Lega, foto e video dal raduno di Pontida: Le Pen e Salvini lanciano "l'assalto" all'Europa
Il leader leghista: «Socialisti e Von Der Leyen vogliono distruggere la nostra identità a favore delle lobby». E sul governo: «Durerà 5 anni»
di Wainer Preda
Quanta gente ci fosse, è difficile misurare. Ma ce n'era davvero tanta quest'oggi, domenica 17 settembre, al raduno della Lega 2023. Lo storico pratone di Pontida era zeppo all'inverosimile per ascoltare i discorsi di Matteo Salvini e dell'ospite d'onore Marine Le Pen, ex presidentessa del Reassemblement National francese.
Ebbene, come previsto, è stata una grande festa popolare. Con duecento autobus, migliaia e migliaia di militanti da ogni parte d'Italia. Con la ritualità tipica delle bandiere da ogni dove al vento, gli stand regionali e locali, i prodotti tipici, le salamelle, il team coppa (inteso come salume), Daniele Belotti che fa lo speaker urlando a squarciagola come allo stadio, e Gad Lerner che si prende del «pagliaccio» al suo arrivo e resta imperturbabile. Tutto come da copione, dunque.
Ma non è stato solo folklore quelle che si è visto sotto il sole cocente. Tutto o quasi è filato per il verso giusto, nonostante le code sulla provinciale. Peccato per il discorso di Le Pen, fortemente penalizzato dalla traduzione in simultanea che sovrapponeva le voci, rendendole quasi incomprensibili.
Alla transalpina, il pubblico di Pontida ha tributato comunque più di un'ovazione. Lei è entrata in sintonia con loro parlando del «dovere di cambiare questa Europa lontana dalla nazioni e dai popoli e in mano a lobby politiche e commerciali che vogliono distruggere la nostra identità». E si è presa un bel po' di applausi.
Salvini capo induscusso (e indiscutibile)
Ma il centro della scena è stato, ovviamente, per Matteo Salvini. E' difficile spiegare come, nonostante gli indiscutibili errori, il leader della Lega sia amato e osannato dai suoi, oggi forse più di prima.
Di lui dicono che sia «l'unico che ha fermato l'immigrazione» (finendo peraltro a processo). Ma il legame fra il leader e il suo popolo lo senti a pelle. Passa dal prato al palco, dal palco al prato. E lo misuri dall'entusiasmo della gente, dagli applausi. Così forti, solo per lui.
Zaia, con quel suo accento veneto inconfondibile, parla «del Leone di San Marco incazzato». Fedriga, con quel suo parlare a scatti, batte sulla concretezza e il pragmatismo del Carroccio. Il compassato Giorgetti non è uno da palco, Calderoli assicura che il 2024 sarà l'anno dell'autonomia. Molinari racconta, un po' messianicamente, «di un popolo in cammino». Ma la verità è che Salvini oggi è la Lega, un po' come lo era Bossi (peraltro ringraziato) all'inizio. E' Salvini che ha i voti. Lui che incarna in tutto e per tutto il movimento.
Il segretario federale ha costruito e approfittato dell'occasione per lanciare la campagna elettorale che porterà alle Europee del prossimo anno. L'obiettivo è quello di sempre: «Cambiare quest'Europa dei burocrati e della sinistra, responsabili di tutto quel che non va sul continente: dall'immigrazione, ai lacci all'economia, dall'attacco all'agricoltura, al nostro modo di vivere e persino di mangiare», dice Salvini.
L'Europa delle libertà
Parla di libertà, il leader della Lega. Anzi, delle libertà, coniugate al plurale. Da quella di pensiero a quella di parola, passando per i diritti civili e persino personali. «La libertà di amore di ogni uomo e di ogni donna non è in discussione - dice dal palco - qualunque siano le loro scelte. Così come è un diritto di ogni bambino avere un papà e una mamma. Uomo e donna. Noi diremo "mai" all'utero in affitto, alle madri messe in vendita per produrre bambini con i capelli così e gli occhi cosà». Applausi dal pubblico.
Passando ai temi strettamente italiani, Salvini - che aveva ringraziato e ricordato Roberto Maroni e Silvio Berlusconi con due video introduttivi - ha detto che «nonostante gli auspici della sinistra e di certi giornaloni, il governo durerà cinque anni». E sulla tassazione agli extraprofitti delle banche, è chiaro: «Quella della Lega è una battaglia di giustizia sociale: le banche diano una parte dei loro miliardi per la gente che ne ha bisogno. Su questo non torneremo indietro».
E' una Lega nazional-popolare, quella che interessa a Salvini. E' fra i ceti medi e medio bassi che punta a recuperare consensi. «Non certo fra quelli della Ztl del centro di Milano». «Noi vogliamo una scuola che rimetta in moto l'ascensore sociale - proclama dal palco -. Dove il figlio dell'operaio abbia le stesse opportunità di quello del milionario». Ovazione.