Auguri al "CIGNO DI UTRECHT"

Van Basten, 50 anni di classe pura

Van Basten, 50 anni di classe pura
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Pare che il mago, quello da cui andava Liedholm, quel giorno guardò dentro a un fondo di bicchiere e poi, con l'aria severa, pronosticò: «Questo in Italia topperà». Nemmeno gli astri hanno mai capito Marco Van Basten, figuriamoci i cialtroni. Nell'ultima intervista l'abbiamo visto con le occhiaie allungate nella malinconia, l'aria stanca, il mento mal rasato. Cinquant'anni possono essere davvero un'infinità, dipende dal peso dell'esistenza, e quella di Marco non è mai sembrata appesa a un palloncino. Ha lasciato il calcio molto prima del necessario per un problema alla caviglia, una rogna che lo ha tormentato per anni. Interventi sbagliati, sotto i ferri un'infinità di volte. Il giorno del suo addio a San Siro si era presentato con una camicia rosa e un giubbotto di renna. Capello e Sacchi avevano pianto. Galliani, l'amministratore delegato della squadra rossonera, narrò: «Il calcio perde il suo Leonardo Da Vinci». Poi Marco si è messo a fare l'allenatore, ma non è durata. È stato il ct dell'Olanda che non ha vinto nulla, e poi tecnico dell'Az Alkmaar, ma qualche giorno fa ha detto basta: ha l'ansia. «Già quando giocavo ero teso, e la notte dormivo poco. Da allenatore è anche peggio». E ha aggiunto: «La vita è una sola».

Liesbeth, la sua fidanzata, prima di arrivare in Italia lavorava in coffe shop, e dopo che Marco aveva detto sì al Milan la sera gli preparava sempre gli spaghetti. Il giorno della presentazione i giornali avevano dato spazio a un altro, a Scifo, che però era stato comprato dall'Inter. A casa Marco aveva la maglia di Incocciati, ma della sua passione per il Milan si venne a conoscenza soltanto dopo. Van Basten si è dovuto trasformare in un Cigno, e dopo l'abbiamo ammirato tutti, bello e leggero, cullarci nei sogni. Tre Palloni d’oro, più di trecento gol (301), un campionato europeo con la maglia dell’Olanda, sette coppe europee, sette campionati, sette coppe nazionali. Tutto in undici anni, un concentrato così vitaminico da sembrare impossibile che Van Basten, oggi, ne faccia solo cinquanta. La vita è una sola, è vero, ma ce ne sono alcune più tormentate di altre. Maradona su di lui ha sempre avuto un'idea ben precisa: «Si è fatto male quando stava diventato il più bravo di tutti». Più bravo, e così normale nella sua straordinarietà, che nessuno ci poteva credere. A Milanello si presentava su una Lancia Turbo, e la sera che vinse la Coppa dei Campioni uscì dallo spogliatoio con l'asciugamano in testa: «Scusate, avete mica un pettine?». Il giorno che si è sposato lo ha fatto in stampelle, ma a tutti è sembrato normale. Tutte le prodezze di Van Basten (in maglia Milan, ma non solo).   http://youtu.be/BU3TeLiMOYw   Sì, la vita è una sola. Ma dentro i cinquant'anni di Marco ci sono un sacco di cose, di gol, sorrisi, colpi di tacco, rovesciate, che sembrano quasi tre. Giocatore di golf, di bridge, di cricket. Aveva imparato a suonare uno Steinway. Aveva cercato di capire la musica. Molte delle cose che ha fatto Marco da giocatore sono entrate nella storia. Come il gol segnato nel' '88 al portiere russo Dasaev, nella finale degli Europei. Dopo quella di Maradona è la più bella di tutte. Un anno dopo segna una doppietta allo Steaua, gol che regalano al Milan la Coppa dei campioni. Nella stessa competizione, nel ’92, andrà a segno quattro volte con il Goteborg. Con la maglia del Milan ha segnato centoventiquattro gol, ma la cosa impressionante non è averli segnati in ottantacinque partita: è che il Milan non ne ha mai persa una. Lo straordinario gol segnato da Van Basten nella finale di Euro '88.   http://youtu.be/fkKK8H18tCA

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