Regione, chi spinge e chi frena sulla corsa di Letizia Moratti al Pirellone
Intrighi e interessi incrociati. Lo scontro col governatore. Le mosse nell'ombra di Renzi e Gelmini. E la Lega che non può perdere
di Wainer Preda
Per il momento si evitano, si scansano. Attilio Fontana e Letizia Moratti sono ai ferri corti e fanno ben poco per nasconderlo. Ma al di là dei loro contrasti, la cosa più interessante di questa fase politica verso le Regionali è capire quel che si sta muovendo dietro. I retroscena. Complessi. Incrociati.
Partiamo da alcuni dati. La scadenza naturale della legislatura in Regione Lombardia è il 4 marzo 2023. Giorno più giorno meno, dunque, si vota in quel periodo. Il tempo per risolvere le diatribe e compiere scelte è poco. E soprattutto, ancora condizionato dall’esito delle Politiche. Lo stesso vale per la Regione Lazio. Il governatore Nicola Zingaretti è stato eletto alla Camera. Ha due mesi di tempo per le dimissioni e mandare la Regione al voto. Di conseguenza, la partita si gioca - sia per il centrosinistra, sia per il centrodestra - praticamente in contemporanea su due tavoli incrociati, più un terzo a Palazzo Chigi.
Una poltrona per due
Attilio Fontana è candidato in pectore al bis in Lombardia. Matteo Salvini glielo ha assicurato. Silvio Berlusconi è d’accordo. La Lega, dopo la batosta di due settimane fa, non può permettersi di perdere la principale regione del Nord, questione di vita o di morte. I sondaggi dicono che, con la coalizione di centrodestra alle spalle, Fontana è vincente, con una decina di punti di distacco.
Letizia Moratti è un pezzo da novanta dal centrodestra lombardo. Già sindaco di Milano, le è stato offerto un posto da ministro nel governo Meloni, ma ha rifiutato. Lei, a dire il vero, per censo e famiglia, avrebbe tutte le possibilità economiche e relazionali per correre da sola alla presidenza della Lombardia. Ma essendo tutt’altro che sprovveduta, ha cercato sponde e sostegno. Ma chi c’è dietro di lei? Chi sta sostenendo le sue ambizioni politiche?
I retroscena dell’operazione
Nel giugno scorso, la Moratti riceve l’aperto apprezzamento di Azione. «È un’ottima candidata» dice di lei Carlo Calenda. All’endorsement, segue un “corteggiamento” politico durato un paio di mesi, fra conferme, smentite e fibrillazioni. Poi arrivano le elezioni del 25 settembre. E le carte in tavola, anche per il Terzo Polo, cambiano.
I dati di Youtrend certificano che i voti incassati dalla formazione di Calenda arrivavano per il 43 per cento dal Pd, per il 15 dal M5S, per un altro 15 dalla sinistra, per il 18 da astenuti in precedenti consultazioni. Solo il 10 per cento arriva dal centrodestra. Dando un’occhiata ai flussi, dunque, Azione si rende conto che (...)