L'intervista

Carlo Saffioti vicesindaco? «Non posso tirarmi indietro, mi sembrerebbe di disertare»

Era fra i papabili candidati sindaco, ma FdI gli ha preferito Pezzotta. Ora la coalizione gli chiede una mano

Carlo Saffioti vicesindaco? «Non posso tirarmi indietro, mi sembrerebbe di disertare»
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di Wainer Preda

Mentre scriviamo, la decisione del centrodestra su Carlo Saffioti vicesindaco non è ancora stata presa. Secondo indiscrezioni arriverà dopo Pasqua. Lui, da politico esperto, per ora non si sbilancia. E come sua consuetudine preferisce il ragionamento agli annunci a effetto. «Manca ancora l’ufficialità, dunque aspettiamo» dice con la proverbiale cautela.

Tuttavia siamo a un passo, sembra di capire. Come si sente?

«In origine avevo dato la mia disponibilità alla candidatura a sindaco, e in quel caso avrebbe prevalso il piacere sul dovere. In questa vicenda prevale l’aspetto del dovere sul piacere. Fermo restando che c’è anche una parte di soddisfazione personale, dal mio punto di vista non posso tirarmi indietro proprio ora, mi sembrerebbe di disertare».

Che rapporto ha con Andrea Pezzotta?

«Ci conosciamo da tantissimi anni. Da quando siamo ragazzi. C’è un rapporto di stima, fiducia e amicizia».

Lei è un politico di lungo corso. Lui no.

«Questo può agevolare l’amministrazione della città e rafforzare la coalizione».

Non c’è dubbio che lei sia molto stimato a Bergamo. Cosa porta in dote a Pezzotta?

«La mia candidatura, almeno vista da fuori, è quella di una persona che ha un certo consenso e considerazione in città, raggiunti con anni di impegno in campo professionale, sociale, del volontariato e anche politico. Credo che la mia possa essere una candidatura che rafforza l’appello all’elettorato liberale e centrista, che in questo momento è quello un po’ più in difficoltà».

Cosa pensa di questo inizio di campagna elettorale?

«Sembra che debba ancora iniziare. Ci sono questi incontri fatti dai candidati nei vari quartieri. Mi sembra ancora una fase di conoscenza. Non mi pare ci sia stato un confronto o la comunicazione di un preciso programma elettorale, né da una parte, né dall’altra».

Cosa pensa si possa fare per migliorare Bergamo, posto che negli ultimi 10 anni, converrà, sono stati fatti grossi passi in avanti?

«Sicuramente il consenso di cui gode il sindaco Gori sta a dimostrare che ha fatto tante cose positive. Non tutte. Però alcune ne ha fatte».

E lei?

«Non mi chieda ora di entrare nello specifico. Però vivendo in città ho notato alcune criticità, che peraltro sono già state evidenziate. La sicurezza, il traffico, l’integrazione, così come i futuri nuovi insediamenti. Porta Sud, quello grande di via Bianzana, la Montelungo, gli ex Riuniti, l’ex Reggiani. Bisognerà riuscire a integrarli nella città. Non devono snaturare quello che Bergamo ha acquisito nei decenni e nei secoli: la sua armonia, la sua qualità della vita. La sfida sarà quella di integrare queste grosse realizzazioni senza che la città venga trasformata in qualcosa che non è mai stata».

E già questa, di per sé, è una visione di città.

«Sono tutti temi (...)

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