Deroghe alla zona rossa, la Val di Scalve si unisce alla richiesta: «Qui tensione crescente»
La Bergamasca in pressing per chiedere alle istituzioni un allentamento delle restrizioni, alla luce di dati epidemiologici incoraggianti
Il ripiombare nella zona rossa fa discutere. Soprattutto a Bergamo, un territorio che fortunatamente, almeno per il momento, è stato soltanto marginalmente toccato dalla seconda ondata del virus. Comune e Provincia hanno scritto alla Regione esortandola a chiedere una deroga al Governo rispetto alle limitazioni imposte dal Dpcm. Un appello accolto dal bergamasco Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico scientifico, il quale ha aperto alla possibilità di misure differenziate.
I malumori causati da questa ulteriore stretta però non si sono fermati ai confini del capoluogo, ma sono arrivati fino in Val di Scalve: la Comunità montana ha inviato una lettera al prefetto Enrico Ricci, al presidente regionale Attilio Fontana e al premier Giuseppe Conte nella quale si evidenzia «una tensione ormai non più latente».
Nel testo si sottolinea che la tenuta psicologica ed economica della Valle, ormai libera dai contagi, è minata da provvedimenti controversi e non tempestivi. «Non vorremmo giungere a constatare da spettatori inermi qualche iniziativa ai margini della legalità – spiega la Comunità montana -, in particolar modo dagli operatori del settore della ristorazione, alberghiero e del commercio, il più colpito dalle prolungate e intermittenti chiusure: ci stiamo adoperando giornalmente affinché i nostri operatori turistici mantengano un profilo corretto e collaborativo».
Il timore è che, vista la carenza di ristori, molti imprenditori non siano più in grado di riaprire qualora le chiusure si prolungassero ulteriormente. Tra i settori maggiormente penalizzati vi è quello sciistico, costretto a chiudere nonostante gli investimenti sostenuti per adeguarsi alle normative.
Una delle richieste avanzate dal documento sarebbe quindi l’istituzione di una zona gialla provinciale, o sub-provinciale, che consenta la riapertura di ristoranti e negozi e che, in merito agli spostamenti, venga chiarita la possibilità di recarsi nelle località turistiche per godere delle attività offerte dalla montagna.