Domenica 18 la camminata

È vero, Bergamo ha un cuore grande Grazie alla onlus Cure Palliative

È vero, Bergamo ha un cuore grande Grazie alla onlus Cure Palliative
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Se non avete ancora deciso come trascorrere la prossima domenica (il 18), ecco un'ottima occasione per fare del bene, a se stessi e agli altri. In questa data si terrà, puntuale come sempre, l’undicesima camminata della solidarietà dal nome Bergamo ha un cuore grande. L’evento, organizzato dall’Associazione Cure Palliative Onlus, vuole essere un’occasione per sensibilizzare i bergamaschi (e non solo) sul grande lavoro dell’Hospice Kika Mamoli di Borgo Palazzo e sull’assistenza domiciliare per i malati in fase avanzata. La camminata, valida per i concorsi IVV (internazionale) e piede alato Fiasp (nazionale), si comporrà di tre percorsi liberi da quattro, dieci e diciassette chilometri, con un bel panettone ad attendere, all'arrivo, tutti i partecipanti: si parte dall’Hospice e si arriva all’Hospice.

 

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I numeri dell'assistenza e della beneficenza. Il tema dei malati inguaribili in fase avanzata, ma curabili, è molto sentito sul territorio bergamasco, sia per l’attenzione dei cittadini che per la  grande quantità di persone coinvolte direttamente. Tra  città e provincia, nel 2015 sono stati circa 4mila i malati che hanno necessitato di queste cure, di cui 990 sono quelli accolti nei sette hospice provinciali. Un numero che viene coperto da medici, infermieri e volontari attivi oggi nel campo delle cure palliative. Come ha sottolineato il presidente dell’associazione Arnaldo Minetti in un’intervista a L’Eco di Bergamo, «la rete delle cure palliative è certamente tra le migliori d’Italia. Possiamo contare su sette hospice a Bergamo e provincia e una diffusione domiciliare delle cure palliative. […] Ma è fondamentale che aumenti il numero dei palliativisti e degli operatori sanitari formati nel settore». Da questo punto di vista, la onlus bergamasca non si è mai fatta attendere, raccogliendo nel 2015 (attraverso donazioni, raccolte fondi e 5xmille) circa 534mila euro. Questi soldi hanno finanziato non solo il lavoro di medici e psicologi per un valore di 350mila euro, ma anche corsi di formazione, pubblicazioni e iniziative come la camminata di domenica 18 dicembre o il Gran Galà Bergamo al Teatro Donizetti.

 

 

Per il 2016 si pensa di poter raccogliere i fondi necessari per migliorare ancora di più il servizio: è importante sottolineare che il rapporto per ottimizzare le risorse ad oggi disponibili dovrebbe essere composto «da un 20% di lavoro in hospice e l’80% sul territorio». Attualmente sono 76 i posti letto disponibili per cure palliative presenti in provincia. Le due strutture cittadine contano entrambe dodici posti; i rimanenti sono divisi sulle cinque realtà provinciali (di cui l’ultima, aperta a Treviglio a fine 2015, con qualche cavillo burocratico ancora da sistemare).

Una rivoluzione culturale e terapeutica. Al di là dei numeri, l’associazione, sostenuta dalle donazioni dei bergamaschi, sta portando una vera e propria «rivoluzione culturale e terapeutica» nel mondo delle cure palliative. Si è iniziato un percorso che porti l’hospice a non essere più visto come «un posto dove si va a morire, ma il luogo che offre cure che ti permettono di vivere bene anche questa parte dell’esistenza». Protagonista indiscusso di questo progetto all’avanguardia è l’Hospice Kika Mamoli legato all’Asst del Papa Giovanni XXIII, che si distingue sul panorama italiano con il primato nell’applicazione di questo metodo innovativo. Questo approccio rivoluzionario consiste nell’utilizzo di cure palliative simultanee e precoci che mettano in relazione il lavoro compiuto dagli specialisti di altri reparti e dai palliativisti che seguono insieme il paziente. Si tratta di una collaborazione multidisciplinare che ha come obbiettivo creare un piano di cure che vada oltre la semplice terapia del dolore.

 

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Altro aspetto fondamentale è la precocità di questo meccanismo che attiva l’intervento delle cure palliative fin dalla diagnosi di inguaribilità. Un percorso che allo stesso tempo, nonostante le grandi difficoltà, ha al centro le volontà del malato che, assieme alla famiglia, è elemento partecipe delle decisioni riguardanti le modalità di cura.  Come ricorda Minetti: «Queste cure nascono con una primaria applicazione, che è quella dell’oncologia, ma oggi non è più solo così: i palliativisti al Papa Giovanni offrono consulenza ed esperienza per una svariata gamma di specialità, dalla medicina, all’oncologia, fino alla chirurgia, all’infettivologia e la neurologia». Un progetto significativo e ambizioso che grazie alla generosità dei bergamaschi e alla caparbietà dell’Associazione Cure Palliative Onlus, è diventata realtà.

Per informazioni: info@associazionecurepalliative.it

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