25 Aprile, le critiche del leghista Belotti e di Sinistra Italiana a Gori e al suo discorso
Il lumbard non ha gradito le osservazioni sull'assenza del centrodestra in piazza. I "rossi", invece, parlano di «propaganda di guerra»
Ad animare le polemiche in occasione dei festeggiamenti del 25 Aprile, quest’anno, non hanno contribuito soltanto le dichiarazioni della vigilia del presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, giudicate da molti ambigue rispetto alla Resistenza degli ucraini di fronte all’invasione russa. Ad alimentare ulteriormente il dibattito ci ha pensato oggi il deputato della Lega Daniele Belotti, rispondendo a distanza al sindaco Giorgio Gori. «Il sindaco Gori dice che il 25 aprile è di tutti? Bene, ma ora lo dimostri», ha scritto Belotti su Facebook.
Tutto nasce dall’assenza ieri, in piazza Vittorio Veneto, dei rappresentanti dei partiti del centrodestra che, a Bergamo, siedono all’opposizione. Unica eccezione Enrico Facoetti, capogruppo del Carroccio a Palazzo Frizzoni, presente alla manifestazione del 25 Aprile. Un’assenza che non è passata inosservata e che è stata evidenziata dal primo cittadino, il quale ha stigmatizzato il comportamento dei consiglieri comunali d’opposizione, lodando al contrario l’atteggiamento dimostrato da Facoetti.
Un affondo che ha colpito Daniele Belotti, il quale ha replicato recuperando la tesi per cui il 25 Aprile sarebbe in realtà una ricorrenza divisiva. «Se è vero che il 25 Aprile è di tutti, perché sono ammesse al corteo solo bandiere dei partiti di sinistra? – sostiene il leghista -. Se è vero che il 25 Aprile è di tutti, perché quest’anno è stato dato spazio sul palco istituzionale alle frange più estreme, quelle dei centri sociali che si nascondono dietro al fantomatico “Progetto Adriana” che vuole cancellare le intitolazioni ad Antonio Locatelli? Se è vero che il 25 Aprile è di tutti perché negli anni scorsi i sindaci di centrodestra Veneziani e Tentorio venivano sempre accolti da fischi e insulti tra l’immobilismo, se non addirittura il compiacimento, dei rappresentanti istituzionali di sinistra?».
Belotti, ricordando il passato partigiano del padre, «che appena diciottenne si unì alla brigata Camozzi di stanza sui monti sopra Valgoglio», ha sostenuto che anche lui vorrebbe partecipare alle celebrazioni, ma che purtroppo «il 25 Aprile non è di tutti. L’ultima volta che ho aderito a un corteo sono stato aggredito, insieme ad altri leghisti, a suon di calci e pugni. Eravamo a Milano, nel 1995. Più volte, da allora, ho chiesto pubblicamente che la manifestazione bergamasca fosse priva di bandiere di partito proprio per ricordare che la liberazione non è solo di sinistra (a Bergamo, tra l’altro la resistenza cattolica di Giustizia e Libertà era più consistente di quella comunista). Richiesta, ovviamente, finita nel vuoto. Dopo le parole del sindaco quindi mi permetto di chiedere a Gori di dimostrarlo con i fatti questo suo “è di tutti”».
Il messaggio pubblicato sui social dal deputato del Carroccio si chiude con una serie di domande rivolte a Giorgio Gori. «Caro Gori, sei disposto a chiedere di non portare bandiere dei partiti di sinistra nel corteo? Caro Gori, nel caso non fossi di questa idea, saresti d’accordo ad accettare anche i simboli di centrodestra? Caro Gori, visto che hai apprezzato la presenza del capogruppo leghista, faresti un passo in più chiedendo al Comitato Antifascista Bergamasco di invitare ufficialmente i rappresentanti istituzionali di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia? Dopo quasi 80 anni dalla fine della guerra, magari un passo avanti verso l’unità si potrebbe anche fare».
Critiche anche da Sinistra Italiana
Il discorso del sindaco Giorgio Gori non è stato apprezzato neanche dalla sezione bergamasca di Sinistra Italiana, critica rispetto alla necessità di sostenere la resistenza ucraina anche inviando armi. L'intervento del primo cittadino «non è stato un discorso istituzionale ma una propaganda di guerra - si legge in un comunicato di Sinistra Italiana Bergamo -, irresponsabile perché fomenta la guerra, invece di cercare la via del negoziato per raggiungere la pace».
Nella nota il partito non manca di accusare Putin, reo di volere la guerra come «la Nato a comando USA che puntano a un'escalation», ma anche la stampa governativa e le tv nazionali, colpevoli di ignorare la posizione sostenuta dalla maggioranza degli italiani, che sarebbero contrari a un invio delle armi in Ucraina e all'aumento delle spese militari.
«Il sindaco di Bergamo ha affermato che “Tutti siamo per la pace ma la pace non si ottiene solo con le bandiere” e che “se vuoi la pace devi preparare la guerra”, cioè fare la guerra - continua Sinistra Italiana Bergamo -. Ma questo significa “fare il deserto e chiamarlo pace”, con il seguito di vittime e stragi di popolo, in Ucraina come in tutte le guerre in America latina come in Medio Oriente, che hanno insanguinato quei popoli. Continuiamo a sostenere che l’unica soluzione reale e concreta per la pace è il cessate il fuoco, non l’invio di armamenti a cui siamo contrari. Ci indigna e preoccupa, e dovrebbe indignare e preoccupare tutti il più grande riarmo dell’Europa dopo il 1945».