Frana sopra Tavernola, Cinque Stelle contro Regione: «Non si vogliono indagare le cause»
Il consigliere regionale pensastellato Dino Alberti non è stato soddisfatto dalla risposta ricevuta dall'assessore al Territorio, Pietro Foroni
Regione Lombardia non avrebbe interesse ad indagare a fondo le cause delle frane che negli anni si sono verificate tra Tavernola, Vigolo e Parzanica. La denuncia arriva dal consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Dino Alberti, che nei giorni scorsi aveva depositato un’interrogazione in merito agli smottamenti che hanno interessato il monte Saresano e tenuto con il fiato sospeso tutto il Sebino.
Necessaria un’indagine approfondita
Come riportano i colleghi di PrimaBrescia, la risposta data dall’assessore regionale al Territorio Pietro Foroni non è piaciuta ad Alberti, che aveva chiesto l’apertura di un’indagine per capire chi o che cosa abbia causato l’accelerazione registrata il 23 febbraio nel movimento del fronte franoso e, in secondo luogo, le ripetute frane registrate a partire dagli anni Settanta. Foroni non avrebbe risposto al quesito più importante dell’interrogazione, in cui si chiedeva di informare gli organi competenti e la magistratura.
«La risposta non arriva al punto fondamentale della questione che ho sollevato – evidenzia il consigliere Pentastellato -. Esiste il problema, è evidente a tutti, ma non si vuole andare a fondo sulle cause che sono l’aspetto determinante di tutta la vicenda. Se non si ci si impegna nel volerle identificare con certezza e, successivamente, non si agisce in maniera diretta, il problema non verrà mai risolto in modo definitivo. Chi si aspettava rassicurazioni da parte della Regione si è trovato invece ad essere ancora più spaventato».
Responsabilità umana?
L’interrogativo lanciato dal consigliere grillino è che dietro agli smottamenti ci sia la mano dell’uomo. In particolare, l’attività del cementificio di Tavernola Bergamasca che ha sfruttato la montagna con numerose operazioni di estrazione e deposito.
«Attività del tutto invasive per un terreno così fragile – sottolinea Dino Alberti -. Fragilità che viene confermata anche dallo stesso assessore in un passaggio della sua risposta dove spiega che “la struttura geologica e la concomitante presenza di settori con ammasso roccioso di qualità particolarmente scadente, ha da sempre predisposto il versante all’instabilità”. Ma non si accenna minimamente che, vista la debolezza, sarebbe opportuno rivedere le attività invasive del cementificio. E Foroni afferma anche che “le prime frane sono segnalate a partire dagli anni Cinquanta”, circa mezzo secolo dopo l’inizio delle attività del cementificio».
«In altre parole – aggiunge Alberti -, anche l’assessore è a conoscenza della debolezza strutturale del monte Saresano e allo stesso tempo, ma forse nemmeno si accorge di farlo, in maniera implicita ammette quello che tutti stanno pensando da tempo, ossia che non si sarebbe mai mosso di un millimetro se non ci fosse stata l’attività di escavazione e deposito da parte della fabbrica».
Messa in sicurezza della miniera Ongoli
Un altro passaggio sconcertante della risposta, a detta del consigliere regionale dei 5 Stelle, è quello in cui si cita una sintesi degli studi della messa in sicurezza del versante della miniera Ognoli, fatti però dalla stessa ItalSacci.
«Non possono che contenere giudizi di parte – rimarca Alberti -. Basta leggere il primo passaggio per capire che sia così: “l’attività di coltivazione mineraria è terminata nell’anno 2000 e pertanto gli smottamenti verificatisi successivamente non possono essere imputati alla stessa, bensì a una lenta evoluzione naturale della deformazione gravitativa profonda che caratterizza il versante”. Per capire con precisione di chi siano le responsabilità di tutti i problemi inferti al monte Saresano servono studi da commissionare ad agenzie indipendenti, che siano i più seri e dettagliati possibili».