Istituti Educativi

Provincia di Bergamo: Pd e Lega tentano "un golpe", ma Forza Italia insorge

Le modifiche allo statuto della Fondazione finirebbero per bloccare l'ingresso di Fratelli d'Italia. Azzurri sul piede di guerra

Provincia di Bergamo: Pd e Lega tentano "un golpe", ma Forza Italia insorge
Pubblicato:

di Wainer Preda

Forza Italia è sul piede di guerra e pronta ad abbandonare la giunta provinciale. Dopo aver ottenuto tutto il possibile, e con le elezioni provinciali in arrivo nel 2024, la permanenza degli azzurri nell’esecutivo Gandolfi è sempre più in bilico. Tanto che i forzisti stanno valutando di abbandonare il campo, per chiamarsi fuori, già da ora, da alcune iniziative di Pd e Lega che ritengono a dir poco «inaccettabili».

Motivo del contendere, le modifiche allo statuto della Fondazione Istituti Educativi allo studio da parte del presidente della Provincia Pasquale Gandolfi con il sostegno del Carroccio.

La settimana scorsa Gandolfi aveva anticipato a PrimaBergamo che ritiene «fondamentale un aggiornamento dell’oggetto sociale della Fondazione, l’individuazione di nuovi criteri di rappresentanza politica nelle nomine in Cda e una nuova figura specifica che ricopra il ruolo di direttore generale, in sostituzione del segretario generale». Obbiettivi condivisi dal segretario provinciale della Lega Fabrizio Sala, secondo il quale si tratterebbe di «un ammodernamento necessario, oltre che una più giusta rappresentanza nel Cda anche per le minoranze». Messo così, un intervento meritorio, si direbbe. Solo che zeppo risvolti politici pesantissimi.

La norma anti-Fratelli d’Italia

Passo indietro, per capire. Il 24 maggio scorso Gandolfi ha nominato i nuovi componenti del Cda della Fondazione, in carica per cinque anni. Sono il sanghiano Mauro Bonomelli (presidente) e lo schleiniano Matteo Rossi per il Pd, Jacopo Riganti e Romina Rigamonti per la Lega, Adriana Bellini per Forza Italia. Schema 2-2-1, che rispecchia gli equilibri in Consiglio provinciale.

Dalla partita però è rimasto escluso il convitato di pietra: Fratelli d’Italia. Ovvero il partito che, con il centrodestra unito, il prossimo anno conta di far man bassa in Provincia e, di conseguenza, nelle partecipate. Il che è suonato come un campanello d’allarme nel Pd, che vede i suoi esponenti nelle partecipate a rischio, già fra undici mesi.

Di qui l’idea di “ammodernare” lo Statuto. Con una serie di “regoline”, quel tantino tendenziose, temono gli  azzurri. La prima prevede che il Cda (a trazione Pd) resti comunque in carica per cinque anni anche con le dimissioni di tre componenti (di centrodestra, che verrebbero semplicemente sostituiti) su cinque. La seconda, è l’assicurazione che nel Cda ci saranno pur sempre due posti per l’eventuale minoranza.

Il tentativo dei dem, dicono gli azzurri, sarebbe lampante: blindare per cinque anni l’attuale Cda e gli uomini del Pd, assicurandosi la presenza anche in futuro. Ed evitare che nel 2024 Fratelli d’Italia provi il blitz, concedendo la presidenza della Provincia alla Lega e chiedendo in cambio agli uomini del centrodestra di dimettersi dagli Istituti, facendo decadere il Cda. Per poi rinominare gli stessi consiglieri di Lega e Forza Italia e sostituire quelli del Pd con i Fratelli.

Quello di cui gli azzurri non si capacitano, però, è come la Lega, partito che si professa di centrodestra, possa avallare (col Pd) una norma palesemente anti-Fratelli d’Italia.

Il direttore ad personam

Poi c’è la questione del segretario/direttore. La modifica allo studio vorrebbe l’introduzione di un nuovo direttore generale, grossomodo con le stesse mansioni dell'attuale segretario generale. Il che, secondo quanto trapelato, comporterebbe un aggravio di spese a carico della Fondazione.

Il timore, poi, è che quel posto sia assegnato a un piddino, sbilanciando ulteriormente l’equilibrio politico nella Fondazione, a favore dei dem. Oltretutto con il beneplacet della Lega che, secondo indiscrezioni, in cambio avrebbe chiesto la gestione dell’Immobiliare Santo Spirito, piccolo spin-off della Fondazione.

Il presidente Gandolfi precisa che «al momento non è stato fatto alcun nome, è ancora presto». Ma dentro gli azzurri già si ipotizza un possibile strappo.

Seguici sui nostri canali