L'ex assessore Callioni: «Vagoni, casette e movida in stazione. Il nostro sogno mancato»
Nella giunta Tentorio a Bergamo si è occupato di Servizi Sociali. Secondo lui servono «una strategia, alleanze e un dialogo con senzatetto e ragazzi»

È possibile risolvere il problema della sicurezza in stazione e nella zona intorno? Ci sono altre strade oltre alla “tecnica” degli sgomberi? Ne abbiamo parlato con Leonio Callioni, che per cinque anni è stato assessore ai Servizi sociali nell’amministrazione Tentorio, dal 2009 al 2014. Anche allora la stazione rappresentava una zona critica.
Il tema della sicurezza nell’area della stazione è un argomento che riguarda la città da molti anni.
«Sì, era un problema anche ai miei tempi. Noi avevamo anche la questione dei vagoni occupati dai senzatetto, che era una faccenda spinosa perché Trenord lamentava danni seri e difficoltà anche per la puntualità dei convogli. Dovemmo intervenire e non fu semplice».
Come avete fatto?
«Io credo che prima di passare all’azione ci voglia un pensiero chiaro. Avevamo verificato che erano coinvolte circa venti persone, la maggior parte maschi, ma c’erano anche alcune donne. Preparammo la sistemazione alternativa poi gli educatori che lavoravano per la Caritas, per il servizio Esodo, con don Fausto Resmini e don Claudio Visconti, andarono a parlare più volte con gli occupanti dei vagoni. Alla fine vennero convinti a lasciare la ferrovia per andare in un dormitorio. Soltanto in un caso ci fu una resistenza prolungata, l’educatore andò sui binari accompagnato da due agenti della polizia e l’uomo accettò la nuova sistemazione. Insomma, abbiamo cercato di agire con molto rispetto, ma anche con fermezza».
Oggi la situazione è più complicata.
«Sicuramente, soprattutto perché nella zona della stazione, ma non soltanto, agiscono anche gruppi di ragazzi trasgressivi e violenti, molto giovani, che vengono definiti spesso maranza. Loro costituiscono un tema diverso, come diverso ancora è il problema degli spacciatori. In ogni caso bisogna cercare di agire sulle persone. Prendiamo questi maranza, in gruppo possono diventare pericolosi, presi uno per uno sono più avvicinabili e si rivelano diversi da quel che appaiono in branco. Quindi qualsiasi intervento si voglia eseguire per ristabilire l’autorevolezza delle istituzioni e la sicurezza dei cittadini bisogna, a mio avviso, lavorare sulle persone singole».
Ma è un dispendio di energie e di mezzi economici davvero notevole.
«Bisogna metterlo in conto. Intervenire in maniera approfondita richiede sempre un pensiero, uno scopo e dei mezzi (...)