Il riconoscimento

A Villa d'Adda il Birraio dell’anno È Marco Valeriani dell'Hammer

Aveva già vinto il titolo nazionale due anni fa. Il premio tende a valutare la bravura tecnica nel suo complesso, la filosofia, la costanza qualitativa

A Villa d'Adda il Birraio dell’anno È Marco Valeriani dell'Hammer
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Primo due anni fa, secondo lo scorso anno, ancora primo oggi: se ancora c’era qualche dubbio circa il fatto che il brianzolo Marco Valeriani fosse la punta di diamante nel panorama birrario italiano, è stato spazzato via definitivamente. Almeno stando al podio del premio “Birraio dell’anno 2019”, che ha visto primeggiare, la scorsa domenica 20 gennaio a Firenze, il creatore delle apprezzatissime produzioni del birrificio Hammer di Villa d’Adda. Insomma, il piccolo paese bergamasco è finito di nuovo sul tetto d’Italia nel secondo concorso birrario per importanza (dopo il premio “Birra dell’anno” di Unionbirrai, che sarà assegnato fra meno di un mese alla fiera “Beer Attraction” di Rimini e che ha visto lo scorso anno Hammer al terzo posto assoluto), indetto dal network di settore, cioè Fermento Birra. Soddisfatti - e come potrebbe essere altrimenti - gli imprenditori Fausto Brigati e il fratello Roberto (che già guidano una fabbrica metalmeccanica a Carvico, da qui il riferimento ad Hammer, il martello), insieme a Letizia Zoia e al secondo birraio Matteo Palmisano.

 

Marco Valeriani è considerato il “mago delle ipa” (le birre luppolate “all’americana” ormai da qualche anno in cima alle preferenze degli appassionati), ma negli anni ha saputo imporsi anche come alchimista delle birre scure, come porter, stout e black ipa. Originario di Meda, abita a Seregno. Vero brianzolo, quindi. E prima metteva la faccia sulle sue creazioni al birrificio Menaresta di Carate Brianza (anche letteralmente, con tanto di caricatura sulle etichette). Il premio assegnato da Fermento Birra tende a valutare la bravura tecnica del birraio nel suo complesso, la sua filosofia, la costanza qualitativa dei prodotti. Un’affermazione personale per Valeriani che non potrà che amplificare ulteriormente la popolarità anche del brand villadaddese, ormai “di culto” per gli appassionati delle artigianali.

Gli altri. A Firenze è arrivato secondo il birraio Giovanni Faenza di Ritual Lab (Roma), terzo un altro lombardo, ovvero Luigi “Schigi” D’Amelio di Extraomnes (Marnate, Varese), poi Conor Gallagher-Deeks di Hilltop (Roma) e, al quinto posto, Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini di MC-77 (Marche) a pari merito con Emanuele Longo del birrifico Lariano di Sirone, in Provincia di Lecco (che ha il suo storico locale, Statale 52, a La Valletta Brianza). Tra gli emergenti, Luca Tassinati di Altotevere (Perugia), che ha preceduto Umberto Calabria di Jungle Juice (Roma), Giorgio Masio di Altavia (Savona), Adriano Giulioni di Babylon (Marche) e Alessandro Sanna e Federico Bianco di Bellazzi (Bologna).

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