidata ai francescani dalla Santa Sede più di 600 anni fa.
L’eredità importante di Pizzaballa. L’eredità che raccoglie il nuovo Custode è quella di un personaggio importantissimo per gli equilibri politici mediorientali, il bergamasco Pierbattista Pizzaballa che ha retto la Custodia per 12 anni, sotto i quali ha visto alternarsi momenti di pace e momenti di guerra. Il conflitto israelo-palestinese in questi anni si è evoluto e trasformato in conflitto "a basso impatto", con momenti di pesanti tensioni, come le tre guerre su Gaza e il riesplodere della violenza degli ultimi mesi. Due Papi sono stati lì pellegrini: nel 2009 Benedetto XVI e nel 2014 Francesco.
Esercitando la sottile arte della diplomazia, padre Pizzaballa da Custode e Guardiano del Monte Sion ha saputo creare reti di contatti e relazioni a livello sia politico sia pastorale. È con la mediazione di Pizzaballa che è stato reso possibile lo storico incontro, con annessa stretta di mano, tra l’ex presidente israeliano Shimon Peres e il suo omologo palestinese Abu Mazen. Grazie alla sua fluente conoscenza dell’ebraico moderno, i rapporti con il governo israeliano sono sempre stati cordiali e grazie alla sua capacità di dialogo con le chiese sorelle ha reso possibile alcune delle più grandi conquiste dai tempi dello status quo, come il restauro della Basilica della Natività di Betlemme, che procede di buon passo portando alla luce un tesoro di bellezza inestimabile, e l’imminente restauro dell’edicola del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Che cosa farà adesso Pizzaballa? Come è consuetudine in questi casi, si rincorrono le voci su cosa farà padre Pizzaballa una volta passato il testimone a Patton. Fermo restando che l’adagio “chi entra papa in conclave ne esce cardinale” è più che mai valido, soprattutto alla luce della sorprese a cui ci ha abituato l’altro Francesco, il Papa, si vocifera che per padre Pizzaballa ci sarebbero due poltrone pronte ad accoglierlo: l’arcidiocesi di Milano, la più grande del mondo, e il Patriarcato Latino di Gerusalemme. La prima è un’ipotesi che si è già affacciata in passato, quando si trattava di eleggere il successore del cardinale Tettamanzi a Milano e che oggi viene riproposta alla vigilia del pensionamento del cardinale Angelo Scola. La seconda, invece, è una notizia di pochi giorni fa che troverebbe un fondamento nel fatto che l’attuale Patriarca Fuad Twal ha compiuto 75 anni lo scorso ottobre e quindi è prossimo a lasciare. E per uno che quando è stato eletto doveva svolgere la sua missione per sei anni e invece si è visto rinnovare l’incarico per altre due volte, di tre anni ciascuna (un fatto senza precedenti nella storia), ci sono tutti i segnali che dicono che la Terra Santa non possa, o non voglia, fare a meno di padre
Pizzaballa.