Un prosciutto di buonsenso

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Panino al prosciutto sì, oppure no? L'OMS sentenzia: carne rossa, insaccati e lavorati possono causare il cancro. Può essere, come tutto del resto a questo mondo è possibile. Piuttosto c'è da chiedersi se sia l'uso o l'abuso di ogni cosa a disposizione dell'essere umano che può essere benefico o viceversa dannoso. Gli antichi affermavano molto saggiamente che "in medio stat virtus", perché la misura non solo è segno di sobrietà di un modo d'essere ma anche sicuro strumento contro ogni pericoloso eccesso. In fondo il discorso si potrebbe concludere qui, perché a volte in certi aforismi si racchiude la sintesi incontrovertibile di verità troppo frammentate per colpa di analisi così straripanti da annacquarsi fino a smarrire significato.

Spesso è ciò che accade nella nostra società in cui ogni giorno spunta un'idea, una ipotesi, una congettura sempre nuova purché sia sbalorditiva e clamorosa, la cui conseguenza è il disorientamento generale. L'università tale sostiene una determinata linea di pensiero sconfessata dalla tal'altra l'indomani, un certo ateneo getta scompiglio su una questione ma presto viene zittito da quello concorrente e magari dalla risonanza più roboante. Nel mezzo come la classica nocciolina stretta nella morsa delle tenaglie sta la gente ormai sempre più colpita da messaggi contraddittori fino a restarne rimbambita.

Per quale ragione accade e si vuole questo? Difficile da spiegare, e accendere faretti potrebbe mettere in moto tutta una serie di congetture dietrologiche non proprio politicamente corrette. Basti considerare ad ogni modo come ognuna di queste "bombe" mediatiche, sganciate in maniera così sensazionalistica da deprivarle perfino del carisma di scientificità, serva a minare sempre di più il già fin troppo gracile impianto culturale di ciascuno, immolandone anche gli ultimi pezzettini al grande Moloch del sociale di moda. Le abbiamo viste tutte: la mucca pazza, per una manciata di casi nel mondo davvero ascrivibili al morbo di Creutzfeld-Jacobs, i polli portatori di influenza letali, i cavoli pieni di pesticidi, la pasta fatta con immonde e transgeniche farine, tanto per citarne pochi. Un incubo. Stando così le cose, faremmo molto meglio a recarci con i nostri piedi al cimitero e farla finita, tanto...

Non sono un esperto di questioni nutrizionali, ma invece lo sono di vita per aver qualche annetto sulle spalle. Devo dire che mai come in questi ultimi anni ho assistito a tale e tanto schiamazzo su argomenti che dire risibili è dir poco. Il clima, ad esempio: è vero, effettivamente ci sono sbalzi termici singolari per le nostre latitudini. Ma la natura è ciclica ed è ragionevole credere che variazioni epocali di questo e di ben altro genere il nostro vecchio mondo ne abbia sofferti a iosa. Certo viviamo in un contesto sociale sempre teso alla ricerca delle "responsabilità" spesso senza renderci conto che questo sfiora il comico quando le cause sono imputabili solo a leggi naturali, e quindi l'uomo con tutta la sua arroganza deve arrendersi: più saggio sarebbe chinar la fronte al Massimo Fattore e far tesoro della lezione.

Invece l'attaccamento alle poltrone suggerisce ben altri atteggiamenti: che ci starebbero a fare le varie associazioni che spuntano come funghi se non si spulciasse la lana caprina alla compulsiva ricerca delle responsabilità? Qualità della vita: non ci sono dubbi, cosa respiriamo e di cosa ci nutriamo sono aspetti essenziali e da salvaguardare. Ma questi sono principi basilari, elementari e indefettibili che non dovrebbero neppure essere messi in discussione e suoi quali neppure attardarsi. La qualità è il primo obiettivo cui puntare: se respiriamo buona aria e mangiamo cose buone qualunque problema può essere teoricamente escluso. Già, tutto rimane sul piano teorico perché non esistono garanzie assolute: come si fa a dire da oggi non mangio salsiccia e pancetta così camperò cent'anni? Quale comitato scientifico o organizzazione sanitaria mondiale potrebbe assicurare questo? Nessuno.

Ho ascoltato alla radio l'intervista a un signore di oltre ottant'anni: «Io ho sempre mangiato carne, mi sono fatto panini al salame e ho anche fumato qualche sigaretta. Ed eccomi qui... naturalmente ho sempre fatto tutto con giudizio». Questo è fondamentalmente il segreto: fare le cose con moderazione per trovare nell'equilibrio quel centro di gravità che assicura, questo sì, un certo grado di benessere. Non esiste perciò la ricetta che è capace di liberarci da tutti i mali prospettandoci salute perfetta e semi immortalità, visto che ormai si tende a corteggiare questa forma di bizzarria mentale. Ci si può difendere da un miliardo di "cose che fanno male" ma niente può esclude che un bel giorno arriva fatale la classica tegola in testa, che non avevi previsto, di cui nessuno ti aveva parlato, che nessun ateneo aveva considerato: hai fatto attenzione a tutto, sei stato iper salutista, hai creduto a tutti i profeti e soloni dell'alimentazione senza trasgressioni e zac... schianti per un vaso di fiori che ti fracassa il cranio.

Per questo motivo sono incline a credere molto poco ai benefici della cosiddetta prevenzione, non perché trovi che sia in linea di principio sbagliata ma perché di fatto è inapplicabile (basti pensare ai tempi biblici per sottoporsi nelle pubbliche strutture a un esame...). Inoltre finita una prevenzione dovresti farne un'altra e così via... impossibile un monitoraggio a trecentosessanta gradi perché sarebbe assurdo passare la vita facendo profilassi senza rischiare di andare a finire quasi certamente in manicomio.

Quindi da cosa guardarci? Lo ripeto: da tutto ciò che è smodato. Anche l'acqua se assunta in eccesso può uccidere, basti pensare che la Santa Inquisizione ne riempiva il ventre di chi intendeva torturare. Un suggerimento? Torniamo alla semplicità: meno master chef e più piatti della nostra tradizione, meno artifizi complicati e ingredienti esotici e più roba buona del nostro territorio, quella dei nostri nonni. Mangiare bene e sano è sinonimo di un trionfo anche e soprattutto della logica condita con tanto, strabenedetto, smarrito buonsenso.

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