Regionali

Un ciclone nel centrodestra: Valerio Bettoni mira all'assessorato (della Magoni)

L'ex presidente della Provincia capolista con Forza Italia, da "democristiano indipendente". «Corro per vincere, non per fare la comparsa»

Un ciclone nel centrodestra: Valerio Bettoni mira all'assessorato (della Magoni)
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di Wainer Preda

«Vede, il punto più alto della mia carriera politica è stata la presidenza della Provincia...». Si commuove Valerio Bettoni quando parla del suo passato. Anni di sacrifici, di tempo sottratto alla famiglia, di migliaia di chilometri su è giù per le strade della Bergamasca. A stringere mani. A incontrare persone, a cercare di risolvere problemi collettivi. «A fare qualcosa di buono per la gente bergamasca. Io ho sempre lavorato, sette giorni su sette, per i bergamaschi. Le confesso che ci sono stati momenti in cui, stremato dalla fatica, dovevo accostare l’auto e prendermi qualche minuto di riposo».

A 74 anni, l’ex presidente della Provincia e ora numero uno di Aci Bergamo - che ha risanato nel giro di pochi anni facendolo diventare il terzo del Nord Italia -, torna in campo. Capolista alle elezioni regionali in Bergamasca, con Forza Italia.

Lui, d’altronde, la politica ce l’ha nel sangue. Battagliero, a volte fumantino, ma umile e capace di fare sintesi con pragmatismo. Atalantino doc, poche persone amano e conoscono la Bergamasca e i bergamaschi quanto lui. Un colpaccio per Alessandro Sorte, che l’ha voluto a guidare la lista azzurra.

Bettoni, di nuovo in corsa. Chi glielo fa fare?

«Qualche mese fa un amico democristiano di lunga data è venuto a trovarmi: “Valerio, ci sono le regionali. Dal momento che non mi pare che ci siano molte aquile in giro, te la sentiresti?”. La settimana successiva ho incontrato Sorte e Forza Italia. Dopo quell’incontro, le dico la verità, non è che fossi troppo convinto. Ho riflettuto a lungo. Ho pensato a tutti gli sforzi che in passato ho chiesto alla mia famiglia. Avevo tanti dubbi».

Poi invece...

«Poco prima di Natale, sono tornati all’attacco. Ho posto delle condizioni, ne ho parlato con mia moglie e alla fine ho deciso di accettare».

Cosa ha messo sul tavolo?

«Sono stato limpido: se corro, corro alle mie condizioni. Io non voglio etichettature di partito. Ho una storia politica chiara e conosciuta. Ho sempre lavorato per la mia comunità. Risolvere i problemi della mia gente è sempre stato l’obbiettivo, indipendentemente dai partiti. Sia chiaro, io corro per vincere, non per fare la comparsa. Forza Italia mi ha offerto di fare il capolista. Io certamente ci metterò del mio, come sempre. Però bisogna costruire, e dobbiamo farlo in due».

Mi risulta che nel frattempo abbia avuto anche altri corteggiatori.

«Sì, è vero. Sono stato avvicinato anche da altre realtà importanti».

Quali, se mi consente?

«Non me lo chieda».

E perché ha scelto Forza Italia?

«Perché ci sono affinità politiche. La Democrazia Cristina ha fatto nascere il Partito Popolare Europeo. E oggi Forza Italia ne è parte integrante. Gli azzurri sono moderati, come il sottoscritto. Forza Italia è un partito di centro, non è destra né sinistra. Diciamo che, pur da civico indipendente, è l’ambito che più mi è vicino».

Ma si iscriverà al partito di Berlusconi?

«No, io sono un democristiano. Ho sempre votato Libertas: quello è il mio unico simbolo. Quella è la cultura in cui sono cresciuto».

Perché Sorte ha scelto lei?

«Aveva bisogno di allargare la compagine non esclusivamente alla politica, ma anche alla società civile. Non sono ingenuo, mastico politica da quando avevo i calzoncini corti. È evidente che Sorte deve mostrare ai vertici di Forza Italia che il partito in Bergamasca può raggiungere cifre importanti, magari più alte che nelle altre province. E Bettoni, con la sua storia, la sua esperienza e le tante persone che conosce, può fare al caso».

Stavolta cosa conta di fare per i bergamaschi?

«Sono tantissimi gli ambiti in cui la Lombardia ha bisogno di nuova spinta. La nostra regione è un piccolo Stato. Fontana è un’ottima persona, lo stimo. Ma ogni governatore deve essere affiancato da una squadra all’altezza. Se guardo al turismo in provincia di Bergamo, per esempio, non mi faccia dire cosa penso».

Ce l’ha con Lara Magoni?

«Gli assessori devono fare gli assessori, non fare salotto. Sono eletti o nominati per affrontare e risolvere i problemi del territorio».

Se le proponessero un assessorato in Regione, accetterebbe?

«Ci ragioniamo. Sono consapevole delle difficoltà. Tengo i piedi per terra».

Farebbe l’assessore al Turismo?

«Potrebbe essere interessante. A me piace (...)

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