Guizzetti non si candida: «Io, indesiderato nella corsa alla Segreteria del Pd»
L'economista bergamasco accusa: «Spregio delle regole. Enrico Letta, in anticipo sulla scadenza, ha stabilito che i candidati dovevano essere quattro»
Alla fine ha dovuto gettare la spugna. L'economista bergamasco Antonio Giuzzetti non parteciperà al congresso nazionale del Partito Democratico in qualità di candidato.
Lo ha annunciato Guizzetti stesso: «Non depositerò la mia candidatura alla Segreteria del Pd. Non ho il numero di firme necessarie e ne ho fermato la raccolta. Ho capito da molto tempo che ero un oggetto indesiderato alla fiera del Congresso costituente».
«Mi ero egualmente impegnato nel tentativo di raccogliere il consenso necessario a correre la gara - ha proseguito l'economista -. Sabato scorso, però, Enrico Letta, con largo e generoso anticipo rispetto alla scadenza di presentazione delle candidature, ha stabilito che i candidati erano quattro e che loro quattro avrebbero corso l’ultimo miglio, firme o non firme, regole o meno. L’oltraggio al buon senso e anche al diritto è evidente a tutti; temo che lo sia molto meno per tutto l’apparato del partito che ha gestito questo finto percorso di partecipazione e di democrazia».
«Mi ero illuso che il mio curriculum universitario, le mie specializzazioni in economia, il mio percorso professionale di tanti anni a studiare lo sviluppo economico, la finanza, le organizzazioni multinazionali, le economie sviluppate come quelle in sviluppo un po’ ovunque nel mondo potessero contare qualcosa. Mi sono sbagliato e questa è solo colpa mia», continua Guizzetti che accusa di essere stato ostacolato «dalla nomenclatura del vecchio che vuole gestire anche il nuovo».
«Volevo portare il mio contributo alla rifondazione di un partito nuovo. Ho sbattuto il muso contro un partito non solo vecchio, ma improvvisamente e improvvidamente invecchiato, oggetto sempre più spesso di derisione, oltre l’orlo di una precipite discesa di consenso e financo di simpatie. Ne sono addolorato, perché tornare trent’anni dopo in Italia e trovare la sinistra in agonia oscura i miei orizzonti di speranza nella ricostruzione del mio Paese mi crea un senso di vuoto».
Guizzetti però non desiste. «Non considero però conclusa la missione che mi ero proposto di portare avanti. Farò il possibile perché il dispregio delle regole si riconosciuto e sanzionato, in tutte le sedi che potrò adire per il risarcimento della mia immagine e il rispetto delle norme tutte, interne al partito o no. E' un tentativo di disegnare un Partito 5.0 proiettato nel futuro, con una storia alle spalle da raccontare, certamente, ma con un futuro tutto da inventare con passione diversa, partecipazione vera, democrazia applicata e unità sostanziale».