Dietro le quinte

I retroscena del voto alle Regionali: il tonfo di Carretta, gli altri delusi e quello incazzato

In ogni partito c'è chi si lecca le ferite. La sconfitta dell'ex coordinatore regionale di Azione, che si è dimesso. Lo sfogo di Bettoni con Sorte

I retroscena del voto alle Regionali: il tonfo di Carretta, gli altri delusi e quello incazzato
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di Wainer Preda

Il tonfo che ha fatto più rumore è certamente il suo. Niccolò Carretta, coordinatore regionale di Azione e consigliere regionale, considerato da molti l’enfant prodige della politica bergamasca, non è stato rieletto. Alle Regionali ha incassato 2.500 preferenze ma non gli sono bastate per tornare al Pirellone.

Un peccato, per il trentatreenne ingegnere che, visto il risultato deludente, ha deciso di dimettersi da tutti gli incarichi di partito. Una questione di dignità politica (d’altri tempi, a dire il vero) che gli fa onore. Ma che non cancella la serie di errori strategici dell’ultimo periodo. Sì, perché la sua eliminazione dall’agone politico è ben più complessa di quanto emerso finora.

La sconfitta di Carretta

Passo indietro, per capire. Primavera 2022, Carretta si spende moltissimo per la candidatura alle Regionali di Carlo Cottarelli. Passano sei mesi. L’accordo col Pd sembra fatto. Ma in Azione arriva Mariastella Gelmini, ex ministro, che diventa la numero due del partito e consiglia a Calenda di cambiare cavallo. Letizia Moratti diventa la candidata. Carretta si oppone, perché l’operazione guarda a destra mentre l’elettorato di Azione, in Lombardia, sta a sinistra. Alla fine però deve cedere. Siamo a dicembre. Gelmini, di fatto, ha in mano il partito, nonostante il coordinatore regionale.

L’ex azzurra chiede a tutti di presentare liste competitive per il Pirellone. Da scafata qual è, sa che senza i voti non si va da nessuna parte. Carretta, consapevole che il seggio in provincia di Bergamo sarà uno solo, decide per una lista tutta concentrata su di lui, che in Bergamasca è il più noto, mentre altri esponenti importanti del partito devono rinunciare.

Tattica. E infatti lui le preferenze le raccoglie. Gli altri sconosciuti piazzati in lista, praticamente niente. Finisce che, nel conteggio dei voti, la lista Moratti in Bergamasca supera quella di Azione. Beffa delle beffe, a Brescia (patria della Gelmini) il candidato di Azione Massimo Vizzardi prende 2.500 voti ma, con una lista più forte, supera la lista Moratti. Risultato: il seggio per Azione scatta a Brescia e Carretta è fuori.

Bettoni accusa Sorte

Valerio Bettoni (Forza Italia)

Non è andata meglio a Valerio Bettoni. L’ex presidente della Provincia, capolista per Forza Italia, è arrivato terzo dopo Jonathan Lobati e Adriana Bellini. Bettoni, da indipendente, ha preso quasi duemila voti, meno della metà di Lobati e un migliaio in meno della Bellini, anche lei non organica al partito. «È andata così - dice l’ex presidente della Provincia a bocce ferme - con i miei voti hanno eletto un consigliere, che altrimenti sarebbe andato alla lista Fontana. Il simbolo di Forza Italia è stato un ostacolo per gli elettori civici. Alessandro Sorte nei miei confronti, però, non ha mantenuto gli impegni, è stata una farsa: era tutto preparato».

A stretto giro la risposta del commissario provinciale: «Ringrazio Bettoni per quanto ha fatto. Fermo restando che la nostra campagna è stata equanime, cioè per tutti i candidati, però Bettoni non si può dichiarare indipendente e poi pretendere che il partito lo sostenga a scapito di altri».

Belotti e Macconi in attesa

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