Fine campagna

Golf, Batman e palloncini: carrellata di "punturine" elettorali a Bergamo

Raccolta semiseria di scivoloni, gaffes e malintesi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi della corsa dei candidati a Palazzo Frizzoni

Golf, Batman e palloncini: carrellata di "punturine" elettorali a Bergamo
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di Wainer Preda

Addio campagna elettorale. E meno male, commentano i luciferini. Estenuante, ha tenuto banco per quasi sei mesi. Sostanzialmente sulla sfida fra Elena Carnevali e Andrea Pezzotta. A cui, nell’ultima fase, si è aggiunto il terzo incomodo: il candidato del M5S Vittorio Apicella. Durante questo periodo, oltre a programmi serissimi e onniscienti, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Non ce ne vogliano i candidati se ripercorriamo, non privi di leggerezza, alcune “perle”.

Pezzotta esordisce con il golf

È il tormentone d’inizio campagna. Certamente mal consigliato, il candidato di centrodestra debutta con una proposta al fulmicotone: per attirare più turisti a Bergamo, dopo la Capitale della cultura puntiamo sul golf. Alquanto singolare, specie in una città in salita. Ma tant’è. Dura un battito d’ali. Il green in salsa orobica sparisce dai radar. E non è detto che sia un male.

Carnevali perde le pagine

La campagna della candidata di centrosinistra parte con una specie di convention all’americana, in fiera. Palloncini colorati, magliette, lodi sperticate a Gori, buoni propositi e pubbliche virtù. E loro, gli aficionados, a inneggiare: «E-le-na, E-le-na». Sette pagine di discorso filano via lisce, finché la candidata non perde i fogli ed è costretta a improvvisare. Ed è lì che (ri)cade nei vacui cliché della sinistra. Dalla «città che fa venire voglia di fidarsi» alla «Bergamo che deve essere di tutti».

L’avvocato e i videoamici

Pezzotta inaugura, a mezzo social, un nuovo video-format. Chiama familiari e amici davanti alla telecamera a raccontare i suoi pregi e i suoi difetti. Dalla barista di fiducia, fino al collega in studio, salta fuori che il candidato è gentile, cortese, educato. Ma quando ha l’emicrania molla tutto e tutti e va a dormire. Solo non si capisce che messaggio politico volessero veicolare. Così l’istrionico Simone Paganoni ne fa una parodia esilarante. Fine della serie.

Èpppolitica moderna

America, dannata America. Il contagio delle cheerleaders arriva anche a Bergamo. Con le straordinarie bellezze dei Dallas Cowboys? Macché. Con qualche fanciulla sempreverde e attempati cavalieri prodighi di danze, flashmob e cori a favore di questa o quella lista, specie di sinistra. (In)dimenticabili Carnevali e gli assessori uscenti in preda a delirio travoltesco al Polaresco. Nemmeno il sole cocente, invece, riesce a risparmiarci il flashmob ritmato di Piazza Vittorio Veneto: «Vota E-le-na, non fermare la città». Solo che la città è ferma da due anni. In coda.

Colpaccio a Boccaleone

Risolta in un mese e mezzo. Grazie all’intervento di Pezzotta e del ministro Calderoli la vicenda dei sottopassi di Boccaleone, contestati dai residenti. Passerelle e costi se li accollerà Rfi. I Comitati ringraziano il centrodestra e attaccano Gori e la giunta, rei di non averli ascoltati. Il candidato e il ministro leghista gongolano. Carnevali cerca di parare il colpo, ma l’effetto è quello straniante di chi vuol saltare sul carro del vincitore e magari prenderne anche le redini. Punto per Pezzotta.

Quella strana “anomalia”

Voleva dire che Bergamo è conservatrice. Ma non essendo avvezzo alle parole della politica, Pezzotta inciampa nello svarione democratico. Durante il discorso in piazza del Popolo, a Roma, parla di Bergamo come «di un’anomalia perché governata dal centrosinistra, da rimuovere». Dall’altra parte, dopo un travaso di bile, gli fanno notare che i capoluoghi lombardi governati da Pd e compagni sono nove. Votati dai cittadini. Se vince, l’anomalia rischia di esser lui.

La Meloni vota Licini

Il candidato ci prova fino all’ultimo. Per ovviare all’impalpabile campagna elettorale dei Fratelli d’Italia locali e aggiungere qualche voto al suo canestro, Pezzotta si rivolge direttamente al gran capo. Dal palco di Roma chiede a Giorgia Meloni di venire a Bergamo. La premier, insperatamente, tre giorni dopo alza il telefono e (...)

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