La "prima" del nuovo Consiglio

Provincia, trovata la quadra. Come sempre hanno vinto tutti, ma Sorte molto di più

«Insieme, insieme, insieme», ripete il presidente Gandolfi. Tutti promettono collaborazione poi il civico Valois sgancia la bomba: «La nostra delega vale il 45 per cento del bilancio»

Provincia, trovata la quadra. Come sempre hanno vinto tutti, ma Sorte molto di più
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di Wainer Preda

«Insieme, insieme, insieme». Lo ripete come un mantra in quasi tutte le frasi del suo discorso inaugurale, il nuovo presidente della Provincia Pasquale Gandolfi. Quattro, cinque, dieci volte. Con l’autorità che gli dà quella fascia blu. Come volesse fare entrare quella parolina, semplice ma oltremodo scomoda, nella mente dei suoi interlocutori.

Davanti, nell’aula di via Tasso, ha i 16 eletti in consiglio provinciale. Cinque esponenti della Lega. Sei del Pd. Due Civici di Sorte, uno di Ncd, uno di Forza Italia e un altro che non si sa bene dove collocare, se dentro Fratelli d’Italia oppure no. Auspicano tutti collaborazione. Indistintamente. Giurano che ci sarà, perfino. Commoventi. Ma in cuor loro sanno bene che i giochi di potere con le rispettive bandiere sono già cominciati, e presto prenderanno il sopravvento sulle dichiarazioni di intenti. Perché le vicende, gli scontri, le tensioni e i veleni delle ultime settimane hanno lasciato più di uno strascico fra i partiti bergamaschi. Che questa prima seduta del nuovo consiglio provinciale ha solo lenito, per convenienza. Ma tutt'altro che cancellato.

E lo senti dai loro discorsi. Che agli obbiettivi languidi tradiscono frecciatine e bordate. Come quelle della Lega. Con Masper, che tanto per cominciare in bellezza attacca la Legge Del Rio, che per la cronaca è del Pd con il quale il Carroccio ha appena vantato un accordo. Poi scaglia uno strale all'indirizzo dei Civici di Sorte, dicendo che con loro «non può esistere un centrodestra dal momento che sono una costola del Pd». Il collega Prevedini rincara la dose: «Smettiamola di dire che la Lega è fatta di barbari da lasciare fuori». E poi rivolto ai veri o presunti avversari: «Non guardiamoci più in cagnesco», tanto per capire l’aria che tira.

«Il limite fra accordo e inciucio è molto sottile, difficile da distinguere» fa notare il popolare Damiano Amaglio. Mentre l’altro leghista Ferrari ipotizza un asse Sorte-Pd e si becca la smentita in diretta streaming («non esiste») del presidente Gandolfi.

Poi prende la parola Valois, dei Civici. Prima risponde: «A chi ci accusa di essere una costola del Pd, dico che è stata la Lega a non voler esprimere un candidato di centrodestra». Quindi, estrae la clava è sgancia una mazzata micidiale: «La delega ricevuta dai Civici vale il 45 per cento del bilancio della Provincia». Un colpo da ko. L’aula ammutolisce. I leghisti restano tramortiti. Si guardano esterrefatti. Masper fissa Gandolfi.

E dire che attraverso le deleghe, il neopresidente, con i buoni auspici di Giorgio Gori, era riuscito a trovare una difficilissima quadra. Per mettere tutti d’accordo aveva concesso cinque incarichi alla Lega (Montagna, Grandi opere, Sviluppo bandi Europa, Zone omogenee, Ambiente e parchi). Dato quattro deleghe (Cultura, Pianificazione urbanistica, Politiche giovanili e Viabilità) a un Pd che, pur avendo vinto le elezioni, si era votato al sacrificio per salvare capra, cavoli e presidente. Allungato una delega a Damiano Amaglio (Famiglia e associazionismo). Un’altra al forzista Cocchi (Protezione civile). E un’altra ancora (Trasporto locale) al consigliere Colletta.

Solo che c’è delega e delega. E quella di Valois e dei Civici è pesantissima. Gestione del Patrimonio edilizio provinciale e Pianificazione scolastica. Ovvero, due dei tre cardini della Provincia. Poi, come sempre, tutti diranno che hanno vinto.

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