Filippo Maria Pandolfi, un grande politico raccontato a chi ha meno di trent'anni
Il discepolo Enrico Fusi: «Si preparava sempre: prima di andare dal meccanico studiava il motore». Gilberto Bonalumi: «Ha insegnato il sacro rispetto dei ruoli»

di Paolo Aresi
Chi era Filippo Maria Pandolfi al di là delle ritualità e celebrazioni ufficiali per la sua morte, avvenuta il 21 marzo scorso, a 97 anni? Ce ne parlano due persone che lo hanno conosciuto bene, all’interno della Democrazia Cristiana. Enrico Fusi, considerato l’ultimo “discepolo” di Pandolfi, e Gilberto Bonalumi, che nella Dc bergamasca si trovava su posizioni piuttosto diverse da quelle del ministro.
Fusi, chi era Pandolfi?
«Per capire Pandolfi bisogna prima di tutto riportarsi a quella generazione che usciva dalla guerra, che aveva affrontato una vita non facile, che era ricca di valori, di ideali precisi. Tutti erano cresciuti negli oratori, tutti avevano un’idea abbastanza chiara del bene comune. Il livello intellettuale della politica era alto. In questo ambiente spiccarono i nomi di Giuseppe Chiarante, Lucio Magri, Luigi Granelli nella politica. Ma anche di altri grandi, fuori dalla politica, come Silvio Garattini, per fare un esempio. La prima cosa che mi viene da dire è che Pandolfi era una persona direi straordinaria, uno che aveva capacità del tutto particolari. Già quando era studente al Sarpi era considerato precoce, dotato di un’intelligenza e di una memoria eccezionali».
Era il primo della classe.
«Sì e no. Nel senso che lui voleva sempre sapere tutto, voleva sempre fare bella figura. Si rompeva l’auto e doveva andare dal meccanico? Lui studiava il motore, le componenti, in modo che dal meccanico potesse dimostrare una sua competenza. Doveva andare dal medico per un dolore? Si metteva a studiare medicina e cercava di farsi un’idea dei suoi disturbi, così poteva capire meglio quel che il dottore gli avrebbe detto».
Proprio il primo della classe, il secchione.
«No, perché lui era autoironico, riconosceva questa sua caratteristica “pesante” e si prendeva in giro da solo. Insomma, era brillante. Il fatto è che lui era curioso di tutto, era interessato a ogni cosa gli si ponesse davanti. Una volta andò in cabina a pilotare un aereo, ovviamente chiese il permesso al pilota. Ma lui aveva studiato persino quello... e poi ne parlava e rideva».
Dicono che avesse le idee molto chiare.
«Diciamo che se le chiariva bene prima di prendere una posizione. Lui aveva un approccio alle questione che dividerei in tre parti: capacità di analisi, di mettere a fuoco bene i problemi; concretezza delle ipotesi di intervento; chiarezza dei ruoli e delle forze in campo. Quindi analizzava, faceva ipotesi, considerava gli attori della questione. Però tutto partiva dallo studio e dalla conoscenza delle situazioni».
Negli anni Sessanta era segretario della Dc cittadina e consigliere comunale.
«Ecco, per esempio. Lui non era certo un urbanista, ma si mise a studiare urbanistica per dare una mano ai progettisti Dodi e Astengo (...)
Le quote latte ? Ennesima imposizione dei paesi nord europei ... per importare latte olandese.... e Pandolfi cosa ha fatto ?
Molte chiacchiere ma di fatto? come gli altri politici bergamaschi, quasi nulla per Bergamo...