L'intervista

Il primo mese della sindaca Carnevali: «Ho preso subito il toro per le corna»

«A fine giornata mi chiedo: “Ma quante cose ho fatto?”. Il clima nella giunta è molto positivo». Città Alta, l’aeroporto, gli immigrati...

Il primo mese della sindaca Carnevali: «Ho preso subito il toro per le corna»
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di Wainer Preda e Andrea Rossetti

Elena Carnevali ci accoglie nel suo ufficio. Quello di Palazzo Frizzoni, che fino a un mese fa era di Giorgio Gori. Affabile, cortese come sempre, la prima sindaco donna di Bergamo racconta e si racconta.

Come sono andate le prime tre settimane?

«Sono stati venti giorni intensi. Abbiamo preso subito il toro per le corna. Devo dire che il clima nella giunta è molto positivo. Facilitato dall’aver scelto un mix di assessori rodati e nuovi. Le giornate sono fittissime, il lavoro parecchio, ma a questo sono preparata. A volte arrivo a fine giornata e mi chiedo: “Ma quante cose ho fatto?”».

Ha partecipato a molte iniziative. Riuscirà a mantenere questo rapporto con la città?

«Vorrei riuscire a tenere insieme strategie di grande scala e la dimensione dei quartieri e delle realtà che compongono la nostra società. È impegnativo, ma per me la relazione umana è vitale in tutti i contesti: da quelli istituzionali a quelli privati».

È stata questa la chiave vincente della sua campagna elettorale?

«Penso che gli elettori abbiano apprezzato il fatto di potersi mettere facilmente in relazione con me».

Lei però ha un’indubbia capacità di avvicinarsi a loro.

«Sì, questo me lo dice anche mio marito (ride, ndr)».

Nella composizione della giunta, quanto ha contato l’elemento umano e quanto la politica?

«Non ho usato il Manuale Cencelli, se intendete questo. Ho voluto dare forma al 55 per cento di elettori che mi ha votato. Una rappresentanza più ampia possibile, non solo delle sensibilità uscite maggiormente».

Il momento del giuramento di Elena Carnevali come sindaca di Bergamo

Quanto c’è di Elena Carnevali e quanto del Pd nella sua vittoria?

«Secondo me c’è tanto di tutte le sei liste che mi hanno sostenuta. Ognuno ha portato valore aggiunto e questo non lo dimentico. Credo che la mia candidatura abbia pesato, ma non so dirvi se sia stata predominante».

Si aspettava uno scarto così ampio?

«I sondaggi mostravano equilibrio. Ma nelle ultime settimane percepivo che qualcosa stava cambiando. L’accoglienza che trovavo andando in giro mi ha fatto sperare. Sapevo però che non dovevo mollare l’osso. E in questo l’esperienza mi ha aiutata. Essere partita con 8 mesi d’anticipo è stato un vantaggio, mi ha consentito di lavorare molto sul programma, costruire pazientemente la coalizione. Nel frattempo, ho fatto cinquanta incontri nei quartieri. Sentivo la necessità di ricucire la città con le sue istituzioni. Fermo restando il lascito enorme di Giorgio (Gori, ndr), una delle componenti che ha permesso questa vittoria».

Ha vissuto questo successo come una rivincita dopo la delusione alle Politiche del 2022?

«Sono una donna competitiva ed esigente, specie con me stessa. Sapevo che era una partita decisiva e che avrei dovuto dare tutto, anche se il successo non era solo nelle mie mani. Più che una rivincita, ero consapevole che avrei dovuto mettercela tutta. E l’ho fatto anche con una certa serenità».

Di là c’era Andrea Pezzotta, che non è un politico.

«Vorrei usare le parole con cura: più che un’elezione, mi è sembrata una sorta di referendum. In questi dieci anni la città ha vissuto un cambiamento accompagnato, non subìto, dai bergamaschi. Una spinta in avanti molto percepibile. Dall’altra parte, invece, ho avuto l’impressione che guardassero la società con lo specchietto retrovisore».

Gori è un grande manager. Ma non gli mancava il contatto con i cittadini?

«Non sono d’accordo su questa rappresentazione di Giorgio. Lui ascoltava, condivideva, poi decideva in autonomia. Il mio metodo lo traduco così: ascolto, condivido fin dove possibile, poi agisco. Gori non è una persona distaccata, diciamo che io ho un’inclinazione all’immediatezza delle relazioni umane un po’ più spiccata».

Quale dei suoi ex colleghi parlamentari le è stato più vicino in questo periodo?

«Con Giovanni Sanga mi confronto piacevolmente, così come con Antonio Misiani, nonostante il ruolo da commissario del Pd in Campania lo tenga molto occupato».

Il suo slogan era “Vedrai che Bergamo”. Che Bergamo vedremo, dunque?

«Una città che (...)

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Commenti
Ileana Maria Paloschi

Troppo presto per autocelebrarsi. Attenderei fossero i cittadini a farlo. Diamo tempo al tempo

Marcello

È inutile che dica quello che penso. Almeno finora sono libero di pensare quello che voglio. Orwell non ha ancora raggiunto il suo scopo di 1984, ma i nostri capi ci stanno lavorando sopra....

Michele

Boom!!!!

Ross

Sistemate i problemi sulla sicurezza per strada.. io non posso andare in giro da sola alle 19,30 in estate perché mi seguono ubriachi urlanti

Marino

Visto che ha un rapporto così amichevole con il presidente Sanga, come pensa di ridurre i voli dal Caravaggio e abolire quelli notturni? Nonché ripristinare la situazione ante 2016? L’unica cosa certa è l’ennesima estate drammatica che stiamo vivendo.

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