Il nome scelto da Renzi

Sergio Mattarella presidente. Vita, elezione e commenti

Sergio Mattarella presidente. Vita, elezione e commenti
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Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica Italiana. Dopo tre votazioni andate a vuoto, quelle in cui era necessario ottenere la maggioranza qualificata dei due terzi dei votanti (673 voti), a Montecitorio, nella mattina di sabato 31 gennaio, è andata in scena la quarta e definitiva votazione. Il quorum da raggiungere era di 505 voti, pari alla maggioranza assoluta: Mattarella ne ha ottenuti 665, una vittoria netta, segno che tutti coloro che avevano promesso il loro voto hanno mantenuto la parola data. Si fermano a 105 le schede bianche, mentre il candidato grillino Ferdinando Imposimato porta a casa 127 voti. Un risultato atteso e previsto, una nuova vittoria per il premier Matteo Renzi, che su quel nome ha deciso di puntare forte sin da subito, nonostante sapesse che avrebbe fatto traballare il patto del Nazareno siglato con Silvio Berlusconi, e quindi Forza Italia, per portare avanti le riforme. Un nome scelto per ricompattare il suo partito, fino a pochi giorni fa logorato dalle divisioni tra i "renziani" e la minoranza più estremista, guidata da Pippo Civati, Stefano Fassina e Gianni Cuperlo, che invece, nella mattina di giovedì 29, hanno applaudito convinti la candidatura scelta dal primo ministro.

Una scelta che ha spiazzato molti e che ha costretto Forza Italia e Nuovo Centrodestra a fare i conti al proprio interno. La nottata di venerdì 30 gennaio è stata ricca di incontri e trattative. Alla fine, Alfano è capitolato davanti all'evidenza: per poter continuare a restare al governo con Renzi, avrebbe dovuto abbassare la testa e accettare Mattarella. E così è successo: intorno alle ore 20.30 è stato diramato un comunicato stampa firmato Ncd in cui veniva reso noto che anche i parlamentari guidati da Alfano avrebbero messo nell'insalatiera il nome del giudice costituzionale. Una scelta che ha portato a fratture interne insanabili, con due onorevoli che hanno deciso di lasciare il partito. Berlusconi, invece, ha deciso di restare a guardare e confermare scheda bianca anche in quarta votazione.

Le reazioni. Una volta che la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha letto per la 505esima volta il nome di Sergio Mattarella, cioè quando la sua elezione è diventata ufficiale per il superamento del quorum necessario, nell'aula è scoppiato un lungo e sentito applauso. Il giuramento è previsto per inizio settimana prossima, probabilmente martedì. Intanto però Mattarella ha rilasciato le prime dichiarazioni ufficiali da presidente della Repubblica, dichiarando: «Il mio pensiero va alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini».

 

 

Tra i primi a commentare l'elezione, il premier Matteo Renzi, secondo molti analisti vero vincitore di questa fondamentale partita politica.

 

Filippo Sensi, in arte sui social Nomfup e capo ufficio stampa del Partito Democratico dopo essere stato nominato da Matteo Renzi, ha postato sul proprio profilo Instagram una bellissima foto in cui si mostrano il premier che segue lo spoglio dei voti insieme all'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Con il Presidente #cosediquirinale Una foto pubblicata da Nomfup (@nomfup) in data:

 

Congratulazioni al nuovo capo di Stato anche da parte di Pietro Grasso, presidente del Senato, che comunica attraverso Twitter di aver raggiunto telefonicamente Mattarella per fargli il più sentito in bocca al lupo.

 

 

Intanto la notizia inizia a fare il giro del mondo. Tra i primi a darla i britannici della BBC.

 

Grande soddisfazione anche da parte di Maria Elena Boschi, il ministro per le Riforme Costituzionali e i Rapporti con il Parlamento.

 

Non l'ha presa benissimo, invece, la Lega. Il Carroccio, insieme a Fratelli d'Italia e come annunciato dal proprio leader Matteo Salvini, ha supportato anche alla quarta votazione il giornalista Vittorio Feltri.

 

 

Decisamente più soddisfatto, invece, il bergamasco Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole.

 

 

Poco convinto, fino al pomeriggio di venerdì, era Angelino Alfano, che alla fine, invece, dopo una lunga trattativa con il premier Renzi ha deciso di dare il proprio supporto al giudice costituzionale Sergio Mattarella.

 

 

I complimenti a Mattarella giungono anche dal suo predecessore al Colle, Giorgio Napolitano, che in questi giorni ha lavorato per far convergere sul giudice costituzionale una larga maggioranza, in accordo con il premier Renzi: «Mattarella è un punto saldo di riferimento per le riforme, rappresenta un salto di qualità politico». Anche Papa Francesco s'è "scomodato" attraverso un telegramma, in cui si augura che il nuovo presidente «possa esercitare il suo alto compito specialmente al servizio dell'unità e della concordia del Paese».

Dall'estero i primi complimenti sono giunti dalla Russia, con Vladimir Putin che ha inviato un telegramma di auguri a Sergio Mattarella ricordando gli storici e stretti rapporti bilaterali e dicendosi certo di «conservare e aumentare il potenziale positivo dei legami russo-italiani su tutte le direttrici, nell'interesse dei popoli dei due Stati». Poco dopo sono arrivati anche gli auguri di Francois Hollande che si è detto «impaziente» di stringere lo stesso legame che aveva con Giorgio Napolitano «al servizio dell'amicizia franco-italiana e di un'Europa più forte e più prospera».

Anche Silvio Berlusconi, nonostante l'amarezza di questa elezione al Quirinale, s'è congratulato con il nuovo inquilino del Colle attraverso un telegramma, seppur i più vicini a Mattarella l'abbiano definito «molto asciutto, un semplice augurio di buon lavoro». L'amarezza del Cav forse è anche legata al fatto che in Forza Italia, nonostante l'indicazione di votare scheda bianca, sono arrivati diversi voti a favore di Mattarella, probabilmente da parte dei più vicini a Fitto. Parla ai media, invece, Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi, che dichiara: «Una volta eletto è il presidente di tutti. Mattarella è una persona seria, il Pd lo è stato meno».

 

>>>ANSA/DOMANI SI VOTA MATTARELLA, FI NEL CAOS, NCD SI SPACCA

 

Chi è Mattarella. Il nuovo presidente della Repubblica a molti, fino a pochi giorni fa, non diceva nulla. In pochi ricordano il suo operato, visto che da qualche anno ha abbandonato le affollate e confuse sale della politica. Ma se vi dicessimo Mattarellum? Eh già, la tanto discussa legge del 1993 è stata fatta proprio da lui, Sergio Mattarella. Noi, oggi, la ricordiamo con l’espressione coniata dal politologo Giovanni Sartori, ma il riferimento al suo cognome è sostanzialmente un’evidenza.

Palermitano, 73 anni, sposato e padre di tre figli, Sergio è figlio del famoso Bernardo Mattarella, politico democristiano più volte ministro tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e fratello minore di Piersanti, che nel 1980 fu assassinato nella sua automobile da Cosa Nostra mentre era presidente della Regione Sicilia. Vicino per tradizione familiare alla Democrazia Cristiana, Sergio Mattarella inizia la sua “carriera politica” solo dopo la morte del fratello. È il 1983 quando viene eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione della Sicilia Occidentale. Fa la sua seconda comparsa alla Camera nel 1987 dove si mantenne vicino alle correnti di sinistra del partito ed in particolare al segretario politico Ciriaco De Mita. Proprio in quell’anno viene nominato ministro dei Rapporti con il Parlamento nel governo Goria e sarà confermato nell'incarico anche l'anno successivo sotto il governo De Mita.

Mattarella è un uomo tenace e fermo nelle sue decisioni, disposto al dialogo ma non a sacrificare i suoi principi. «Sotto quel vestito grigio e dietro quei modi felpati c'è un uomo con la schiena dritta, un "hombre vertical" capace di discutere giorni interi per trovare un compromesso con l'avversario, ma anche di diventare irremovibile se deve difendere un principio, una regola o un imperativo morale», così lo descrive un articolo di Repubblica di qualche giorno fa. Questa sua fermezza d’animo emerge con forza agli inizi degli anni ’90, quando è Ministro della Pubblica Istruzione sotto il quarto governo Andreotti. Il 27 luglio del 1990 si dimise dall’incarico, protestando contro l'approvazione della legge Mammì e dando inizio a uno scontro indiretto nei confronti di Silvio Berlusconi. Il gruppo Fininvest, infatti, era tra i principali beneficiari di quella legge che regolava il mercato radiotelevisivo legittimando la situazione esistente in quel momento. Ecco spiegato perché il Cavaliere non ha accettato la sua candidatura e ha deciso di non supportare il suo nome, seppur alla fine abbia dovuto accettare che sarà proprio Matterella il nuovo Capo di Stato.

Mai colpito dalle inchieste su Tangentopoli – o meglio, Il Post scrive che venne accusato da un imprenditore siciliano di aver ricevuto 50 milioni e dei buoni benzina, ma poi venne assolto dall’accusa - Mattarella fu tra i protagonisti più attivi del rinnovamento della Dc nei primi giorni della seconda Repubblica. Nel 1994 è tra i fondatori del PPI (Partito Popolare Italiano) ma dopo breve tempo ne prese velocemente le distanze. Il suo allontanamento è da spiegare ancora una volta con l’avversione nei confronti di Berlusconi. In quel momento, alla segreteria del Partito Popolare Italiano c’era Rocco Buttiglione che si stava molto avvicinando al leader di Forza Italia in vista delle elezioni del 1996. L’ipotesi che Forza Italia potesse entrare nel Partito Popolare Europeo venne definita da Mattarella «un incubo irrazionale» mentre Buttiglione venne descritto come uno che «vuole uccidere il partito».

Nel 1996, durante il governo D’Alema è stato nominato vicepresidente del Consiglio, mentre nei due successivi governi (D’Alema II e Amato II) è stato Ministro della Difesa. Come scrive ancora Il Post, «nel 1999 ci fu un altro scontro pubblico con Berlusconi, che in un articolo de Il Tempo aveva ricordato De Gasperi in occasione della commemorazione per il 45esimo anniversario della sua morte rivendicandone l’eredità. Mattarella commentò: "De Gasperi appartiene a tutti coloro che hanno a cuore la democrazia. Questo non vuol dire che chiunque possa chiamarsi suo seguace o erede"».

Nel 2001 ritorna alla Camera con la Margherita, e dal 2001 al 2002 è stato vicepresidente del Comitato per la legislazione, che ha poi presieduto fino al 2003. Il 5 ottobre 2011 è stato eletto giudice della Corte costituzionale dal Parlamento in seduta comune, posto che dovrà ora lasciare per trasferirsi al Quirinale. È lui il nuovo presidente della Repubblica Italiana.

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