Cambio di scenario

Elezioni provinciali, la Lega rinuncia al simbolo per accordarsi col Pd (Gandolfi presidente)

Aspro confronto fra gli amministratori lumbard, poi la decisione: il Carroccio passerà attraverso una lista civica. Ma i dem pensano al modello Draghi

Elezioni provinciali, la Lega rinuncia al simbolo per accordarsi col Pd (Gandolfi presidente)
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di Wainer Preda

La sorpresa è arrivata dopo una riunione molto tirata. La Lega non affronterà le prossime Provinciali con il suo simbolo, bensì passerà attraverso una lista civica. Questo per cercare di arrivare a un accordo con il Pd in via Tasso. La decisione, di per sé, è clamorosa. In una delle province più leghiste d’Italia, il Carroccio rinuncia alla sua bandiera e sceglie una posizione più edulcorata, volta ad arrivare a un’intesa con i dem.

È il risultato dell’aspro confronto avvenuto giovedì sera fra gli amministratori leghisti. La riunione, dicono le fonti sentite da PrimaBergamo, è stata tesa. Ha visto un duro scambio di opinioni fra contrari all’accordo col Pd e favorevoli alla trattativa. Alla fine è spuntata la via di mezzo. Una lista civica di matrice leghista, in cui ci saranno probabilmente Masper, Villa e Imeri. E che permetterà al commissario provinciale Cristian Invernizzi di continuare il dialogo imbastito nei giorni scorsi con il candidato del Pd Pasquale Gandolfi, senza spendere la bandiera di Alberto da Giussano.

Cristian Invernizzi, commissario provinciale della Lega

La Lega, che ha il 30 per cento circa dei “grandi elettori” della Provincia, nei giorni scorsi si era mossa in direzione dell’altro “grande azionista” di via Tasso, il Pd. I leghisti avevano contattato il candidato dei dem con l’obiettivo di arrivare a un accordo a due, sufficiente a far man bassa. Al Carroccio d’altronde, un’intesa Lega-Pd conviene, eccome. Perché in un sol colpo taglia fuori forzisti, centristi, sortiani, civici e Fratelli d’Italia. Tutti gruppi e partiti dagli appetiti famelici in termini di nomine che, una volta al tavolo, aspirano ad avere una contropartita. L’alleanza a due, invece, lascerebbe la Lega in posizione favorevole nella spartizione delle poltrone che contano dentro le municipalizzate.

Finora, però, non si è arrivati al “banco pigliatutto”. Il Pd non vuole mettersi nelle mani della sola Lega. Nel senso che i dem preferirebbero tutelarsi anche con un paio di partiti “cuscinetto”, per scongiurare di rimanere ostaggio di eventuali “mattane” leghiste in consiglio provinciale. Per questo Gandolfi ha in mente una coalizione più allargata. Con tutti dentro. Ci sta lavorando da un paio di mesi.

Fra le soluzioni al suo canestro, la principale resta il governo di unità provinciale. Un po’ come quello Draghi. Che comprenda sia il centrosinistra sia il centrodestra. È indigesto ad alcuni leghisti. Ma piace a Forza Italia e, secondo indiscrezioni, anche ad Alessandro Sorte e ai suoi, che lo prenderebbero in considerazione. Gandolfi non esclude nemmeno Fratelli d’Italia. Ma il partito guidato da Daniele Zucchinali ha già detto “no categorico” a candidature politiche di centrosinistra. Specie se del Pd. La destra starebbe pensando a un candidato suo. Appoggiato da una lista Fdi, affiancata dai “Civici” che fanno capo alla new entry Paolo Franco.

Solo che la nuova mossa leghista della lista civica mette in difficoltà Forza Italia. Gli azzurri nei giorni scorsi avevano giocato d’anticipo. Alessandra Gallone, per contare di più, ha puntato al centro. Proponendo una lista con gli eredi di Area Popolare, Azione e Italia Viva. Una lista che si smarcava nettamente dalla Lega. E che ora viene presa in contropiede dalla civica verde sbiadito. Tanto che, secondo indiscrezioni, nelle ultime ore si starebbe prospettando un accordo fra gli azzurri e Fratelli d’Italia.

Lo scenario dunque è in evoluzione. E non mancano i piani B. Se la candidatura Gandolfi non passasse, Forza Italia sarebbe pronta a presentare un candidato moderato, già individuato, su cui provare a far convergere gli altri. Sul medesimo schema però starebbero lavorando anche avversari e alleati. A quel punto, la questione sarà chi arriva prima, con un candidato il meno divisivo possibile. Perché si sa, la grande coalizione (che in molti chiamano “inciucio”), in Provincia, è sempre di moda.

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